Indebita percezione dei contributi post sisma, sequestro di circa 5 milioni alla ACCORD PHOENIX

23 Maggio 2019   09:00  

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di L’Aquila hanno dato esecuzione ad un sequestro preventivo per equivalente - di quasi 5 milioni di euro - nei confronti della società aquilana ACCORD PHOENIX S.p.A., operante nel settore del trattamento e smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici (cd. RAEE), e di tre suoi dirigenti, responsabili del reato di indebita percezione di contributi statali.

Il provvedimento di sequestro è giunto al termine delle complesse indagini delegate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di L’Aquila, Dott. David Mancini, finalizzate a riscontrare la sussistenza dei requisiti legittimanti l’accesso ai finanziamenti pubblici per il sostegno delle attività produttive e di ricerca, stanziati a seguito del sisma che ha colpito l’Abruzzo il 6 aprile 2009.

Le indagini svolte dalle Fiamme Gialle hanno evidenziato che per l’acquisizione dei finanziamenti, i responsabili della ACCORD PHOENIX S.p.a. - sita presso la zona industriale di L’Aquila (località Boschetto di Pile) - avevano falsamente attestato di possedere, tra l’altro, quei requisiti minimi di innovazione tecnologica e di durevole capacità economica previsti dal bando di INVITALIA (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa). In tal modo la Accord riusciva ad ottenere un contributo - a fondo perduto - per un importo complessivo pari ad euro 10.725.000 di (percepito in quote collegate agli “stati di avanzamento lavori”), per la realizzazione di un progetto del valore economico di oltre 35 milioni di euro per lo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici (cd. RAEE).
In particolare, nonostante le attestazioni formulate dalla beneficiaria, l’analitica ricostruzione investigativa ha consentito di riscontrare che la ACCORD PHOENIX non era in possesso del necessario “know how” nello specifico settore del trattamento dei rifiuti, carente di un’adeguata organizzazione e di macchinari ad alta innovazione tecnologica. L’impresa risultava inoltre inadempiente alle disposizioni di legge vigenti in materia di tutela e sicurezza del lavoro.

Tali condotte, realizzando gli estremi del reato di cui all’art. 316 ter C.P. (Indebita percezione di erogazione a danno dello Stato), hanno fatto scattare anche le indagini di natura patrimoniale da parte dei finanzieri, tese alla ricostruzione e alla quantificazione dei beni e delle disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati; portato all’esecuzione del provvedimento di sequestro di conti correnti, partecipazioni societarie, immobili e macchinari nei confronti della società e dei tre responsabili individuati, per l’equivalente importo di 4.842.000 di euro, pari alla somma dei S.A.L. già percepiti.

L’operazione di servizio appena conclusa testimonia come la Guardia di Finanza assicuri un sempre più efficiente contrasto agli sprechi di denaro pubblico: il corretto impiego dei fondi pubblici, oltre a garantire la sana competizione tra le imprese, rilancia lo sviluppo del territorio nonché la crescita produttiva e occupazionale. Infatti, come nel caso specifico, l’azione repressiva non va ad intaccare, neanche marginalmente, la funzionalità dell’azienda e l’ordinario svolgimento dell’attività d’impresa.


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