LECCO
- Diciassette rose, come gli anni del calvario di Eluana Englaro.
Diciassette rose, come gli anni trascorsi dal terribile incidente che
da allora l'ha costretta a vivere una sorta di non vita, le sono state
donate oggi. Un dono simbolico che papà Beppino le ha portato al
capezzale, nella clinica dove è ricoverata.
Sono trascorsi
oramai 6211 giorni dal 18 gennaio 1992 quando Eluana, appena 21 anni,
uscita da una festa con gli amici, mentre stava tornando a casa, si
andò a schiantare con la macchina presa in prestito dai genitori: erano
circa le tre e mezza di una notte tra sabato e domenica e sulla strada
provinciale che collega Calco a Lecco, la sua auto slittò sull' asfalto
ghiacciato.
Un testacoda, un muro, un palo e la corsa in
ospedale. Strappata alla morte dalla rianimazione, prima cadde in coma
poi in stato vegetativo permanente. Oggi, dopo diciassette anni "di
inferno", il padre ripete "cerco di sopravvivere" senza nascondere il
dolore. Dolore e tristezza non li nasconde nemmeno una delle amiche del
cuore di Eluana, Cristina. Inseparabili dai tempi dell'asilo, Cristina,
ora mamma a tempo pieno, racconta. "Quella sera io non c'ero e l'avevo
sentita al telefono prima che uscisse. Mi aveva detto che sarebbe
andata a letto perché era stanca". Invece convinta dagli altri della
compagnia poco dopo si vestì e andò nel locale.
"Così è
successo, quel che è successo. Da quella sera non ho più potuto parlare
con Eluana". Cristina dice che quello fu "un colpo grande per tutti",
un "colpo enorme per me, perché era come una sorella".
E
adesso? "Adesso non so neanch'io come mi sento, sono passati così tanti
anni...". Di tanto in tanto Cristina va a trovare Eluana nella clinica
Beato Luigi Talamoni, le parla della sua vita, le ricorda alcuni
episodi del passato, quello che avevano condiviso: "Ma lei - aggiunge -
non dà alcun segno. E lì che non sente, non parla, non vede, non
sorride e non reagisce. Nessuno sa quel che c'é nella sua testa. I
medici dicono che c'é il buio, che non comunica con l'esterno. Per me,
semplicemente, Eluana non c'é più".
Cristina fa un sospiro e
ricorda che "era un uragano, non stava mai ferma, aveva sempre voglia
di fare, di andare. La cosa più bella è che c'era sempre per qualsiasi
problema, nel bene e nel male. La prima frase che ti diceva era: 'non
preoccuparti'. E allora come fai a non sentirne la mancanza?". Sono in
tanti tra i suoi amici a sentirne la mancanza. Come Nicola, compagno di
liceo e ora avvocato, che di lei dice: "Era una persona molto
entusiasta e molto partecipe. Era sempre in grado di cogliere le tue
aspirazioni, i desideri, le tristezze e di coinvolgersi con te".
Insomma
per Nicola, Eluana non "ti dava l'impressione di ascoltare tanto per
ascoltare, ma aveva sempre un attenzione particolare". Eluana definita
da alcuni "argento vivo" ha lasciato un grande vuoto. Un vuoto che
quelle diciassette rose che oggi ha ricevuto in dono non fanno altro
che rimarcare, perché da diciassette anni, per dirla come Cristina,
"non c'é piu".
(Ansa)