Il Convitto nazionale Cotugno, "La scuola che non ha Scuola" l'appello della dirigente scolastica

11 Settembre 2017   11:52  

Il Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” di L’Aquila: la scuola che non ha la scuola Rappresento una comunità professionale educante costituita da studentesse e studenti, docenti, educatori e personale ATA che non ha fissa dimora.

Un Istituto che vanta – nei suoi articolati indirizzi – qualità, professionalità, dedizione totale alla cura della formazione, orientamento all’innovazione e apertura all’internazionalizzazione. Una comunità che si ritrova, oggi, all’inizio di un nuovo anno scolastico a NON avere un luogo dove poter svolgere le proprie attività. Molte idee, grandi ed encomiabili parole, confronto e condivisione, ad oggi, non hanno ancora portato ad una soluzione provvisoria sostenibile e della soluzione “tampone” adottata non si prevede la durata e si ignora quale sia la sede definitiva ipotizzata.

Riprendiamo le attività educative e didattiche e il delicato e prezioso compito di istruire e formare affrontando tutte le difficoltà che, nei fatti, comporterà questa polverizzazione dell’istituto su molteplici sedi provvisorie, grazie alla disponibilità delle Dirigenti Scolastiche dei quattro Istituti di Istruzione secondaria di primo e secondo grado e di Istruzione Tecnica Superiore che, nostro malgrado, ci ritroviamo ad “invadere”.

Ci ritroviamo, infatti, nella umiliante situazione di “richiedenti asilo” perché ancora senza tetto, sfollati e profughi in cerca di protezione nella nostra stessa città. Siamo tutte e tutti consapevoli che il Convitto “Cotugno” non è l’unico istituto a non avere una sede sicuramente certificata, ma è l’unica scuola a non avere … la scuola! Ed è mortificante e frustrante trovarsi nella condizione di simil questuanti alla fra’ Galdino a perorare scampoli di spazi per garantire almeno la ripresa ordinaria delle lezioni, per lavorare e studiare nella normalità.

Grazie a tutte e tutti coloro che, in questi pochi giorni, hanno lavorato alacremente per consentirci di avere almeno un tetto sulla testa. Eppure, nel complesso, la sensazione è che questa città sembri non avere la voglia di trovare una soluzione: lo spirito celestiniano che tanto si è declamato, nei fatti sembra essere una pura teoria utopica.

La comunità professionale che rappresento garantirà l’azione formativa di eccellenza e di prestigio che ha sempre erogato e implementato negli ultimi anni; garantirà cura e attenzione a ciascuna studentessa e a ciascuno studente; dedicherà tempo, ascolto e comprensione alle famiglie esasperate; gestirà al meglio che potrà - e in sinergia con le Dirigenti degli Istituti che hanno messo a disposizione spazi, risorse e palestre – la vigilanza, la sicurezza e l’emergenza in cui si trova ad operare ancora oggi, benché siano già passati più di otto anni dal sisma del 2009 e otto mesi dal 18 gennaio 2017. Ma tale condizione non può e non deve essere che provvisoria.

L’ansia e l’impotenza generano malumore: non si può operare al meglio se non si recupera la dignità alla quale tutte e tutti abbiamo diritto. In questi anni il Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” si è molto rinnovato: è stato cablato con fondi provenienti dal PON LAN-WLAN ed è stato introdotto il registro elettronico; utilizza tecnologie informatiche multimediali quali l’aula 3.0 (acquistata con fondi PON); ha potenziato un laboratorio linguistico con attrezzature di ultima generazione, perno delle attività di insegnamento delle lingue straniere; si è dotato di un campetto sportivo per le attività pratiche di Scienze Motorie e Sportive in aggiunta alla palestra; altre attrezzature e strumenti (sempre da fondi PON) implementeranno la didattica della musica nel Liceo Musicale e col progetto “Biblioteche innovative” le attività per tutti gli indirizzi; non ultimo l’avvio del Liceo classico internazionale, la costituzione di più Reti per il piano Abruzzo Musica e l’individuazione del Convitto quale Capofila per il Progetto Erasmus.

Tutto ciò potrebbe subire amputazioni dolorose, se non si progetta un piano di “ricostruzione” culturale e sociale della città a cominciare da edifici scolastici sicuri. Da otto mesi l’istituto è oggetto mediatico di critica e discussione.

Da oggi, 11 settembre 2017, vorremmo fossero definitivamente abbandonati i proclami sterili. E’ improcrastinabile dare seguito ad un’azione concreta e tangibile di risoluzione del problema che è “il” problema su cui innestare la rinascita della città, di questa comunità civile, già abbondantemente provata, che ha il diritto – costituzionalmente garantito – a far crescere nel benessere le generazioni future. L’appello è accorato, ma fermo.

Questo Istituto deve rappresentare ed essere – dopo tante inerzie colpevoli – l’esempio virtuoso per la costruzione, non solo di scuole sicure, ma di cittadinanza attiva, consapevole, critica, colta, formata, propositiva, felice, viva! Altrimenti non sarà solo il Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” a chiudere (a vantaggio di altre realtà regionali), ma l’intera città.Il Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” di L’Aquila: la scuola che non ha la scuola Rappresento una comunità professionale educante costituita da studentesse e studenti, docenti, educatori e personale ATA che non ha fissa dimora. Un Istituto che vanta – nei suoi articolati indirizzi – qualità, professionalità, dedizione totale alla cura della formazione, orientamento all’innovazione e apertura all’internazionalizzazione.

Una comunità che si ritrova, oggi, all’inizio di un nuovo anno scolastico a NON avere un luogo dove poter svolgere le proprie attività. Molte idee, grandi ed encomiabili parole, confronto e condivisione, ad oggi, non hanno ancora portato ad una soluzione provvisoria sostenibile e della soluzione “tampone” adottata non si prevede la durata e si ignora quale sia la sede definitiva ipotizzata. Riprendiamo le attività educative e didattiche e il delicato e prezioso compito di istruire e formare affrontando tutte le difficoltà che, nei fatti, comporterà questa polverizzazione dell’istituto su molteplici sedi provvisorie, grazie alla disponibilità delle Dirigenti Scolastiche dei quattro Istituti di Istruzione secondaria di primo e secondo grado e di Istruzione Tecnica Superiore che, nostro malgrado, ci ritroviamo ad “invadere”.

Ci ritroviamo, infatti, nella umiliante situazione di “richiedenti asilo” perché ancora senza tetto, sfollati e profughi in cerca di protezione nella nostra stessa città.

Siamo tutte e tutti consapevoli che il Convitto “Cotugno” non è l’unico istituto a non avere una sede sicuramente certificata, ma è l’unica scuola a non avere … la scuola! Ed è mortificante e frustrante trovarsi nella condizione di simil questuanti alla fra’ Galdino a perorare scampoli di spazi per garantire almeno la ripresa ordinaria delle lezioni, per lavorare e studiare nella normalità.

Grazie a tutte e tutti coloro che, in questi pochi giorni, hanno lavorato alacremente per consentirci di avere almeno un tetto sulla testa. Eppure, nel complesso, la sensazione è che questa città sembri non avere la voglia di trovare una soluzione: lo spirito celestiniano che tanto si è declamato, nei fatti sembra essere una pura teoria utopica.

La comunità professionale che rappresento garantirà l’azione formativa di eccellenza e di prestigio che ha sempre erogato e implementato negli ultimi anni; garantirà cura e attenzione a ciascuna studentessa e a ciascuno studente; dedicherà tempo, ascolto e comprensione alle famiglie esasperate; gestirà al meglio che potrà - e in sinergia con le Dirigenti degli Istituti che hanno messo a disposizione spazi, risorse e palestre – la vigilanza, la sicurezza e l’emergenza in cui si trova ad operare ancora oggi, benché siano già passati più di otto anni dal sisma del 2009 e otto mesi dal 18 gennaio 2017.

Ma tale condizione non può e non deve essere che provvisoria. L’ansia e l’impotenza generano malumore: non si può operare al meglio se non si recupera la dignità alla quale tutte e tutti abbiamo diritto. In questi anni il Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” si è molto rinnovato: è stato cablato con fondi provenienti dal PON LAN-WLAN ed è stato introdotto il registro elettronico; utilizza tecnologie informatiche multimediali quali l’aula 3.0 (acquistata con fondi PON); ha potenziato un laboratorio linguistico con attrezzature di ultima generazione, perno delle attività di insegnamento delle lingue straniere; si è dotato di un campetto sportivo per le attività pratiche di Scienze Motorie e Sportive in aggiunta alla palestra; altre attrezzature e strumenti (sempre da fondi PON) implementeranno la didattica della musica nel Liceo Musicale e col progetto “Biblioteche innovative” le attività per tutti gli indirizzi; non ultimo l’avvio del Liceo classico internazionale, la costituzione di più Reti per il piano Abruzzo Musica e l’individuazione del Convitto quale Capofila per il Progetto Erasmus.

Tutto ciò potrebbe subire amputazioni dolorose, se non si progetta un piano di “ricostruzione” culturale e sociale della città a cominciare da edifici scolastici sicuri.

Da otto mesi l’istituto è oggetto mediatico di critica e discussione. Da oggi, 11 settembre 2017, vorremmo fossero definitivamente abbandonati i proclami sterili. E’ improcrastinabile dare seguito ad un’azione concreta e tangibile di risoluzione del problema che è “il” problema su cui innestare la rinascita della città, di questa comunità civile, già abbondantemente provata, che ha il diritto – costituzionalmente garantito – a far crescere nel benessere le generazioni future. L’appello è accorato, ma fermo.

Questo Istituto deve rappresentare ed essere – dopo tante inerzie colpevoli – l’esempio virtuoso per la costruzione, non solo di scuole sicure, ma di cittadinanza attiva, consapevole, critica, colta, formata, propositiva, felice, viva! Altrimenti non sarà solo il Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” a chiudere (a vantaggio di altre realtà regionali), ma l’intera città.


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