Fontana di Toyo Ito: ora è un pellegrinaggio di turisti....

TG8

24 Febbraio 2009   12:38  

 Il calice rotto di Toyo Ito è un continuo pellegrinaggio di turisti. Tutto secondo la norma: "la bellezza della provocazione, la bellezza del consumo" per dirla con Umberto Eco, ovvero: più fai parlare di te, nel bene e nel male (preferibile la seconda ipotesi) , più acquisti notorietà e aumentano le quotazioni delle opere e delle cose. A tal proposito basti citare “La nona ora” di Maurizio Cattelan, ovvero la scultura del Papa colpito da un meteorite,  battuta all'asta per un milione di euro e ovviamente la “Merda d'artista” di  Piero Manzoni. E così qualcuno a Pescara ironicamente suggerisce di non riparare l'Huge Wine glass, bensì di lasciarlo così com'è. Potrebbe diventare davvero una grande attrazione turistica, molto di più della nave di Cascella, con buona pace di Vittorio Sgarbi. I soldi del restauro, se proprio è necessario spenderli, si potrebbero utilizzare per riparare le crepe delle case popolari.

Con un altro piccolo esborso si potrebbe ingaggiare un critico d'arte autorevole che aggiornerà il significato dell'opera. La crepa che ha sgarrupato la costosissima istallazione sarà così elevata a metafora della temporalità dell'arte, ovvero dell'opera che si fa contesto e paga il fio del passaggio dalla potenza all’atto. Diverrà l’ Huge Wine Glass un’apertura di senso che illumina  la welthanshaung dell'epoca e la dialettica negativa tra la plastica, icona del postmoderno, e il Freddo Respiro della Majella madre (detto anche “giannetta”),  tenace custode del genius loci profanato.

Come non cogliere poi una metafora del difficile rapporto tra Oriente ed Occidente, nell'era della globalizzazione, al pari delle scarpe cinesi che si scollano dopo un paio di passeggiate. Per non parlare del liquido rosso che a causa del cedimento strutturale è percolato perdendo la sua originaria forma: quale mirabile metafora del farsi e disfarsi in situazione dell'artifizio umano, ed eziandio, della modernità liquida e resinosa!

A seguire citazione d'obbligo del nostro John Fante, che cala a fagiolo: "Muoio di bevute, per non morire di indifferenza". Un critico d'arte che si è formato alla scuola di Roland Barthes, e istintivamente verboso, sarebbe poi in grado di riempire pagine e pagine sulla "fenomenologia del polimetilmetacrilato offeso". Un politico, più modestamente, potrebbe evocare l'immagine del  bicchiere rotto, per invitare i giovani a moderare il consumo di alcool specie nei fine settimana.
L’ Huge Wine glass "sic stantibus"  potrebbe infine essere messo in rete in un percorso museale che nel suo itinerario preveda la visita ad altri capolavori incompiuti, dannati e inutilmente costosi della nostra regione, come ad esempio l'autoporto di Roseto, e la metropolitana di superficie dell'Aquila. Ed anche, perchè no, una mostra di protocolli d'intesa a cui non è seguito concretamente un fico secco. A seguire catalogo, vernissage e conferenza.

Filippo Tronca

 

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