L'Aquila, monta la protesta: domani 'la rivolta delle carriole'

Inchiesta G8, gli atti di Firenze a Rossini

27 Febbraio 2010   12:53  

I faldoni aumentano di giorno in giorno sul tavolo del procuratore della Repubblica Alfredo Rossini. Sono imminenti i rinvii a giudizio per la Facoltà di Ingegneria di Roio. Si indaga a L'Aquila adesso anche sui risvolti che in Abruzzo sembrano essere più d'uno dell'inchiesta aperta dalla magistratura fiorentina sugli appalti per il G8.

Vertice tenutosi a L'Aquila sulla cui organizzazione – ha evidenziato L'Espresso - sembrano abbiano messo le mani un pò tutti, quelli vicini ai politici più in vista, si va dal catering affidato alla società del genero di Gianni Letta per un milione di euro, alla ben più marginale posizione del presidente della Regione, sindaco supplente di una società cui è stata affidata una fornitura di arredamenti.

Chiodi intanto dopo aver gettato acqua sul fuoco fa verificare dal suo studio da commercialista i collegi in cui figura come revisore dei conti.

Gli aquilani osservano, distanti, smarriti, attoniti, spesso arrabbiati, nel vedere, solo oggi, come milioni e milioni di euro venivano spesi, se lecitamente lo stabiliranno i magistrati, per adornare i luoghi che dovevano accogliere i grandi della terra, mentre poco più in là, nel centro storico dell'Aquila, non un granello di macerie veniva rimosso e migliaia di persone ancora pativano sotto le tende.

Si mobilita L'Aquila, e lo fa con ancora più convinzione sulla scia delle risate intercettate degli imprenditori e dei commenti carichi di intolleranza e incomprensione comparsi sul forum on-line del Pdl; domenica dopo domenica il movimento cresce e domani per la terza volta i cittadini torneranno in piazza, stavolta non chiedono nulla, se non che gli venga lasciata almeno la libertà di provvedere da soli a fare quello che la politica in un anno, non è stata in grado di fare.

E si sono organizzati, ieri sera, in una assemblea sotto il tendone di piazza Duomo: non ci stanno ad essere strumentalizzati politicamente, domani porteranno pale e carriole per rimuovere le macerie che, dopo un anno, sono ancora lì come il sei aprile dell'anno scorso.

E poco importa se normative nazionali o europee di fatto impongono tempi lunghi per la rimozione delle macerie, gli aquilani sono stanchi di stare con le mani in mano, questo è il senso profondo della protesta, e vogliono tornare nel centro storico, spettrale, buio, ancora oggi.

A undici mesi dal terremoto poi, si fanno ancora i conti degli sfollati: più di cinquemila persone ancora alloggiate negli alberghi, un migliaio nelle caserme dell'Aquila, 37mila in tutto le persone che ancora non fanno rientro in casa propria.

Nell'intervista Luca Cococcetta, cittadino.

(MS)

 


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