Il 22 aprile di 40 anni fa, questo giorno, nacque per ribadire la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Dagli Stati Uniti al mondo, quest’anno sono quasi 200 i paesi che partecipano all’evento e si interrogano sul futuro della nostra terra.
Mai come in Abruzzo, questo giorno, deve essere di riflessione. C’è chi si batte contro la petrolizzazione, chi combatte per le energie rinnovabili e pulite. Chi lotta contro l’inquinamento dell’aria e delle acque, chi per la salvaguardia di specie animali e vegetali protette. Associazioni ambientaliste in prima linea. La politica dovrebbe esserlo. E noi, singoli, cosa possiamo fare? La terra c’è stata data in comodato d’uso, non siamo i padroni del mondo, ma del mondo facciamo parte. e ce lo ricordano eventi naturali che spesso, l’uomo, trasforma in catastrofi, a poco più di un anno dal terremoto de L’Aquila e le 308 vittime. A pochi giorni dalle ceneri del vulcano islandese che hanno sorvolato la nostra testa e fermato i cieli d’Europa e di mezzo mondo, mentre altri voli, quelli degli uccelli, non conoscevano stop. Di fronte alle alluvioni, alle frane, agli incendi, si acquista la consapevolezza che, forse, non c’è una natura matrigna ma un figlio cattivo quale può essere l’uomo, che costruisce sugli argini dei fiumi, ai piedi dei vulcani, in zone sismiche rischiose, poi si lamenta, quando la natura si riprende ciò che le è stato tolto.
L’Abruzzo dei parchi, degli animali, del mare e dei laghi, dei piccoli borghi convive con la fame di sviluppo delle città. Una convivenza che deve assolutamente essere possibile. Perché artefici del destino della nostra terra dobbiamo necessariamente essere noi. Oggi Terra in festa in tutto il mondo. Come dire, per non farla noi, in un futuro prossimo, la "festa" alla terra...
