Giuliani: la "deposizione maledetta" di Cialente, i "sorrisini" degli imputati, il pianto dei padri

Lettera "di fuoco" rivolta agli aquilani

11 Dicembre 2011   10:51  

Non di rado siamo chiamati a dar prova della nostra forza e del nostro coraggio contro forze al cui cospetto, noi, impersoniamo la formica ed il nemico, la montagna. Quando ciò accade siamo costretti a scendere in battaglia per la nostra sopravvivenza, consci che la guerra metterà in mostra la parte peggiore della nostra natura umana, quella capace di trasformare le nostre anime nella peggiore delle immagini bestiali.

Dal mese di Marzo 2009 quelle che da qualche mese apparivano come scaramucce, tra una natura avversa e la popolazione di un territorio tra i più belli d'Italia, assumono i connotati di una vera e propria guerra. La Nostra Guerra.

La guerra non risparmia nessuno, muoiono tutti: buoni, cattivi, eroi, vigliacchi, innocenti e anche quelli che non sapevano di essere in guerra. Il 6 Aprile, nella battaglia più violenta, perdiamo per sempre tutto ciò che di più sacro si possedeva: passato, presente e futuro. Avevamo maledetto la nostra madre natura chiamandola "matrigna cattiva" ma, solo dopo, ci siamo accorti che accusavamo ingiustamente chi ci mandava segnali di allarme.

"Solo dopo" abbiamo capito che il nostro vero nemico erano altri uomini, uomini che da trent'anni avevano lavorato per preparare questa guerra, con l'unico vero scopo di innalzare il loro "PIL" personale, il loro potere su tutti gli uomini deboli.

"Solo dopo" la battaglia più cruenta, recuperiamo le nostre vittime, ricomponendole ed affidandole a Dio con la più grande dignità mai mostrata prima, sotto lo sguardo attonito del mondo intero. Inermi ed impotenti abbiamo accettato che venissero in nostro soccorso, amici e nemici, non sapendo distinguere nel dramma quali fossero gli uni e quali gli altri.
Noi, in quel momento tremendo, gonfi dal dolore abbiamo stretto quelle mani con le nostre ancora lorde di sangue.
Noi, abbiamo accettato quel "bacio di Giuda" che ci mostrava cordoglio considerandoci già facile preda.

Nel 1259, dopo un lungo assedio, la città fu rasa al suolo ad opera di Manfredi, un potente dell'epoca, che riuscì nell'impresa solo grazie al tradimento di pochi cittadini che, per soldi e potere, aprirono una breccia al nemico nella parte più impenetrabile della città.

Dopo 752 anni la storia si ripete. Passa il tempo ma non cambiano gli uomini.
Il 7 Dicembre 2011 la città viene colpita a tradimento, non da un uomo qualunque, non da un mercenario ma dallo stesso uomo al quale sono affidate le poche spoglie della città.
Il primo cittadino.

Dopo la battaglia del 6 Aprile rimangono nelle mani degli aquilani solo alcuni prigionieri di guerra. Una parte di quel nemico che aveva per più di venti anni lavorato nell'ombra, perché se fosse mai accaduto ciò che accadde, avrebbe poi tirato a riva, indisturbato, il frutto del pescato. Avrebbe indisturbato gestito quel famoso "PIL", gestito il potere della ricostruzione, continuato a gestire il potere sui deboli, fregiandosi anche della coccarda di eroe.

Dopo quella "deposizione maledetta" nessuno ha fatto caso ai sorrisi dei presunti colpevoli che lasciavano l'aula, al pianto strozzato di un padre che chiedeva giustizia. Nessuno ha fatto caso allo stupore degli avvocati, ai quali in meno di due ore erano stati strappati gli artigli della legge, dal padre di tutti gli aquilani che, nella sua deposizione omette proditoriamente di dire chi gli avesse riferito quella notte maledetta di chiudere l'indomani le scuole. Omette di dire chi, nei giorni del pericolo, gli abbia inviato messaggi, sempre il giorno prima delle scosse, per chiudere le scuole. Si "dimentica" della telefonata fatta al suo concittadino in quel fatidico pomeriggio del 31 Marzo 2009 che suonava così: "Scusa Giampaolo se leggerai dichiarazioni contro di te rilasciate a giornali e televisioni. Mi è stato imposto di prendere le distanze, per il bene della città".
Ha dimenticato di dire che quella notte avrebbe dormito in camper. Ha dimenticato di dire che dal 30 marzo 2009, al suo concittadino Giampaolo, sia stato impedito di rilasciare qualsiasi dichiarazione attraverso i media locali in quanto "campana stonata" rispetto a quella dei più grandi scienziati. Ha dimenticato di ricordare l'intervista rilasciata al TG1 il 31 Marzo presso la scuola E. De Amicis, nella quale lui testimonia alla giornalista dei continui allarmi ricevuti ed i rispettivi terremoti che si verificavano e dimentica la "sala di previsione sismica" che avremmo realizzato per il Comune di L'Aquila.

Come vedete la Guerra non è ancora terminata.
Ancora per lungo tempo sarà messa a dura prova la forza e la fiducia di quanti sono sopravvissuti ed avrebbero preferito morire. Dobbiamo mantenere l'umiltà che ci ha sempre contraddistinto. Dobbiamo essere uniti e vicini a quanti dei nostri hanno perduto tutto e di più. Dobbiamo essere fiduciosi nella vittoria finale di quanti, attraverso una legge giusta, potranno farci ritrovare la forza per ricostruire il nostro futuro, la nostra città, più bella che mai.

Giampaolo Giuliani


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