Da giorni oramai su tutti gli organi di stampa e sui social network si è infiammato il dibattito sulle sorti, sempre incerte, del turismo sulla montagna aquilana e del destino del Centro Turistico del Gran Sasso. Vogliamo provare a ribadire la nostra posizione.
La nostra montagna, mai adeguatamente valorizzata, dovrebbe essere e potrebbe essere il principale volano della valorizzazione turistica del territorio. Del resto a tali conclusioni giungeva lo studio Coordinato dall’OCSE, che ci ha visto tra i soggetti promotori. Uno studio che invitava e invita ad un miglioramento della “dotazione infrastrutturale per contribuire ad accrescere l’uso delle risorse naturali”.
E’ evidente che il turismo montano moderno non si esaurisce al solo sfruttamento delle potenzialità sciistiche, ma potenzialmente potrebbe avere una durata annuale. Certo questa non è la condizione oggi della montagna aquilana. Le ragioni sono molteplici e nessuno dei portatori di interesse può sentirsi escluso da una qualche responsabilità.
Venendo però al dibattito odierno molto più modesto, cioè Fontari sì o Fontari no, noi siamo per dire senza mezzi termini “Fontari sì”.
Lo diciamo poiché la sostituzione dell’impianto è una evidente necessità tecnica, ed alle questioni Tecniche non si possono dare risposte ideologiche.
Diciamo Fontari sì per mantenere un filo di speranza circa il futuro turistico del Gran Sasso, per cercare di poter almeno salvaguardare l’esistente e provare a immaginare un rilancio, che come ovvio deve passare per il rispetto delle specificità ambientali del luogo, che però non possono essere l’alibi per lasciare tutto com’è. Il tutto com’è non ci piace e certo non è né bello né rispettoso dell’ambiente.
Il tutto com’è si concretizza nell’archeologia industriale della Fossa di Paganica, rispetto alla quale nessuno mai ha mostrato indignazione o disgusto, il tutto com’è rappresenta l’abbandono di Monte Cristo, il tutto com’è rappresenta il fallimento del Centro Turistico del Gran Sasso, del suo patrimonio immobiliare, la disperazione dei suoi dipendenti e di tutti gli operatori economici che della montagna vivono. Insomma il problema della nostra montagna non è certo l’antropizzazione dei luoghi piuttosto il loro abbandono.
E’ risolutiva di tanti fallimenti la sostituzione delle Fontari? Certamente no. Si decida e si faccia presto. Si decida al di la degli steccati ideologici quale strada intraprendere, noi siamo e vogliamo essere interlocutori. Lo si faccia per il bene della nostra città, che certo non acquista lustro dall’attuale condizione in cui tiene la sua principale risorsa.