Il Decreto che ci dovrebbe salvare

L'avvocato risponde

11 Maggio 2009   13:38  

Una dopo l'altra, tornano le nostre rubriche, compresa la seguitissima L'AVVOCATO RISPONDE, che ovviamente non poteva non occuparsi del decreto del 28 Aprile. Ricordiamo che nella rubrica STORIE è visibile a firma di Gianfranco Di Giacomantonio, il documentario 23 SECONDI PER DISTRUGGERE LA MIA CITTA', e nella sezione DOCUMENTARI, si potrà tornare a visitare l'Aquila com'era, bella e splendente, prima di quel maledetto 6 aprile.

Commento alle parti salienti e prime modifiche
IL DECRETO CHE CI DOVREBBE SALVARE

 
Leggendo il decreto varato dal Governo per la ricostruzione dell’Aquila e dei Comuni danneggiati dal sisma del 6 Aprile, sono rimasta allibita per le modalità di finanziamento di questa operazione.
Il decreto legge del Governo sull’Abruzzo (D.L. 28 aprile 2009, n. 39) prevede che i soldi per la ricostruzione saranno in gran parte reperiti attraverso nuove lotterie, interventi sul lotto (con la previsione di estrazioni più numerose e  tenendo aperte le tabaccherie anche nei giorni festivi) oltre che attraverso le solite misure anti-evasione fiscale nell’ottica dell’ormai consolidato concetto dell’utilizzo di questo denaro per far fronte a qualsiasi necessità.
Ancor più pazzesco il concetto che i circa 4,7 miliardi di euro, stanziati solo sulla carta, saranno spalmati su un periodo di tempo che andrà fino al 2033. Sarà necessario, dunque, prima incassarli e soltanto in seguito potranno essere erogati.
Mi chiedo come in questa prospettiva a lunghissimo termine, le persone che oggi hanno 60 /65 anni di età (quindi giovani) nonché le persone di età superiore, avranno la forza di partecipare alla ricostruzione.
Dalla lettura del decreto risulta poi che dal denaro in pronto uso, ammontante ad 1 miliardo di euro, sono già state decurtate le spese per l’emergenza dei giorni successivi al terremoto, per cui la cifra originariamente stanziata, nel giro di due tre giorni si è ridotta a non più di 700 milioni di  euro.
Di questi, 400 milioni da stanziarsi quest’anno e 300 milioni nel 2010. Questa è la cifra che dovrà destinarsi all’acquisto delle case temporanee che accoglieranno gli aquilani. Quindi solo entro il 2010 tutte le case “provvisorie” saranno messe a disposizione degli sfollati. E a partire dal 10 settembre, come ha detto Berlusconi, partirà la consegna delle case salvo ritardi, “ tanto le tende” ha sottolineato il premier, “sono tutte dotate di sistema di riscaldamento”.
Ciò che vorrei chiedere al premier è se nelle favolose tende con riscaldamento c’è anche l’aria condizionata per i mesi estivi e soprattutto se nei ripostigli delle tendopoli c’è una bella scorta di dignità visto che la si sta rubando agli aquilani costringendoli a vivere ancora per  più di 6 mesi senza bagni decenti, senza acqua pulita, senza intimità né decoro.
E l’opposizione dal canto suo cosa sta facendo per noi? Solo critiche sterili nei confronti di Berlusconi.
Per di più il decreto precisa che le case pronte a ottobre (forse!!!) sono da considerare  “a durevole utilizzazione” per cui chissà per quanto tempo verranno abitate dai terremotati.
I finanziamenti che il Governo secondo il decreto concede ai terremotati per la ricostruzione ammontano al massimo a 150 mila euro per la prima casa: 50 mila a fondo perduto, 50 mila sotto forma di credito d’imposta per 22 anni (quindi ce li mette il terremotato subito) e 50 mila offerti attraverso un mutuo agevolato che il terremotato si deve accollare. E se non ha i redditi sufficienti per prendere il mutuo? E se non ha i 50 mila euro da parte per avviare i lavori? Con  che cosa la costruisce la sua casa?
E le case nel centro storico? Le si ricostruisce con appena 50 mila euro? Scherziamo?
Il decreto terremoto contiene anche una norma che disciplina lo svolgimento del G8 in Abruzzo; probabilmente una decisione che avrà un riscontro positivo immediato per il ripristino della viabilità nella città di L’Aquila.
L’articolo 17 del provvedimento prevede infatti che, “al fine di contribuire al rilancio dello sviluppo socio-economico dei territori colpiti dalla crisi sismica, il grande evento del vertice G8 che avrà luogo nei giorni dall’8 al 10 luglio 2009 si terrà nel territorio della città dell’Aquila”.
Letto il testo, il decreto è stato oggetto di critiche feroci da parte delle istituzioni locali e da chi, soprattutto il popolo aquilano ed abruzzese, lo abbia letto o ne abbia sentito parlare.
Da molti è stato definito “decreto abracadabra”. In effetti il trattamento riservato alla nostra città e provincia si differenzia in modo sostanziale da ciò che si fece per il terremoto dell’Umbria e delle Marche, tanto da farci retrocedere a terremotati di serie B.
Le critiche al decreto sono state sollevate in questi giorni anche dall’opposizione . In particolare il responsabile economico del PD, Bersani, dice in un’intervista rilasciata il 5 Maggio “Noi vogliamo votare il decreto per il terremoto in Abruzzo ma così com'è non va. Sembra un terremoto di serie B e i sindaci vengono considerati dei meri esecutori”.
Sembra infatti, continua Bersani, che il provvedimento per la ricostruzione in Abruzzo si stia modulando con l’intento di  usare le zone colpite dal sisma come “un luogo ridotto ad un drammatico palcoscenico di esternazioni”.
Fortemente critico anche il leader dell’UDC Pier Ferdinando Casini, il quale spiega che “il decreto così come è non va assolutamente bene. Non vogliamo far polemica sul terremoto, ma lascia troppi punti interrogativi”.
A seguito di tante e tali critiche, venerdì 9 Maggio sono arrivate dal Governo  le prime modifiche al decreto 39/09 sui fondi spettanti alla nostra regione e più precisamente alla nostra città per la ricostruzione delle case.
Ma andiamo a vedere da vicino quali sono i tre punti fondamentali varati dal Consiglio dei Ministri in relazione al tanto criticato decreto.
Fondamentale, in primo luogo, la possibilità di avere più soldi per la ricostruzione delle case, infatti il limite di 150 mila euro, previsto nella relazione tecnica che accompagna il decreto, potrà essere superato a condizione che vi siano perizie giurate e firmate dai tecnici che dovranno giustificare la necessità di fondi maggiori.
In secondo luogo, verranno concessi più poteri ai Sindaci fino ad adesso relegati a figure marginali della ricostruzione. Le istituzioni locali, infatti, potranno partecipare più da vicino ed attivamente al lungo e duro lavoro per la rinascita dell’Aquila. (Siamo sicuri, e come??)
Su queste decisioni prese a Palazzo Chigi, il presidente della Provincia Stefania Pezzopane risulta ancora molto delusa ritenendo che le modifiche siano insufficienti e precisa che gli emendamenti apportati non fanno altro che ribadire l’esattezza delle perplessità sul decreto che le istituzioni locali avevano sollevato.
L’ultima modifica riguarda poi il ruolo della Fintecna, sul quale circolavano molte incertezze.
In proposito, l’art. 3 comma 1 lett. a) del decreto riportava testualmente: “Per soccorrere le esigenze delle popolazioni colpite dal sisma del 6 Aprile 2009 sono disposti” “ l’intervento della Fintecna s.p.a. ovvero di società controllata dalla stessa indicata, a domanda del soggetto richiedente il finanziamento, per assisterlo nella stipula del contratto di finanziamento di cui alla lettera a e nella gestione del rapporto contrattuale”.
Ricordo, per completezza, che la Finanziaria per i Settori Industriale e dei Servizi S.p.A è la società finanziaria italiana controllata al 100% dal Ministero dell'Economia, che detiene partecipazioni in svariate aziende. La società opera nel campo della gestione di partecipazioni e dei processi di privatizzazione anche con attività di razionalizzazione e ristrutturazione di aziende in situazioni critiche sotto il profilo industriale, economico-finanziario e organizzativo, al fine di promuoverne il rilancio sul mercato.
In definitiva, comunque, queste modifiche non comprendono affatto il contenuto delle dichiarazioni rilasciate dal capo della protezione civile Bertolaso sulla concreta possibilità della ricostruzione delle prime case degli abruzzesi al 100% a spese dello Stato.
Il sindaco del capoluogo Massimo Cialente, che si è reso portatore in questi giorni di numerose denunce contro la volontà di alcuni di spostare gli uffici pubblici e le facoltà universitarie al di fuori  della città, commenta questi emendamenti con molto sarcasmo e  con una punta di ottimismo: “Bhè, almeno abbiamo conquistato un altro metro ….. Un passo alla volta, ma andiamo avanti”.

Avv. Francesca Aloisi


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