Riprendiamo
dall’agenzia aise “agenzia internazionale stampa estero” e pubblichiamo, non
senza aver espresso piena solidarita’ all’operato professionale del direttore
de “La voce d’Italia” Mauro Bafile, ricordando all’Ambasciatore Maccotta che un
giornalista non puo’ ignorare una lettera di denuncia proveniente da esponenti
cosi’ rappresentativi della comunita’ italiana.
Lettera che a nostro
modesto parere dovrebbe indurre piu’ ad una seria riflessione che a inutili
polemiche su questo problema che affligge in maniera pesante la comunita’
italiana in Venezuela.
Gianfranco Di
Giacomantonio
SEQUESTRI IN VENEZUELA:
L’AMBASCIATORE MACCOTTA SCRIVE A
"LA VOCE D’ITALIA":
NESSUNO OSTACOLA L’ESPERTO ANTISEQUESTRO.
LA REPLICA DI BAFILE: LA DENUNCIA DALLO
STATO ZULIA NON POTEVA ESSERE IGNORATA.
Nessun
funzionario dell’Ambasciata di Caracas ostacola l’attività dell’esperto
antisequestro inviato dal governo italiano. A precisarlo è l’Ambasciatore Luigi
Maccotta in una lunga lettera indirizzata a Mauro Bafile, vice direttore de
"La voce d’Italia", quotidiano che lunedì scorso ha dato ampio spazio
all’escalation di sequestri in Venezuela, molti dei quali a danno della
comunità italiana.
Autore di un editoriale sull’argomento, Bafile dava conto anche di una
lettera che otto esponenti della comunità italiana dello stato dello Zulia
hanno inviato nei giorni scorsi al capo dell’Unità di Crisi della Farnesina,
Elisabetta Belloni, per chiedere un esperto antisequestro stabilmente a
Maracaibo e per denunciare che l’esperto di stanza a Caracas "quest'anno è
stato molto poco tra di noi" e che "a volte il suo operato è
condizionato da funzionari d'ambasciata di grado abbastanza alto da ostacolarne
la libera azione. Condizionamenti e ostacoli che, ne siamo sicuri, il nostro
ambasciatore, Luigi Maccotta, ignora". Un’accusa, questa, che Maccotta non
ha lasciato cadere nel vuoto.
Dopo aver ricordato i drammatici numeri di quella che "La voce
d’Italia" ha definito un’emergenza sociale (37 casi di sequestro a scopo
di estorsione dal 2007 ad oggi ai danni di membri della comunità
italo-venezuelana residente in Venezuela. 17 a Maracaibo, gli altri 20 nella
circoscrizione di Caracas), l’ambasciatore precisa, in primo luogo, che
"l’esperto antisequestro si è invero recato numerose volte a Maracaibo (10
volte dall’inizio del 2007 ad oggi) ed a San Cristobal (4 volte) così come in
tutte le località in cui si sono verificati sequestri, incontrandosi sempre (e
non solo "telefonando") con i famigliari delle vittime, prendendo sistematicamente
contatto con i responsabili delle locali forze dell’ordine incaricate di
seguire le indagini sui relativi sequestri, prendendo contatto con i
rappresentanti della collettività italiana in loco. Vorrei sottolineare –
scrive l’ambasciatore – come, in tutte queste occasioni, gli sia stato espresso
dai famigliari delle vittime il sincero apprezzamento per l’opera prestata,
come può essere facilmente dimostrato. Occorre peraltro far presente che in
alcuni casi, ed in particolare con maggiore frequenza proprio in Zulia, le
famiglie stesse delle vittime hanno declinato l’offerta di assistenza da parte
del nostro esperto, nonostante i numerosi tentativi in tal senso. In tali
circostanze la presenza del nostro esperto in loco non poteva e non può essere
evidentemente imposta".
Dopo aver sottolineato che "l’azione di assistenza alle famiglie dei
nostri connazionali è una priorità per tutte le istituzioni italiane operanti
in Venezuela" e che "il tema della sicurezza sia sempre nell’agenda
dei colloqui bilaterali", Maccotta ricorda che "il nostro Consolato
in Maracaibo, così come l’Ambasciata e tutta la rete consolare onoraria del
Paese, si sono sempre attivati in questi casi, coordinandosi sempre
efficacemente con l’esperto antisequestro, per fornire il necessario massimo
appoggio al riguardo".
Quanto alla presenza permanente nello Zulia di un esperto antisequestro, per
l’Ambasciatore "si tratta di una ipotesi che prevedrebbe l’invio in loco
di altra unità specializzata, che si aggiungerebbe a quella prevista per Caracas
ed il resto del Paese (dove, come indicano i suddetti dati, appare oggi del
tutto necessaria). Su tale ipotesi è in corso una valutazione presso il
competente Ministero degli Affari Esteri d’intesa con il Ministero dell’Interno
italiano, che tuttavia non deve far dimenticare gli sforzi profusi in materia
negli ultimi anni dal nostro Governo che hanno portato oltre all’invio di un
esperto stabile in missione, al rafforzamento dell’attuale Ufficio di Polizia
dell’Ambasciata tra le cui competenze rientra ora, a tutti gli effetti, anche
l’attività di supporto alle famiglie delle vittime di sequestro".
Quanto ai supposti "ostacoli" all’azione dell’esperto, Maccotta
replica fermamente alle accuse: "devo esprimere il mio più profondo
sconcerto e personale rammarico – scrive in proposito – per la maniera in cui
ha ripreso le illazioni contenute nella lettera da Lei citata circa il
"condizionamento" (quale?) ed addirittura gli "ostacoli"
(quali?) che "Funzionari" di questa Ambasciata avrebbero frapposto
all’azione del nostro esperto antisequestro a detrimento delle esigenze di
assistenza della collettività italiana residente nella circoscrizione consolare
di Maracaibo. Trattandosi di gravi accuse che colpiscono l’onorabilità e la
dignità professionale di tali persone, sarebbe stato doveroso soprattutto per
chi svolge la funzione giornalistica, verificare il fondamento di tali
illazioni, dalle quali, La informo, alcuni firmatari della lettera in questione
si sono già del tutto dissociati porgendoci formalmente le proprie scuse,
mentre altri hanno già rettificato non avendo evidentemente alcun elemento
concreto a supporto di quanto asserito. Invece Lei, nell’editoriale di ieri
(lunedì - ndr), arriva persino a prospettare, andando ben oltre al contenuto
della lettera in questione, l’attribuzione al comportamento di tali Funzionari
della responsabilità della "vita o della morte" (della persona
sequestrata), "del successo o fallimento del negoziato con i
malviventi" (sic). Le Sue affermazioni – prosegue Maccotta – sono pertanto
gravissime e francamente su un tema così delicato e serio non mi sarei
aspettato tali strumentalizzazioni. Mi creda Direttore non era necessario in
questa come in altre occasioni colpire le istituzioni per esprimere una
legittima aspettativa, quale quella di attirare l’attenzione sull’opportunità
di un secondo esperto in un contesto di perdurante insicurezza".
Maccotta sottolinea, infine, che "tutti i funzionari ed il personale di
questa Ambasciata ogni giorno, 24 ore su 24, sono impegnati con tutte le
proprie forze, sotto la mia guida (e mi permetta di sottolineare che sono
pienamente al corrente di quanto succede negli uffici della Cancelleria e che
mi appare lesivo della mia professionalità affermare che possa ignorare alcuni
comportamenti) ed in piena sintonia con il Ministero degli Affari Esteri ed il
Governo italiano, al servizio dello Stato, in condizioni assai difficili, con
l’unico proposito di svolgere al meglio la propria missione a vantaggio degli
interessi del Paese e della collettività italiana in loco. I toni e le
affermazioni contenuti nel Suo editoriale non solo sono inaccettabili, ma, in
ultima analisi, arrecano un grave pregiudizio alla stessa comunità italiana in
quanto, riportando inesistenti divisioni interne alle istituzioni, si finisce
per aggiungere inutili preoccupazioni alla paura derivante
dall’insicurezza".
Nella sua risposta all’ambasciatore, Mauro Bafile ribadisce, da un lato, che
"le cifre sui sequestri di connazionali, da Lei stesso esposte, confermano
quanto sia diffusa l’industria del sequestro in tutto il Paese; un Paese, il
Venezuela, dalle dimensioni di gran lunga superiori a quelle dell’Italia",
e dall’altro che "ciò dimostra come sia necessaria, indispensabile la
presenza di un secondo "esperto", ipotesi che sappiamo al vaglio
degli uffici competenti del nostro Ministero degli Esteri".
"Come Lei avrà sicuramente constatato, signor Ambasciatore, - scrive
Bafile – la nostra "Voce" ha sempre colto l’occasione per spiegare le
funzioni dell’"esperto" e sottolinearne l’importanza della missione.
Ed è stata sempre nostra premura evidenziare l’apprezzamento ed il
riconoscimento delle vittime dei sequestri; soprattutto delle famiglie che
hanno avuto la fortuna, nella disgrazia, di averlo accanto, di poter contare
sulla sua solidarietà, sulla sua parola di conforto e, soprattutto, sulla sua
esperienza. Ed è proprio consci dell’importanza del ruolo
dell’"esperto" che consideriamo pertinente il suo intervento anche in
quei casi in cui le famiglie, colpite da questa tragedia, si chiudono a riccio
e declinano l’offerta. Imporre la sua presenza? Certamente no. Ma il suo
discreto coinvolgimento, anche se indiretto, lo consideriamo non solo utile ma
obbligato".
Quanto alla notizia dei presunti "ostacoli", Bafile annota: "ci
spiace sinceramente per il suo "sconcerto" e, ci creda, siamo
sorpresi per il suo "personale rammarico". Ci è d’obbligo ricordarle
che ci siamo fatti interpreti della preoccupazione non di uno ma di ben otto
esponenti della nostra Collettività dello Stato Zulia. Rappresentanti, questi,
non solo delle nostre associazioni ma anche del Comites e del Cgie. La denuncia
di coloro che hanno sottoscritto la missiva inviata alla dottoressa Elisabetta
Belloni, Capo dell’Unità di Crisi della Farnesina, era grave. E non poteva
essere ignorata. Meritava essere sottolineata proprio nella difesa
dell’istituzione che Lei rappresenta e della quale vogliamo sentirci
legittimamente orgogliosi. Era nostro dovere – sottolinea il Vice Direttore
–esigere si fosse fatta luce su quanto affermato nella lettera; chiedere
proprio a Lei di indagare. E siamo certi che lo ha fatto con onestà e
serietà".
"Ci creda, signor Ambasciatore, anche a noi stanno a cuore le istituzioni.
È per questo che sempre siamo stati i primi ad offrire la nostra collaborazione,
ogni qualvolta ce n’è stata occasione. E stia sicuro che continueremo a farlo.
Ma con altrettanta franchezza – conclude – le assicuriamo che saremo anche i
primi a far sentire la nostra voce critica, onesta, sincera, coraggiosa e priva
di condizionamenti. Siamo coerenti con le nostre idee e con i valori che
difendiamo. Gli stessi valori democratici che hanno fatto grande l’Italia. È
questo l’impegno preso con la
Collettività più di cinquant’anni fa ed al quale, le
assicuriamo, non verremo meno".