"Il convento è mio", a Mosciano arriva il nuovo parroco e padre Carmine si barrica nell'edificio

04 Gennaio 2012   16:26  

Un frate, padre Carmine Serpetti, 70 anni, ultimo francescano del convento dei Sette Fratelli e un arto uomo di Dio, il nuovo parroco, don Marco Trivisonne, 60 anni, nominato nel mese di settembre di due anni fa dal vescovo della diocesi di Teramo ed Atri, monsignor Michele Seccia.

Sono due uomini di chiesa, protagonisti di una vicenda quasi cinematografica. A renderla nota è Nicola Catenaro dalla pagine di Corriere.it

L'argomento del contendere tra i due è il convento. Padre Carmine si rifiuta di lasciare l’uso esclusivo del convento all'altro e si è quasi barricato nel complesso di epoca medioevale,il cui proprietario è il Comune. Don Marco può infatti accedere alla chiesa, dove celebra regolarmente la funzione religiosa, ma non può utilizzare il convento come abitazione. E così si è visto costretto prima a cercare ospitalità da alcuni parenti e, successivamente, a prendere un appartamento in affitto nella vicina Giulianova.

Sulla storia prende posizione il sindaco di Mosciano Orazio Di Marcello  (ex militante Pci e ora nel Pd), d'altronde il convento è bene comune, bene pubblico: "Mi dispiace – spiega il sindaco Di Marcello -, è una situazione incresciosa e dai risvolti delicati. Ma noi abbiamo anche delle responsabilità in materia di gestione del bene monumentale e di sicurezza e non possiamo esimerci dall’intervenire. Siamo disposti anche a concedere a padre Carmine un ricovero provvisorio, ma dobbiamo restituire il convento alla comunità di cittadini e fedeli."

E' una vicenda paradossale: Don Carmine non è nuovo a riottosità, già fu espulso dall'ordine per essersi rifiutato di trasferirsi, e di fronte a ciò si è appellato alla Santa Sede. Don Carmine dice messa all'aperto, quindi, nessuno può accedere al convento.

Eppure un modo per svincolare il convento dal temerario difensore c'è: pecunia non olet nemmeno per chi ha fatto voto di povertà, infatti Don Carmine sarebbe disposto a lasciare l'amato bene (il Convento, s'intende) a fronte di un compenso per le spese sostenute in quarantanni di gestione, pochi spiccioli, circa 200-300 mila euro.

Sulla vicenda anche i parrochiani si dividono:  la parrocchia di Santa Maria degli Angeli si è spaccata in due. C'è chi difende il frate, attraverso il combattivo comitato “pro francescani” contrario alla decisione dell’Ordine dei frati minori di trasferire Don Carmine a Celano (L’Aquila),  e c'è invece chi è pronto a schierarsi con il nuovo parroco.

Il sindaco finito in mezzo suo malgrado si è affidato ad un avvocato,  ha già intimato a padre Carmine di lasciare il convento (con annesso parco di 16mila metri quadrati) e di restituirlo all’ente, in modo tale che l’amministrazione possa agevolare l’attività pastorale assegnata a don Marco che intanto fa catechismo in uno scantinato.

 

 

 

 



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