Filippo Turetta: "Privilegi" in Carcere e la Rinuncia dei Genitori all'Incontro
Cresce l'irritazione tra i detenuti per i presunti "privilegi" accordati a Filippo Turetta, mentre i genitori decidono di rinunciare all'incontro in carcere.
Filippo Turetta, il giovane accusato di aver sequestrato e ucciso Giulia Cecchettin, continua a essere al centro dell'attenzione, non solo per la gravità dei suoi atti ma anche per quello che alcuni detenuti definiscono "privilegi" in carcere. La vicenda ha causato tensioni tra i reclusi e suscitato l'indignazione, registrata attraverso le segnalazioni di reclusi e familiari.
La coppia di genitori di Filippo, Elisabetta Martini e Nicola Turetta, aveva ottenuto l'autorizzazione per un colloquio con il figlio in carcere. Tuttavia, la coppia ha deciso di rinunciare all'incontro previsto nella casa circondariale di Montorio Veronese, ritenendo che sia necessario dare tempo a Filippo e a loro stessi prima di affrontare quel momento.
L'irritazione tra i detenuti cresce anche a causa della notizia che a Filippo sono stati concessi libri dalla biblioteca interna, tra cui un giallo di Agatha Christie e un romanzo di Aleksandr Puškin, sollevando domande sulla tempistica di tali "privilegi".
La decisione dei genitori di non incontrare Filippo è stata presa considerando che sia il giovane che loro stessi potrebbero avere bisogno di un supporto psicologico per affrontare il momento dell'incontro. Filippo Turetta, che si è dichiarato colpevole di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona, è attualmente recluso e in attesa di affrontare il processo.
L'avvocato Giovanni Caruso, difensore di Turetta, ha comunicato la decisione della famiglia alla direzione del carcere, mentre i legali stessi hanno avuto un colloquio con il loro assistito per continuare a sviluppare la strategia difensiva.
Il dolore e la sofferenza legati a questa tragica vicenda continuano a essere palpabili, e il cappellano del carcere, fra’ Paolo Crivelli, ha lanciato un appello per far scendere il silenzio e permettere alla giustizia di fare il suo corso serenamente.
