Febbo: "La costruzione dell'Ospedale di Chieti è piena di ombre"

14 Agosto 2012   17:17  

"Comprendo e apprezzo che Massimo Caputi difenda la memoria di suo padre Onofrio ma sul fatto che la costruzione dell'Ospedale SS. Annunziata di Chieti sia piena di ombre non ci sono dubbi". Cosi' l'Assessore regionale Mauro Febbo interviene sulla vicenda dell'Ospedale teatino e sulle dichiarazioni di Massimo Caputi, figlio di Onofrio il fondatore della Proger che progetto' la struttura. "Nessuno ha intenzione di dirottare il discorso altrove o pensa di montare un caso sul nulla - assicura Febbo - ma c'e' la ferma volonta' da parte di tutti, Regione e Asl in testa, di affrontare una situazione insidiosa che merita la massima attenzione. Certo anch'io nutro dei dubbi sul fatto che ci siano dei pericoli immediati di crolli ed e' chiaro che prima di effettuare qualunque svuotamento o trasferimento dei reparti, i tecnici provvederanno a effettuare tutte le opportune verifiche e valutazioni. E' nostro dovere, come amministratori, mettere in campo i provvedimenti necessari a tutelare l'incolumita' di pazienti e operatori". 

"Torno a ribadire - evidenzia l'Assessore regionale - cio' che ho dichiarato anche in precedenza: l'Ospedale di Chieti rappresenta in modo emblematico le storture della Prima repubblica e del modo tipico in cui si gestiva la cosa pubblica in quegli anni. Non possiamo far finta di non vedere che sono stati spesi ben 236 miliardi di vecchie lire e per la costruzione ci sono voluti 27 anni con l'utilizzo di materiali discutibili. Il fatto che la realizzazione sia durata tanto e' la chiara dimostrazione di come il progetto sia diventato inevitabilmente obsoleto e inadeguato rispetto agli enormi progressi e all'evoluzione della Medicina. Cambiamenti radicali che hanno modificato tecniche e metodologie e con esse la concezione degli spazi ospedalieri. Inoltre solo a chi non vuol vedere, sfuggira' come ci sia una certa dispersione in termini logistici con enormi spazi vuoti e inutilizzati all'interno della struttura. Poi che il nosocomio non sia antisismico e' una realta' inconfutabile: bisogna ricordare che le norme antisismiche avevano subito importanti adeguamenti e modifiche dopo il tragico sisma dell'Irpinia nel 1980. Le tragedie successive che hanno devastato il nostro Pese restano da monito nella predisposizione di adeguate norme antisismiche in grado di evitare altre disgrazie in futuro. Figuriamoci poi se la massima attenzione non debba essere riservata per una struttura ospedaliera".

"Volevo poi tranquillizzare Massimo Caputi e tutti coloro che in questi mesi hanno montato pretestuose polemiche - prosegue Febbo - che nessuno ha intenzione di espropriare Chieti di nulla, tantomeno del Polo di eccellenza di cardiochirurgia che contribuira' al prestigio del SS. Annunziata. In primis perche' il capoluogo teatino e' sede dell'Universita' e poi perche' ci sono amministratori, espressione di questo territorio, che non permetteranno mai una cosa simile. Il Polo di cardiochirurgia si fara' come da programmi. Per quanto riguarda invece la ditta Stin, non mi risulta che prenda percentuali di nessun genere da parte dell'amministrazione regionale sui lavori o sulle opere da fare, anzi credo che sia stata incaricata dalla stessa Procura di effettuare le perizie. Infine ci tengo a sottolineare che Regione e Asl sono al lavoro costantemente per valutare tutte le opportune azioni da realizzare nel prossimo futuro. E' chiaro che bisognera' valutare con la massima attenzione ogni provvedimento e si cerchera' ove possibile di ridurre al minimo i disagi per tutti, degenti in primis". "Tutti gli attori coinvolti sono al lavoro - conclude Febbo - ma ribadisco il concetto che questa difficile situazione e' figlia di una serie di inefficienze che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese e della nostra regione nel corso della cosiddetta Prima Repubblica. Una spesa eccessiva che ammonta a 236 miliardi di vecchie lire, un progetto gia' vecchio al momento del taglio del nastro, ben 27 anni per la costruzione e l'utilizzo di materiali discutibili sono li' a ricordarcelo".


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