Federalismo: l'Abruzzo riceve più di quel che paga

24 Novembre 2010   08:05  

Solo quattro regioni danno allo Stato più di quanto ricevono in termini di trasferimenti e servizi. A rilevarlo è la Cgia (associazioni artigiane piccole medie imprese) di Mestre in base a uno studio in chiave federalista.

L'Abruzzo si avvicina alla media delle regioni del sud, in particolare ciascun residente ha registrato una saldo pro capite negativo, tra quanto ha versato e quanto ha ricevuto, di 2.148 euro. L'Abruzzo ha resgistrato 13.214 euro fre le entrate, 16.057 fra le spese con un saldo negativo di 2.843 euro.

Le regioni che che versano imposte, tasse e contributi in quantità superiore a quanto ricevono in termini di trasferimenti e servizi dallo Stato centrale sono Lombardia (+ 28,10 mld di euro), Veneto (+4,70 mld), Emilia Romagna (+3,14 mld) e Piemonte (+568 milioni).

Tutte le altre realtà regionali hanno, invece, presentato valori negativi, con punte preoccupanti per la Campania (-15,30 mld) e la Sicilia (-18,73 mld). In termini pro capite ogni cittadino lombardo ha dato in solidarietà al resto del Paese 2.915 euro.

Ciascun veneto 974, ogni emiliano-romagnolo 736 e ciascun piemontese 129. Ad avere i maggiori benefici tra quanto hanno versato e quanto hanno ricevuto sono stati i cittadini valdostani. Ciascun residente in Valle d'Aosta ha registrato un saldo pro capite negativo pari a 6.216 euro.

Secondo la Cgia di Mestre il federalismo fiscale per il Sud rappresenta un taglio ai servizi un notevole aumento delle tasse che i cittadini devono pagare.

La media nazionale della copertura della spesa corrente con i tributi propri (Irap, addizionale regionale Irpef, etc.) delle Regioni ordinarie italiane è pari al 45,6%.

Tocca punte del 64,6% in Lombardia, del 53,7% in Piemonte, del 53% in Veneto ma anche valori minimi come il 31,3% in Campania, il 30,2% in Puglia, il 29,6% in Umbria, il 22,3% in Calabria e il 21,6% in Basilicata.

Quanto risparmia il Nord Secondo la Cgia, se si ipotizzasse che tutte le Regioni ordinarie si attestassero sul valore medio nazionale (45,6%), queste ultime potrebbero percorrere due ipotesi: o agire sulle tasse o sulla spesa corrente.

Prendendo per esempio la Lombardia dove attualmente il tasso di copertura è del 64,6%, ipotizza la Cgia, la Regione potrebbe far scendere di ben 19 punti la copertura riducendo le tasse di 323 euro procapite l'anno ai propri cittadini o aumentando la spesa corrente di 707 euro pro capite.

Il Piemonte, invece, potrebbe o ridurre le tasse di 167 euro pro capite o aumentare la spesa pro capite di 366 euro. In Veneto si potrebbe tagliare le tasse di 132 euro pro capite o aumentare la spesa corrente di 289 euro.

La Basilicata, invece, dove il tasso di copertura è pari al 21,6%, per raggiungere il tasso medio nazionale (45,6%) dovrebbe aumentare la copertura di 24 punti.
Ebbene, gli amministratori regionali lucani sarebbero costretti ad aumentare le tasse di 550 euro procapite ai loro cittadini o ridurre la spesa di 1.206 euro procapite.

In Calabria la situazione costringerebbe gli amministratori regionali ad aumentare le imposte di 506 euro procapite o ridurre la spesa di 1.108 euro procapite.

Questo da un punto di vista teorico - sottolinea la Cgia, perchè al Sud è difficile pensare solo ad un aumento delle imposte visto che la base imponibile è molto ridotta. Pertanto, è ipotizzabile che un eventuale aumento del tasso di copertura dovrebbe avvenire quasi esclusivamente attraverso dei tagli.


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