L'Ambasciatore Maccotta risponde a "La Voce d'Italia"

Emergenza sequestri in Venezuela

08 Maggio 2008   15:01  

Riprendiamo dall’agenzia aise “agenzia internazionale stampa estero” e pubblichiamo, non senza aver espresso piena solidarita’ all’operato professionale del direttore de “La voce d’Italia” Mauro Bafile, ricordando all’Ambasciatore Maccotta che un giornalista non puo’ ignorare una lettera di denuncia proveniente da esponenti cosi’ rappresentativi della comunita’ italiana.

Lettera che a nostro modesto parere dovrebbe indurre piu’ ad una seria riflessione che a inutili polemiche su questo problema che affligge in maniera pesante la comunita’ italiana in Venezuela.

 

Gianfranco Di Giacomantonio

 

SEQUESTRI IN VENEZUELA:

L’AMBASCIATORE MACCOTTA SCRIVE A "LA VOCE D’ITALIA": NESSUNO OSTACOLA L’ESPERTO ANTISEQUESTRO.

LA REPLICA DI BAFILE: LA DENUNCIA DALLO STATO ZULIA NON POTEVA ESSERE IGNORATA.

Nessun funzionario dell’Ambasciata di Caracas ostacola l’attività dell’esperto antisequestro inviato dal governo italiano. A precisarlo è l’Ambasciatore Luigi Maccotta in una lunga lettera indirizzata a Mauro Bafile, vice direttore de "La voce d’Italia", quotidiano che lunedì scorso ha dato ampio spazio all’escalation di sequestri in Venezuela, molti dei quali a danno della comunità italiana.

Autore di un editoriale sull’argomento, Bafile dava conto anche di una lettera che otto esponenti della comunità italiana dello stato dello Zulia hanno inviato nei giorni scorsi al capo dell’Unità di Crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni, per chiedere un esperto antisequestro stabilmente a Maracaibo e per denunciare che l’esperto di stanza a Caracas "quest'anno è stato molto poco tra di noi" e che "a volte il suo operato è condizionato da funzionari d'ambasciata di grado abbastanza alto da ostacolarne la libera azione. Condizionamenti e ostacoli che, ne siamo sicuri, il nostro ambasciatore, Luigi Maccotta, ignora". Un’accusa, questa, che Maccotta non ha lasciato cadere nel vuoto.
Dopo aver ricordato i drammatici numeri di quella che "La voce d’Italia" ha definito un’emergenza sociale (37 casi di sequestro a scopo di estorsione dal 2007 ad oggi ai danni di membri della comunità italo-venezuelana residente in Venezuela. 17 a Maracaibo, gli altri 20 nella circoscrizione di Caracas), l’ambasciatore precisa, in primo luogo, che "l’esperto antisequestro si è invero recato numerose volte a Maracaibo (10 volte dall’inizio del 2007 ad oggi) ed a San Cristobal (4 volte) così come in tutte le località in cui si sono verificati sequestri, incontrandosi sempre (e non solo "telefonando") con i famigliari delle vittime, prendendo sistematicamente contatto con i responsabili delle locali forze dell’ordine incaricate di seguire le indagini sui relativi sequestri, prendendo contatto con i rappresentanti della collettività italiana in loco. Vorrei sottolineare – scrive l’ambasciatore – come, in tutte queste occasioni, gli sia stato espresso dai famigliari delle vittime il sincero apprezzamento per l’opera prestata, come può essere facilmente dimostrato. Occorre peraltro far presente che in alcuni casi, ed in particolare con maggiore frequenza proprio in Zulia, le famiglie stesse delle vittime hanno declinato l’offerta di assistenza da parte del nostro esperto, nonostante i numerosi tentativi in tal senso. In tali circostanze la presenza del nostro esperto in loco non poteva e non può essere evidentemente imposta".
Dopo aver sottolineato che "l’azione di assistenza alle famiglie dei nostri connazionali è una priorità per tutte le istituzioni italiane operanti in Venezuela" e che "il tema della sicurezza sia sempre nell’agenda dei colloqui bilaterali", Maccotta ricorda che "il nostro Consolato in Maracaibo, così come l’Ambasciata e tutta la rete consolare onoraria del Paese, si sono sempre attivati in questi casi, coordinandosi sempre efficacemente con l’esperto antisequestro, per fornire il necessario massimo appoggio al riguardo".
Quanto alla presenza permanente nello Zulia di un esperto antisequestro, per l’Ambasciatore "si tratta di una ipotesi che prevedrebbe l’invio in loco di altra unità specializzata, che si aggiungerebbe a quella prevista per Caracas ed il resto del Paese (dove, come indicano i suddetti dati, appare oggi del tutto necessaria). Su tale ipotesi è in corso una valutazione presso il competente Ministero degli Affari Esteri d’intesa con il Ministero dell’Interno italiano, che tuttavia non deve far dimenticare gli sforzi profusi in materia negli ultimi anni dal nostro Governo che hanno portato oltre all’invio di un esperto stabile in missione, al rafforzamento dell’attuale Ufficio di Polizia dell’Ambasciata tra le cui competenze rientra ora, a tutti gli effetti, anche l’attività di supporto alle famiglie delle vittime di sequestro".
Quanto ai supposti "ostacoli" all’azione dell’esperto, Maccotta replica fermamente alle accuse: "devo esprimere il mio più profondo sconcerto e personale rammarico – scrive in proposito – per la maniera in cui ha ripreso le illazioni contenute nella lettera da Lei citata circa il "condizionamento" (quale?) ed addirittura gli "ostacoli" (quali?) che "Funzionari" di questa Ambasciata avrebbero frapposto all’azione del nostro esperto antisequestro a detrimento delle esigenze di assistenza della collettività italiana residente nella circoscrizione consolare di Maracaibo. Trattandosi di gravi accuse che colpiscono l’onorabilità e la dignità professionale di tali persone, sarebbe stato doveroso soprattutto per chi svolge la funzione giornalistica, verificare il fondamento di tali illazioni, dalle quali, La informo, alcuni firmatari della lettera in questione si sono già del tutto dissociati porgendoci formalmente le proprie scuse, mentre altri hanno già rettificato non avendo evidentemente alcun elemento concreto a supporto di quanto asserito. Invece Lei, nell’editoriale di ieri (lunedì - ndr), arriva persino a prospettare, andando ben oltre al contenuto della lettera in questione, l’attribuzione al comportamento di tali Funzionari della responsabilità della "vita o della morte" (della persona sequestrata), "del successo o fallimento del negoziato con i malviventi" (sic). Le Sue affermazioni – prosegue Maccotta – sono pertanto gravissime e francamente su un tema così delicato e serio non mi sarei aspettato tali strumentalizzazioni. Mi creda Direttore non era necessario in questa come in altre occasioni colpire le istituzioni per esprimere una legittima aspettativa, quale quella di attirare l’attenzione sull’opportunità di un secondo esperto in un contesto di perdurante insicurezza".
Maccotta sottolinea, infine, che "tutti i funzionari ed il personale di questa Ambasciata ogni giorno, 24 ore su 24, sono impegnati con tutte le proprie forze, sotto la mia guida (e mi permetta di sottolineare che sono pienamente al corrente di quanto succede negli uffici della Cancelleria e che mi appare lesivo della mia professionalità affermare che possa ignorare alcuni comportamenti) ed in piena sintonia con il Ministero degli Affari Esteri ed il Governo italiano, al servizio dello Stato, in condizioni assai difficili, con l’unico proposito di svolgere al meglio la propria missione a vantaggio degli interessi del Paese e della collettività italiana in loco. I toni e le affermazioni contenuti nel Suo editoriale non solo sono inaccettabili, ma, in ultima analisi, arrecano un grave pregiudizio alla stessa comunità italiana in quanto, riportando inesistenti divisioni interne alle istituzioni, si finisce per aggiungere inutili preoccupazioni alla paura derivante dall’insicurezza".
Nella sua risposta all’ambasciatore, Mauro Bafile ribadisce, da un lato, che "le cifre sui sequestri di connazionali, da Lei stesso esposte, confermano quanto sia diffusa l’industria del sequestro in tutto il Paese; un Paese, il Venezuela, dalle dimensioni di gran lunga superiori a quelle dell’Italia", e dall’altro che "ciò dimostra come sia necessaria, indispensabile la presenza di un secondo "esperto", ipotesi che sappiamo al vaglio degli uffici competenti del nostro Ministero degli Esteri".
"Come Lei avrà sicuramente constatato, signor Ambasciatore, - scrive Bafile – la nostra "Voce" ha sempre colto l’occasione per spiegare le funzioni dell’"esperto" e sottolinearne l’importanza della missione. Ed è stata sempre nostra premura evidenziare l’apprezzamento ed il riconoscimento delle vittime dei sequestri; soprattutto delle famiglie che hanno avuto la fortuna, nella disgrazia, di averlo accanto, di poter contare sulla sua solidarietà, sulla sua parola di conforto e, soprattutto, sulla sua esperienza. Ed è proprio consci dell’importanza del ruolo dell’"esperto" che consideriamo pertinente il suo intervento anche in quei casi in cui le famiglie, colpite da questa tragedia, si chiudono a riccio e declinano l’offerta. Imporre la sua presenza? Certamente no. Ma il suo discreto coinvolgimento, anche se indiretto, lo consideriamo non solo utile ma obbligato".
Quanto alla notizia dei presunti "ostacoli", Bafile annota: "ci spiace sinceramente per il suo "sconcerto" e, ci creda, siamo sorpresi per il suo "personale rammarico". Ci è d’obbligo ricordarle che ci siamo fatti interpreti della preoccupazione non di uno ma di ben otto esponenti della nostra Collettività dello Stato Zulia. Rappresentanti, questi, non solo delle nostre associazioni ma anche del Comites e del Cgie. La denuncia di coloro che hanno sottoscritto la missiva inviata alla dottoressa Elisabetta Belloni, Capo dell’Unità di Crisi della Farnesina, era grave. E non poteva essere ignorata. Meritava essere sottolineata proprio nella difesa dell’istituzione che Lei rappresenta e della quale vogliamo sentirci legittimamente orgogliosi. Era nostro dovere – sottolinea il Vice Direttore –esigere si fosse fatta luce su quanto affermato nella lettera; chiedere proprio a Lei di indagare. E siamo certi che lo ha fatto con onestà e serietà".
"Ci creda, signor Ambasciatore, anche a noi stanno a cuore le istituzioni. È per questo che sempre siamo stati i primi ad offrire la nostra collaborazione, ogni qualvolta ce n’è stata occasione. E stia sicuro che continueremo a farlo. Ma con altrettanta franchezza – conclude – le assicuriamo che saremo anche i primi a far sentire la nostra voce critica, onesta, sincera, coraggiosa e priva di condizionamenti. Siamo coerenti con le nostre idee e con i valori che difendiamo. Gli stessi valori democratici che hanno fatto grande l’Italia. È questo l’impegno preso con la Collettività più di cinquant’anni fa ed al quale, le assicuriamo, non verremo meno".


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