Il signor Gelsomino e la sua casa estensibile e removibile

Idee postume per l'emergenza

16 Settembre 2010   15:07  

Il signor Gelsomino Turcato di Marostica ha inventato e brevettato una tipologia molto originale di casa mobile, estendibile e su ruote.
Queste case mobili che si aprono a soffietto, si spostano velocemente nel territorio trainata da un mezzo comune. Si colloca praticamente in ogni sito senza lavori preparatori, cioè senza realizzare piattaforme di cemento che rischiano di determinare un definitivo consumo di suolo.

In circa un'ora si apre e si trasforma in una casa di 60 metri quadrati ben coibentata, ovviamente antisismica, vivibile da subito perché già dotata di tutti gli accessori, compreso un impianto fotovoltaico e un impianto di recupero e depurazione delle acque, che rende l'abitazione autonoma e posizionabile senza la necessità di realizzare i sotto-servizi, almeno in un primo momento.

Finita l'emergenza la casa mobile si richiude e si parcheggia pronta per un'altra emergenza o per essere destinata ad altro scopo. E il terreno utilizzato, con un poco costoso ripristino, si può riportare alle condizioni preesistenti.
In Giappone dopo il terremoto di Kobe del 1995, il governo ha acquistato un buon numero di case mobili simili a queste. Poi, quando non sono servite più per gli sfollati, sono state noleggiate a privati e attività turistiche, con la clausola però di metterle immediatamente a disposizione per altre eventuali emergenze.

Il signor Gelsomino aveva proposto questa soluzione alla Protezione civile ed anche a Comune e Provincia all'indomani del sisma. Proponendo un costo inferiore ai 900 euro a metro quadro, arredi compresi. Spiegando che c'erano ditte pronte a costruire i singoli pezzi a L'Aquila in pochi mesi, dando così lavoro ad operai ed artigiani locali.
La sua proposta però non è stata presa in considerazione.

Il signor Giuliano Stefani, collaboratore di Gelsomino Turcato, spiega al microfono di abruzzo24ore.tv: '' Alla Protezione civile, per dare forza alla nostra proposta, abbiamo spiegato che questa soluzione abitativa a basso impatto, poco costosa e removibile, avrebbe contribuito ad impostare la ricostruzione sul modello-Friuli, realtà che mi ha visto in prima linea come volontario e che conosco bene.''

In Friuli in effetti tutti gli insediamenti abitativi di emergenza, dopo la ricostruzione sono stati smantellati od adibiti agli altri usi previsti dai piani regolatori e di ricostruzione. L'edilizia di emergenza è stata cioè davvero provvisoria e removibile, con ruote o senza, anche se spartana e molto meno confortevole degli appartamenti del CASE. Ma questo ha incentivato la determinazione dei cittadini a ricostruire e a rientrare il prima possibile a casa loro, nel loro paese, com'era e dov'era. E a ricostruzione compiuta non c'è stato un irreparabile consumo di territorio, con danni all'agricoltura, al paesaggio, agli equilibri urbanistici.

FT

 


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