In questi giorni in città si sta consumando l’ennesimo teatrino, ormai sterile e squallido, di coloro che, incapaci di guardare al di là della punta del loro naso, cavalcano ogni occasione per alimentare paure, incertezze e divisioni negli Aquilani.
Il censimento sul fabbisogno abitativo darà i numeri, abbastanza vicini alla realtà, delle reali esigenze abitative a medio e lungo termine di quanti non potranno far rientro nelle loro abitazioni. Dopo di che, è assolutamente scontato che la protezione Civile cercherà di dare un’adeguata sistemazione a tutti coloro che ne hanno bisogno, tenendo comunque conto del fatto che, prima del sisma, all’Aquila c’erano circa 13.000 studenti fuori sede che probabilmente a settembre non torneranno, che si stanno costruendo abitazioni per circa 13.000/15.000 persone, che in città si parlava di oltre 3.000 appartamenti invenduti e che, soprattutto in centro, oltre un migliaio di abitazioni erano destinate ad attività professionali.
Una volta stabilito l’effettivo fabbisogno, poiché le tipologie delle sistemazioni sono diverse, è chiaro che se non si riuscirà ad accontentare le richieste in base alle singole preferenze, come indicate nel modulo di rilevazione, si dovranno fare delle scelte e si dovranno stabilire dei criteri.
A questo punto, la città dovrebbe porsi una semplice domanda: cosa vogliamo fare in futuro dei moduli abitativi, durevoli ma pur sempre temporanei? Come possiamo far diventare questo investimento immobiliare un patrimonio per la città? Vogliamo trasformarli in campus universitari, in cittadelle dello sport, in centri per anziani, in centri abitativi per giovani coppie, ...? Dipende dalle scelte che si faranno oggi! Se si vuole far in modo che questi complessi non diventino dormitori, terra di tutti e di nessuno, quartieri da evitare, si deve fare oggi la scelta coraggiosa di affidarli a chi ha tutto l’interesse ad andare via il più presto possibile.
La diatriba di questi giorni sui criteri di assegnazione dei moduli gira tutta intorno a questo elemento cruciale: non si tratta di fare regali, di fare discriminazioni, o altre fandonie del genere. Non si possono gettare lì criteri che non hanno un senso, un programma, una pianificazione. Quando si fanno scelte e si indicano direzioni, si dovrebbe avere la capacità di vedere anche le conseguenze, altrimenti in questa città ci ritroveremo sempre a mettere pezze a colore su scelte sbagliate, enormemente e grossolanamente sbagliate!
La Protezione Civile, in base a quanto ha indicato nel questionario, sta andando nella giusta direzione. Ci permettiamo solo di suggerire qualche elemento di priorità sull’attribuzione di eventuali punteggi per la sistemazione nei moduli C.A.S.E.:
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abitazione di proprietà;
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genitori con lavoro attivo, attualmente e in tempi immediati;
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figli studenti, fino all’Università, senza distinzione di età ( un minimo elemento aggiuntivo potrebbe essere dato solo ai ragazzi che nel prossimo anno devono sostenere gli esami di terza media o scuola superiore)
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nucleo parentale con minori;
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presenza disabili ed ultra 65enni;
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residenza o stabile dimora nel Comune dell’Aquila alla data del 6 aprile 2009, ufficialmente documentata per ogni componente del nucleo familiare;
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abitazione E, altre a seguire.
Si suggerisce tale scala di priorità anche nel caso di pari punteggio.
Annamaria Bonanni
( Direttivo comitato IMMOTA MANET)
COMITATO “IMMOTA MANET”
punto di incontro di qualificate competenze nei diversi ambiti della storia, della cultura, delle tradizioni della città e del territorio affinché possano fornire adeguati riferimenti per una compiuta ricostruzione che sappia preservare il nobile passato dell’Aquila (fondata nel 1254 e distrutta alle ore 3.32 del 06 aprile 2009 dal terremoto di 5,8 gradi della scala Richter) proiettandola in una dimensione futura che ne possa conservare le peculiari vocazioni.
