Il Crack dei fratelli Di Pietro: caccia ai conti esteri

24 Febbraio 2012   14:02  

Il Crack dei fratelli Di Pietro a Teramo potrebbe arrivare a 15 milioni di euro. Ne sono convinti gli inquirenti alla luce dei documenti sequestrati nello studio del commercialista Carmine Tancredi, socio del presidente della Regione Chiodi. Gli indagati, intanto, restano al momento sei ma il registro della Procura ha ancora spazi vuoti che potrebbero essere riempiti a breve.

Gli sviluppi dell'indagine, in apparenza semplice rispetto ad una bancarotta da tre milioni di euro che ha visto coinvolti due imprenditori teramani, stanno cominciando a dare i loro frutti. Fondamentale il materiale rintracciato dagli scaffali dello studio di Carmine Tancredi, documenti relativi ad altre due società, con sede legale nello stesso studio del noto professionista teramano, e che si vanno ad aggiungere alle altre sette, di cui due con sede a Cipro. Per chiudere il cerchio la Procura attende l'esito di ben due rogatorie internazionali, una già avviata da tempo con la Svizzera, un'altra più recente con la Gran Bretagna dove, secondo il Pm Irene Scordamaglia, potrebbero essere stati drenati ingenti somme dalle società svuotate e fatte di conseguenza fallire.

Il viaggio prevedeva un primo trasferimento in Svizzera, quindi in Inghilterra per poi finire a Cipro dove il regime fiscale é decisamente più blando rispetto a quello italiano. Il trasferimento, sempre secondo l'accusa, avveniva con somme inferiori al limite previsto per far scattare il controllo antiriciclaggio.

In carcere restano Guido Curti e Maurizio Di Pietro; domiciliari per Nicolino Di Pietro ed obbligo di dimora per Loredana Cacciatore. Indagati a piede libero Antonio Zacchei, Arjan Istrefi, albanese irreperibile e Marco Di Anastasio.


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