L'Aquila è una città dove tutti...

di Patrizio Bassi

15 Settembre 2010   13:48  

Riceviamo e pubblichiamo

'' Qualche giorno fa è stato presentato, non senza polemiche, il masterplan per Piazza d'Armi.

Le polemiche sono riconducibili al fatto che il progetto non sia "post" terremoto, che il mercato è scoperto invece che coperto come il parcheggio, che non ci sia nè un mega teatro nè un palazzetto dello sport etc etc etc etc....

Tutti argomenti condivisibili più o meno, tuttavia si coglie la volontà di restituire alla città un luogo pubblico di aggregazione differente dai centri commerciali.

Il piano tra l'altro non è definitivo e quindi si spera che ulteriori affinamenti siano possibili. Buona notizia è che i fondi, tra donazioni, legge Mancia (dal PD, perchè dal Pdl e Lega solo parole), risarcimenti della Protezione civile, sono quasi completi. Si ricorrerrà al project financing per il parcheggio (personalmente non piace per niente) e forse qualche area ristoro.

Subito però Celso Cioni, si prodigava a chiedere la stessa area come zona commerciale. Pur essendo classificata come area verde pubblico. Negando che si andrebbe a cementificarla.

Chiudeva con un laconico e quasi piagnucoloso "Tutto questo chiediamo. Speriamo non sia troppo. Per nessuno."

Sì è troppo. Troppissimo. Abbiamo bisogno di uno spazio dove poter passeggiare senza trovarci dei militari armati davanti, senza aver paura che ci cada una tegola in testa, dove poter fare una corsetta rilassante o fare giocare i ragazzini. Abbiamo bisogno di un punto di aggregazione che nessuna delle partite ive iscritte alla Confcommercio possono darci.

Le strutture sportive, campi e palestre sono ridotte al minimo. Non è possibile che si esca da uno scatolone MUSP (Moduli ad Uso Scolastico Provvisorio) e si vada all'Aquilone. Ma che generazione cresciamo così

L'Aquila è una città dove tutti (o meglio tanti) pensano egoisticamente al proprio orto.

La partecipazione e l'interesse per la sorte della città sta lentamente scemando, un po' in modo comprensibilmente fisiologico, un po' man mano che si rientra nelle case B e C.

Sto a casa, il resto...sì è importante, ma tutto sommato io sto a casa mia.
Protezione Civile sì, Protezione Civile no, Bertolaso onorario, Bertolaso Bertoladro.

Gli eventi più riusciti sono stati ovviamente quelli che hanno coinvolto più gente, e in primis la questione tasse.

Carriole sì, carriole no. Il movimento delle carriole, nato come protesta, ha dato un impulso enorme alla presa di coscienza e coraggio di tanti. E' stato abile a trasformarsi in un'assemblea democratica.
Commovente all'inizio nel vedere un baluardo di democrazia partecipativa attorniata da camionette di vigili del fuoco e militari.

Man mano però si è consumato non riuscendo a fare il salto di qualità propositivo, quello che il tavolo tasse aveva fatto intravvedere.
Stanchezza, scelte personali, invidie, malumori, scambi di accuse con il 3e32, operazioni poco trasparenti e interessi dei singoli hanno portato allo smontaggio del tendone a piazza Duomo, simbolo dell'assemblea.
Le persone dietro non sono sparite ovviamente, occorrerà riorganizzarsi, prendere atto di quello che è successo, tirare una riga sopra e concentrarsi su come tutelare il territorio.

L'Aquila è una città dove tutti sono esperti: si sono scoperti tutti economisti, tutti ingegneri edili, tutti architetti e in particolare tutti sismologi.

L'Aquila è una città dove tutti vogliono governare o meglio comandare.

Il sindaco Cialente si lamenta e minaccia dimissioni, le destre invocano la sua testa, la giunta è allo sbando ma per ora regge ancora.
La Pezzopane minaccia mobilitazione per ricevere i soldi di un'autonoma sistemazione in perenne ritardo di svariate mensilità.
Con il paradosso che da gennaio i cittadini dovranno restituire tasse (da debitori) mentre aspettano soldi (da creditori) dallo Stato.
Chiodi è commissario di una ricostruzione che non esiste. Chiodi è incommentabile...parla una volta da politico di governo, un'altra da presidente di Regione, un'altra da commissario. Nella demagogia generale non si capisce mai dove siano i colli di bottiglia che rallentano la pessima macchina burocratica.

Sia attende ora Cicchetti, l'uomo della provvidenza, ma solo perchè molto vicino a Chiesa, Opus Dei e Gianni Letta. A 69 anni suonati, svariati episodi di poca trasparenza , dopo aver dimostrato (e patteggiato) se non dolo, incompetenza durante la Perdonanza Aquilana 2002/2003 con un ammanco di 2 milioni di euro, dovrebbe coordinare una struttura complessa come la SGE.

Sembrano inutili le proteste locali sia di alcuni politici come Giovanni Lolli o Enrico Perilli, sia dei comitati cittadini che sono fermi nella posizione di pretendere non un commissario ma una legge organica che come per tutti i precedenti terremoti garantisca linee guida per la ricostruzione e soprattutto un flusso di denaro costante.

L'Aquila è una città dove tutti devono elemosinare.

La città infatti è ridotta a chiedere ripetutamente e con insistenza ciò che è stato promesso e ciò che è dovuto. Spesso senza ottenerlo.
Le imprese sono creditrici di milioni di euro, i cittadini del contributo CAS, i proprietari affittanti vedono il dovuto dopo mesi, gli alberghi protestano e minacciano di cacciare gli sfollati.

Chiodi ogni tanto cita esorbitanti cifre che avrebbe in cassa, ma sembrano intoccabili reliquie, profuse col contagocce.

Contributo o indennizzo, indennizzo o contribuito: in un solo termine è nascosto il futuro di una città.
Sta in un termine il poter affidarsi al libero mercato delle imprese edili per ricostruire la propria abitazione privata o dover affrontare una lunga faragginosa gara italiana o addirittura europea.
Favorendo i soliti colossi e le infiltrazioni mafiose.
Si attende con fiducia ma anche ansia, che le rassicurazioni diventino legge.

L'Aquila è una città dove tutti vorrebbero trasparenza e poter dire la propria
Le operazioni di Eni e Università, i 400mila euro assegnati a "La ciudad", centrali elettriche aperte senza interpellare nessuno, il business dei puntellamenti costosissimi, rotonde, modifiche alla viabilità, costruzioni che sorgono dall'oggi al domani....solo per citarne alcune e il cittadino non sa nulla, e quando sa, non può dire mai la sua. Alla faccia di (ri)costruzione partecipata.

L'Aquila è una citta dove tutti vorrebbero lavorare
Si è subìto per mesi la presa in giro dell'istituzione della zona franca, mentre nel territorio si consumavano le peggiori vergogne di aziende che licenziavano con la scusa del terremoto, call center che assumevano con contratti socio-sanitari e non delle telecomunicazioni, cassaintegrati costretti a lavorare mentre sono pagati dall'Inps, lavoratori decurtati di paga e diritti pur di tenersi stretto il lavoro.
Un esercito di migliaia di disoccupati e cassaintegrati da poter conquistare l'Iraq.

L'Aquila è una città dove tutti aspettano giustizia.
La giustizia che gridano i 308 morti, o gli appalti sospetti in profumo di conflitto di interessi e negligenze varie , in particolare per gli isolatori sismici con i convolgimenti di Bertolaso, Balducci e Calvi.

L'Aquila è una città dove tutti vorrebbero fare qualcosa, ma non sanno che fare.
I comitati propongono ma rimangono per lo più inascoltati...la Pezzopane con cantiereAQ non sembra dimostrare la tanto sbandierata partecipazione e trasparenza.
L'UDU propone modifiche al trasporto pubblico urbano in cui il sindaco Cialente, firma...a supporto di se stesso!

Da un lato prende lo sconforto e la voglia di mandare tutti a quel paese e scappare via.
Dall'altro c'è il forte cuore cocciuto e ruspante degli aquilani, che sono disposti a passare un'inverno rigido in una casa inagibile piuttosto che andare sulla costa o a Roma.

L'Aquila è una città dove tutti però hanno ancora una speranza, qualcuno più degli altri, ma nessuno in fin dei conti sta mollando.

Ogni tanto trapela qualche "bella" notizia come assegnazione dei fondi per gli edifici storici, eventualmente integrati dai fondi Arcus, ma ormai si è abituati a tanti annunci a cui non seguono i fatti, o lo fanno con una notevole differenza di tempo.

Perfettamente calzante la fine di Mal D'Aquila: "restare è difficile, andarsene è ancora più difficile."

 


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