Inchieste sui crolli:con la legge-bavaglio non ne sapremmo nulla

09 Luglio 2010   13:14  

Il terremoto con i suoi 308 morti ha portato la Procura della Repubblica dell'Aquila a indagare per individuare eventuali responsabilità umane nei crolli degli edifici, quasi duecento quelli finiti sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti.

L'attenzione dell'opinione pubblica è da subito altissima, arriva persino a preoccupare i difensori di alcune delle persone che finiscono nel registro degli indagati, che chiederanno il trasferimento del processo ad altro tribunale.

L'inchiesta si evolve, passano i mesi, si aprono vari filoni, la priorità viene data agli edifici pubblici e che sin da subito hanno fatto più notizia: Casa dello studente, Convitto nazionale e Facoltà di Ingegneria.

Si chiudono le indagini, arrivano i nomi dei primi indagati. Sono in tutto trenta le persone coinvolte.

Iniziano le prime udienze preliminari, tutte costantemente seguite dai media locali ma talvolta anche nazionali.

L'informazione è puntuale, i cittadini sono costantemente aggiornati dell'evoluzione processuale, dei dibattiti in aula, delle posizioni degli indagati, delle argomentazioni su cui fanno leva le loro difese, delle mosse delle parti civili.

Tutti gli indagati, di cui sono note le identità, sono accusati di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose; sappiamo chi ha presentato istanza di trasferimento del processo e chi no, conosciamo i legali di ciascun indagato, molti li abbiamo intervistati.

Il disegno di legge in materia di intercettazioni presentato in Senato da Alfano, prevede che non si possa pubblicare alcuna informazione relativa a vicende processuali prima della “conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”.

Se questo ddl dovesse essere approvato così com'è, gli aquilani, gli abruzzesi, gli italiani, i familiari delle persone morte con il terremoto, ad oggi non saprebbero ancora nulla delle inchieste sui crolli.


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