Inchiesta crolli, il punto della situazione

25 Marzo 2010   14:10  

Si sono avvalsi stamane della facolta' di non rispondere ai magistrati due dei tre indagati nell'ambito del filone d'inchiesta sul crollo della palazzina di via Gabriele D'Annunzio sotto le cui macerie morirono tredici persone e due rimasero ferite. Si tratta di Fabrizio Cimino di 49 anni dell'Aquila, ingegnere progettista dei lavori di ristrutturazione eseguiti nel 2002 e Fernando Melaragno di 61 anni, originario della Provincia di Isernia, imprenditore ed esecutore dei lavori di restauro sempre nel 2002. Risulta al momento irreperibile il terzo indagato, Filippo Impicciatore di 71 anni, originario della Provincia di Chieti, trasferito da anni in Venezuela. L'anziano fu tra i realizzatori dell'edificio nel lontano 1961. I capi di imputazione sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni. Le lesioni sono contestate nell'avviso di garanzia in quanto ci sono due persone che sono rimaste ferite in seguito al crollo.Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della procura mentre nell'indagine penale sul crollo del condominio di via D'Annunzio, dove lo scorso 6 aprile sono morte 13 persone, vengono citate anche altre tre persone decedute. Sono il direttore dei lavori, il progettista, e il titolare dell'impresa che ha fatto i lavori nel 1961. I provvedimenti sono stati notificati agli eredi ma pur contenendo le stesse accuse formulate nei confronti dei tre indagati del quarto filone della maxi inchiesta sul terremoto, gli atti sono finalizzati alla sola azione civile legata all'eventuale risarcimento danni che potrebbe essere dovuto ai familiari delle vittime e dei feriti. Il palazzo di via D'Annunzio, nei pressi della villa comunale, e' l'unico crollato su se stesso nella zona e questo insieme agli elementi emersi dalla perizia dei consulenti della Procura ha fatto propendere la procura stessa per la negligenza umana nell'iter realizzativo della struttura che pure era in cemento armato. La perizia parla di materiali scadenti usati per la realizzazione del fabbricato e di presunti errori progettuali.

Ieri è stata fissata alla data del 4 giugno l'udienza preliminare nei confronti delle sette persone finite sotto processo nell'ambito del filone d'inchiesta sul crollo della Facolta' di ingegneria di Roio, nel quale non si sono registrate vittime ma che secondo i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti poteva causare la morte di migliaia di studenti se il terremoto avesse manifestato la sua violenza durante le ore di lezione. Di qui il reato di cooperazione in disastro colposo contestato agli imputati. Contestati sono in particolere i ''progetti incompleti dove mancavano dettagli architettonici costruttivi relativi all'ancoraggio e all'appoggio delle coperture inclinate e il mancato controllo".
All'indomani poi dei sette avvis idi garanzia per il crollo del civico 79 di via xxsettembre, dove sono morte nove persone, due dei sette destinatari delgi avvisi dui garanzia, Armidio Frezza e Francesco Laurini, co-ammnistratori della ''Belvedere srl'', che ha realzzato parcheggi sotterranei che secondo l'accusa avrebbe contribuito a provocare il crollo, afferamno quanto segue: ''Ho sempre costruito nel rispetto delle leggi, l'edifico in questione ha avuto tutte le certifcazioni necessarie, anche quelle antisismiche, non capisco tutto questo astio da parte delle famiglie dello stabile finito sotto inchiesta'' ''E Laurini aggiuge: ''Ci sono perizie che attestano la regolarità dell'edificio sotto il profilo tecnico ed esecutivo''.
Infine il fronte di contrasto alle infiltrazioni mafiose: la prefettura dell'Aquila ha revocato nell'ultimo mese quattro certificati antimafia ad altrettante società, perchè in odore di camorra e Cosa nostra. Lavoravano nei acantieri aquilani in subapalto, per piccoli importi, comunque, di massimo 50mila euro.


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