Gli studenti manifestano ad Avezzano per chiedere un futuro in un Paese alla fame

10 Dicembre 2013   11:00  

Tutti gli istituti superiori di Avezzano stanno prendendo parte al corteo organizzato dal "Coordinamento Marsica 9 dicembre''. Tantissimi gli studenti e con loro autotrasportatori, agricoltori, piccoli imprenditori di un territorio quello della Marsica che sta vivendo una congiuntura di profonda crisi.

ll corteo  ha individuato come percorso Via Mazzini, con un sit-in di protesta in Piazza Risorgimento davanti alla fontana, per poi proseguire su via Corradini, e scendere lungo Via Roma, fino a ritornare al punto di partenza del presidio. 

Tra i manifestanti c'è chi fa rifermento al cosiddetto movimento dei forconi, che almeno ieri in Abruzzo ha registrato in termini di mobilitazione un mezzo flop.

Si legge in un volantino:

''Siamo il popolo oltraggiato, quello che produce ma anche quello che non produce più perché lo Stato lo ha messo in tale condizione.

Siamo il Popolo dei precari, dei senza futuro, di quelli che sperano in un qualcosa di meglio per le generazioni future.

Siamo quelli che credono nella forza delle idee, a prescindere se queste possano essere espressione di una presunta “destra” o “sinistra”; al Popolo che lavora non servono le etichette ma serve che i problemi, e sono tanti, siano risolti da gente onesta”.

Spiega poi Danilo Calvani, animatore del coordinamento Marsica 9 dicembre: 

''Siamo uniti per dire  basta a chi ha distrutto l’identità di un Paese annientando il futuro dei propri figli, a chi ha distrutto le prospettive di crescita economica e le garanzie per la stabilità del proprio lavoro facendo largo ad un processo di globalizzazione indisciplinato che ha inciso profondamente sul lavoro degli italiani. Vogliamo mandare a casa tutta l’attuale classe politica in cui gran parte del popolo italiano non si riconosce''

E mentre nei salotti televisivi animati da presentatori milionari si continua disquisire su legge elettorale, Imu e cuneo fiscale, vengono resi noti i dati del dossier stilato da Save the Children

Negli ultimi cinque anni le famiglie con bambini hanno tagliato le spese di 138 euro mensili (pari al 4,6%), quasi il doppio rispetto a quanto accaduto sul totale delle famiglie.

I tagli sono andati a colpire soprattutto l'abbigliamento, i mobili e elettrodomestici, la cultura, il tempo libero e i giochi: quelli piu' consistenti si registrano al Sud e al Centro (rispettivamente -2,56 e 1,82) per quanto riguarda il vestiario, al Nord per la sanita' (-0,66%) e nuovamente nel Mezzogiorno per il tempo libero e la cultura (-0,90 punti percentuali). Per quanto riguarda la spesa alimentare, nel 2012 il 66% di famiglie con figli - ovvero 4 milioni 400mila nuclei con prole - ha ridotto la qualita'/quantita' della spesa per almeno un genere alimentare.

E' di 11 euro mensili il budget delle famiglie piu' disagiate con minori, per libri e scuola, una cifra 20 volte inferiore a quella del 10% delle famiglie piu' ricche.

Oltre un milione di minori in Italia vive in poverta' assoluta, il 30% in piu' nel 2012, pari a un minore su 10.

Inoltre, si legge nel documento, un milione e 344mila minori vivono in condizioni di disagio abitativo, 650.000 in Comuni in default o sull'orlo del fallimento, e per la prima volta e' di segno negativo la percentuale di bambini presi in carico dagli asili pubblici, scesa dello 0,5%.

Inoltre si legge nel rapporto, che si basa su dati Istat, il 22,2% di ragazzini e' in sovrappeso e il 10,6% in condizioni di obesita': il cibo buono costa e le famiglie con figli hanno ridotto i consumi e gli acquisti (-138 euro in media al mese), anche alimentari; un bambino su 3 non puo' permettersi un apparecchio per i denti.

Le organizzazioni sindacali nazionali e regionali dei trasporti hanno intanto dichiarato uno sciopero di quattro ore dei servizi di trasporto pubblico in tutto il territorio nazionale e regionale per lunedi' 16 dicembre.

Le possibili astensioni dal lavoro - afferma l'Arpa in una nota - riguardano la fascia oraria compresa tra le 9,30 e le 13,30. Inoltre, a causa delle modalita' dell'astensione lavorativa, la ripresa del servizio subito dopo lo sciopero potrebbe non essere assicurata per alcune corse in partenza nelle fasce orarie garantite.

La Filt-Cgil - si legge in una nota dell'azienda abruzzese - invita allo sciopero i lavoratori anche per richiamare l'attenzione sullo stato di crisi dell'Arpa. Fit-Cisl Uiltrasporti Faisa-Cisal abruzzesi protestano per il mancato decollo della riforma del Tpl, pertanto hanno dichiarato l'astensione dalle prestazioni straordinarie per i giorni 11 12 13 14 15 16 dicembre, cio' - conclude l'Arpa - potrebbe causare la mancata erogazioni di corse sia al mattino sia nel primo pomeriggio

Sempre la Cgil dirama oggi questo durissimo comunicato stampa:

''Per la politica abruzzese, e in particolare per la giunta regionale, è arrivato il momento di prendere atto della realtà.

Di una regione, la nostra, che nonostante le rassicurazioni, le presentazioni a raffica di provvedimenti regionali per l’occupazione e le dichiarazioni televisive non riesce a rialzarsi da una crisi che ha assunto aspetti davvero drammatici.

Siamo in un Paese in recessione, ovvio, ma all’Abruzzo la ripresa (senza interventi specifici e mirati per il nostro territorio) da sola non basterà, la regione dovrà cambiare passo se non vuole rischiare di tornare indietro, verso il Mezzogiorno, verso temi e problemi sociali dai quali si era faticosamente emancipata.

D’altra parte sono gli ultimi dati forniti dall’Istat a dover preoccupare. In Abruzzo non soltanto non si crea nuovo lavoro ma sfuma anche quello che c’era prima: in un anno (dal terzo trimestre del 2012 allo stesso periodo di quest’anno) abbiamo perso 31.000 posti di lavoro, mentre il tasso di disoccupazione dal 9,5% è cresciuto fino all’11,8%. Negli ultimi dieci anni non si era andati mai così male.

Anche perché le notizie cattive non arrivano da sole, da ultima l’esclusione dai grandi corridoi di trasporto europei. In queste condizioni sarà difficile per l’Abruzzo una risalita del tasso di occupazione, che nel periodo considerato è sceso dal 56,9% al 53,1%.

Inoltre a chiarire il peso della disoccupazione in questa regione non basta il dato sulle persone in cerca di lavoro (64 mila abruzzesi, comunque 10mila in più) ma bisogna considerare anche il numero degli inattivi, cioè di coloro che sono sfiduciati e non si iscrivono alle liste del collocamento, che non provano a cercarsi un lavoro.

Senza dimenticare che l’Istat colloca tra gli occupati anche chi utilizza i vari ammortizzatori sociali (e quindi non lavora più in un’azienda).

La Cgil dunque vuol ricordare a tutti che i “pannicelli caldi” non bastano più, che gli interventi estemporanei vanno bene in televisione ma non risolvono quasi nulla, che c’è bisogno di un’inversione di rotta radicale.

L’Abruzzo è già sceso sotto la soglia del mezzo milione di occupati (erano 508 mila, oggi sono 477 mila): quanti altri dovremo perderne prima di cambiare la politica economica e quella industriale? Cosa diremo ai giovani che non trovano occupazione?

Da parte nostra qualche idea l’abbiamo già messa in campo. In particolare dobbiamo sottolineare che per la Cgil il Piano per il lavoro non è uno dei tanti punti dell’agenda politica e sociale del Paese ma un punto centrale per la ripresa economica e la crescita. Servono azioni forti, decise, perché da questa crisi si esce soltanto con una grande trasformazione, con un nuovo modello di sviluppo.''

 


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