Inchiesta macerie, il modus operandi dei Celi e la collusione della politica

01 Marzo 2012   13:12  

Le indagini dei carabinieri del Noe che hanno portato agli arresti del sindaco di Magliano de' Marsi, Gianfranco Iacoboni, di Angelo Iacomini, assessore e gia' vice sindaco dello stesso ente, hanno accertato che i fratelli Franco e Sergio Celi, titolari dell'impresa Celi Calcestruzzi Spa di Massa D'Albe, hanno tra le altre cose rotto l'argine del fiume Vera a ridosso del loro impianto di produzione di calcestruzzo installato a Bazzano per frodare la normativa in materia di captazione delle acque per uso industriale "generando cosi' il concreto pericolo di esondazione per le zone immediatamente limitrofe".

Il procuratore ha quindi spiegato che "le indagini nascono dall'attivita' info-investigativa che il Noe ha costantemente effettuato sulle operazioni i rimozione, recupero e smaltimento delle macerie che, a L'Aquila e nel 'cratere', sono state prodotte dal sisma del sei aprile 2009".

Ed e' stato proprio grazie all'attivita' investigativa dei carabinieri che e' stata scoperto un traffico illecito di rifiuti inerti perpetrato dai fratelli Celi che vedeva come terminale parte ormai esaurita della loro cava.

Nella stessa cava, grazie alla collaborazione dell'Arta dell'Aquila e di Pescara, e' stato scoperto che i fratelli Celi hanno sottratto ingentissimi quantitativi di inerti in modo del tutto abusivo, "generando un ingiusto vantaggio economico agli imprenditori e, grazie anche a false certificazioni prodotte da tecnici compiacenti, frodando tributi nei confronti dello Stato per centinaia di migliaia di euro".

L'indagine ha preso la denominazione convenzionale di "Penelope" "per l'attitudine di indagati ed amministrazione comunale di fare e disfare corrispondenza ufficiale tra enti e impresa concordandone i contenuti tra mittente e destinatario".


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