Fondo sanitario, Abruzzo e altre sette regioni contro Fazio

13 Gennaio 2011   16:48  

Sono otto le Regioni 'sul piede di guerra' per il fondo sanitario 2011. Con il piano di riparto, che a questo punto, pare a rischio intesa. In otto, dalla Sicilia all'Abruzzo, secondo quanto si e' appreso, hanno scritto al ministro della Salute Ferruccio Fazio. E se gia' stamane il governatore della Campania, Stefano Caldoro, annunciava che, cosi' com'e', non dara' disco verde al piano su cui a breve partira' il confronto, ora sono i tecnici della sanita' a prendere carta e penna per una prima, al momento unica, inziativa politica comune. "Si ribellano" all'addebito dei costi di quelle cure effettuate fuori dal proprio territorio e dunque 'fuori controllo', fuori dalla programmazione regionale e dalle previsioni di spesa. Prestazioni, che peraltro, sottolineano, spesso potrebbero essere traquillamente erogate dalle strutture presenti sul loro stesso territorio.

E dunque Sicilia, Abruzzo, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Sardegna e anche il Molise chiedono al ministro un tavolo tecnico per individuare i costi legati alla mobilita' extraregionale del 2010 e "al netto delle inappropriatezze e dei comportamenti opportunistici" e per stabilire criteri condivisi per il "governo programmato dei volumi e delle tipologie delle prestazioni complementari" a quelle che le stesse regioni possono fornire. Ma soprattutto al ministro chiedono di lasciare fuori dal conteggio del piano di riparto sanitario "la quota finanziaria" legata al "saldo di mobilita'".

Il timore e' quello di non riuscire a governare in modo efficiente la spesa. La 'contestazione' riguarda il modo in cui sono addebitati alle singole autonomie i costi delle prestazioni erogate in mobilita' extraregionale, violando, si sottolinea, il principio federalista della "perequazione orizzontale".

"Non e' accettabile - scrivono al titolare della Salute - vedersi attribuire costi per la mobilita' extraregionale" dato che le prestazioni erogate, "per una quota rilevante non corrispondono al fabbisogno reale" e le strutture locali possono fornirle. Si tratta inoltre di prestazioni non "contrattualizzate ex ante ne' per tipologia ne' per volumi" cosi' come prevede la normativa e l'assenza di un contratto non consente "una regressione" delle tariffe. "Non potendo" dunque fare un valutazione di qualita' e di appropriatezza delle prestazioni, come avviene sul proprio territorio, sottolineano le lettere "una regione e' costretta a sopportare costi normalmente non riconosciuti ai propri erogatori. Infine, la quota di inappropriatezza attribuibile a comportamenti opportunistici di erogatori di altre regioni inoltre finisce per 'pesare' sulla valutazione complessiva delle proprie performance" in sede di valutazione, da parte del Ministreo, dei livelli essenziali di assistenza.

Otto lettere, dunque, di identico contenuto, che l'assessore alla sanita' della sicilia Massimo Russo - promotore ad agosto a Palermo del tavolo unico, i cui lavori sono proseguiti a bari e Napoli - avrebbe 'girato' al titolare della Salute, spiegando che le Regioni, in attesa fiduciose di una risposta, "intendono richiamare l'attenzione" su una problematica "la cui definizione" costituisce, "un obiettivo primario da perseguire" anche, "e soprattutto, poiche' le relative scelte incidono sulla corretta e consapevole gestione di una politica sanitaria regionale e conseguentemente nazionale".


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore