Il consulente Tancredi, la questione morale e il silenzio di Gianni Chiodi

29 Febbraio 2012   14:08  

Quando la morale tocca la politica diventa prerogativa etica fare chiarezza. Giova a tutti, nessuno escluso. Un cielo pieno di nubi non è paragonabile ad uno dall’azzurro intenso; il primo porta inquietudine, il secondo serenità. Quella auspicata da più parti, dalle opposizioni in prima fila ma anche dagli abruzzesi, allineati sullo stesso gradino, vogliosi di chiarezza.

Quella riguardante l’eventuale coinvolgimento del presidente della Regione, Gianni Chiodi, nell’inchiesta della Procura di Teramo che ha messo nel mirino lo studio di Carmine Tancredi, socio del Governatore, e consulente degli imprenditori Di Pietro, protagonisti in negativo di un crac milionario sui quali i magistrati si sono buttati a capofitto cercando all’estero, in qualche paradiso fiscale, tracce di quei fiumi di euro volatilizzati.

A chiedere chiarezza, pubblica chiarezza, possibilmente in un confronto pubblico in sede di consiglio regionale, è stata l’Italia dei Valori con Carlo Costantini e Cesare D’Alessandro.

Altra voce che ha allargato il coro è stata quella del segretario regionale del PD, Silvio Paolucci; alla trasparenza sul “caso Tancredi” ha aggiunto quella sui conti della sanità.

E allora : perché fuggire da un pubblico confronto su temi “bollenti” che aspettano risposte? Scappare alimenta dubbi e ombre, confrontarsi invece è la linfa vitale del sistema democratico che aiuta a spazzare il campo, nel nome di quella trasparenza che tutti sono sempre pronti ad invocare, pochi ad attuare realmente.


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