Export, a picco i prodotti delle imprese abruzzesi

Nei primi sei mesi dell’anno caduta di 67 milioni

10 Ottobre 2013   11:24  

Annaspano le piccole imprese abruzzesi sul fronte delle esportazioni. E meno male che a “reggere” il confronto con la concorrenza straniera ci sono le grandi multinazionali del trasporto, Sevel e Honda.

Lo rivela lo studio realizzato per la Cna abruzzese da Aldo Ronci, sui dati relativi all’andamento dell’export nei primi sei mesi dell’anno.

«Tra gennaio e giugno – spiega il curatore dell’indagine - le esportazioni abruzzesi hanno subito una flessione di 67 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 3.494 milioni di valore, contro 3.561 del 2012.

In questo quadro, solo le esportazioni dei mezzi di trasporto, che rappresentano in Abruzzo il 42% del totale, contro il 10% del livello nazionale, hanno incrementato significativamente i valori (da 1.422 milioni di euro del 2012 a 1.481 del 2013, con un aumento di 59 milioni di euro).

Ma la cosa più preoccupante è che, ad andare male, sono le esportazioni legate alla filiera produttiva delle imprese locali, per la maggior parte piccole e piccolissime aziende».

In che misura questo accada è presto detto: «Il volume di affari si è ridotto di 126 milioni di euro, colpendo in modo particolare gli articoli farmaceutici (-69 milioni; -37,1%), l’abbigliamento (-52; -32,5%), i prodotti elettronici (-38; -25,9%).

E segna pure il passo l’export dei prodotti alimentari, che cresce sì, ma solo di 3 milioni, passando da 215 del 2012 a 218 del 2013, con un incremento dell’1,1% di gran lunga inferiore rispetto al dato nazionale (+6,6%)».

Meno negativo l’andamento dei prodotti agricoli, passati da 33 milioni del 2012 a 35 del 2013, con un incremento di 2 milioni.

Gli incrementi più significativi dell’export si sono verificati nella produzione, degli altri mezzi di trasporto per 35 milioni (+19,1%), di autoveicoli per 24 milioni (+1,3%),di macchine ed apparecchi per 21 (+6,1%), di apparecchi elettrici per 20 (+21,7%) e degli articoli in gomma per 18 milioni (+5,6%).

Gettando uno sguardo all’indietro, ovvero all’ultimo decennio, l’analisi di Ronci si fa ancora più preoccupante: «Tra il 2000 e il 2012 - afferma - l’incremento cumulato dell’export abruzzese nell’area dei prodotti diversi dai mezzi di trasporto, ha registrato un debole incremento (10%) contro quello nazionale, che è assai consistente (53%). Dunque, con un preoccupante differenziale pari a 43 punti percentuali ma che tendenzialmente sembra continui a crescere ancora».

Con il risultato che, se fino al 2008 le esportazioni dei mezzi di trasporto avevano contribuito in maniera consistente a compensare la bassa crescita degli altri settori, negli ultimi anni si è andata esaurendo, anche a causa di una flessione di questo mercato, i deludenti risultati degli altri settori. 

A proposito di crisi dell'export

VESTIRONO LE FIRST LADY DEL G8 MA LA REGIONE NON LI SOSTIENE

Divennero famose, nel mondo, realizzando le borse in pelle per le first ladies presenti al G8 dell’Aquila. Ma siccome la Regione ha chiuso i rubinetti dei finanziamenti, adesso due consorzi di imprese del Teramano nati per aggredire con più successo i mercati esteri, si vedono costretti a rompere le righe.

La denuncia arriva da Giovanni Di Michele, presidente regionale di Cna Federmoda e imprenditore fortemente impegnato nella costruzione di reti d’impresa, intervenuto questa mattina a Pescara, con il direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo, alla presentazione dei dati relativi all’andamento delle esportazioni nel primo semestre del 2013.

«Purtroppo, i finanziamenti individuati per il 2010 e il 2011 sul fondo unico per le attività produttive della Regione, appena 200mila euro l’anno per il sostegno alle attività dei due consorzi, “TerModa” e “Get export” – dice – sono stati cancellati. Certo, non per volontà della politica, ma il risultato è lo stesso; e così ora dovremo spiegare ai nostri associati, una quarantina di imprese in gran parte espressione proprio del settore della moda e con centinaia di dipendenti, gente che aveva creduto nella possibilità di promuovere assieme le vie dell’export, che dovranno mettere mano al portafogli per chiudere le attività dei due consorzi».

Insomma, nonostante l’encomio solenne del presidente della Regione, Gianni Chiodi («Il dono che abbiamo fatto alle first ladies sono prova dell'elevata qualità della produzione manifatturiera abruzzese che vanta un'antica tradizione» disse all’indomani del vertice aquilano), alla prova dei fatti il sostegno alle piccole imprese che esportano nel settore della moda (ai due consorzi aderiscono anche imprese di altri comparti produttivi, ndr) si rivela fragile. Come fragile è anche la struttura delle piccole imprese abruzzesi, a cominciare proprio dal comparto della moda:

«La situazione non è migliore rispetto al resto d’Italia, ed anzi su diversi fronti siamo tornati a performance tipiche del Mezzogiorno: il settore, infatti, incide solo per il 6,8% sul totale delle esportazioni, contro l’11% a livello nazionale» spiega ancora Di Michele.

«Il made in Italy - aggiunge - è apprezzato ovunque e da sempre: abbiamo imprese in grado di realizzare elevate performance qualitative, eppure non siamo ancora stati capaci di incrementare queste percentuali. Dovrebbe essere questa la sfida dell’intero tessuto produttivo ma anche della politica nei prossimi anni».

E a certificare lo stato di salute non eccelso del comparto contribuiscono i dati relativi all’andamento delle imprese: nel secondo trimestre del 2013, infatti, sono 2.398 le aziende censite, con la perdita di 64 unità rispetto al secondo trimestre del 2011 e la perdita stimata di oltre 1.800 posti di lavoro. Di pari passo, sempre nello stesso comparto, l’impennata della Cassa integrazione: nei primi sei mesi dell’anno sono state concesse 548 milioni di ore di “Cig” (+ 4,6 rispetto al 2012).

 


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