L'allarme dell'Udu: iscrizioni a picco, Università di Teramo a rischio chiusura

11 Giugno 2012   15:47  

"Dagli ultimi dati l’Ateneo teramano risulta essere l’ultima università statale in Italia per numero di iscritti. Bisogna intervenire subito altrimenti si rischia a breve la chiusura".

L'Udu, l'Unione degli Universitari ha tenuto stamattina una conferenza stampa per denunciare il forte calo che l'Università degli Studi di Teramo ha avuto in questo nuovo anno accademico.

"Come si evince dai dati ufficiali del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - è stato detto - l'ateneo teramano risulta ultimo tra tutti gli atenei italiani statali per numero d'iscritti; numero complessivo che ammonta ad appena 6.489 studenti.

Tale dato non è altro che il risultato degli innumerevoli allarmi che l'Udu Teramo ha lanciato in questi anni e ai quali nessuno, né istituzioni accademiche né istituzioni politiche, hanno dato peso.

Infatti l'università ha vissuto nel totale silenzio e nella totale indifferenza di tutti gli organi accademici e politici. Le cause di tale drastica riduzione sono riconducibili sicuramente ai numerosi disservizi ai quali gli studenti iscritti all’Unite sono continuamente sottoposti".

Secondo Mauro Pettinaro, presidente della commissione condizione studentesca e Rappresentante degli studenti in Consiglio Nazionale Studenti Universitari "è evidente che non si tratti di un calo fisiologico che tutti gli atenei italiani hanno. Se è vero che la media nazionale del trand di iscrizioni è al ribasso del 5%, a Teramo si ha una percentuale di gran lunga maggiore che si attesterebbe al 21%".

"Consideriamo, inoltre - aggiunge - che da terzultima l’università teramana passa in ultima posizione tra le università statali per numero di iscritti. Le cause non possiamo che ritrovarle nella scarsa o addirittura inesistente possibilità di avere un’ adeguata condizione di vita degli studenti iscritti all’Unite: segreterie studenti lontane dalle sedi, mense difficilmente raggiungibili e scarsi luoghi di studio; in un contesto in cui studiare a Teramo, per altro, non ha costi eccessivi che, anzi, sono tra i più bassi in Italia. I continui tagli da parte dei governi che ci hanno preceduto non hanno sicuramente facilitato il compito dell’Ateneo teramano, ma il “disseminare” sedi universitarie nel territorio è stata sicuramente una delle scelte che ha sancito il disastro universitario di Teramo.

Fronteggiare le spese e assicurare i servizi adeguati agli studenti diventa prioritario anche per quanto riguarda l’appetibilità dell’ateneo e, avere 5 sedi dove poter assicurare gli stessi servizi per un’università così piccola, diventa praticamente impossibile. Alla continua crisi economica che viviamo e con il  40% di studenti italiani costretti ai cosidetti 'lavori atipici' per mantenersi agli studi, non si può aggiungere agli iscritti teramani il dover perdere ulteriori ore giornaliere per raggiungere le segreterie, per mangiare, per cercare luoghi di studio.

E’ perciò necessario garantire una piena cittadinanza studentesca e maggiori servizi a chi viene a studiare a Teramo (esempi possono essere Camerino e Urbino che hanno, rispettivamente, 14000 e 7000 iscritti pur essendo realtà 10 volte più piccole di quella teramana. Senza dimenticare L’Aquila che nonostante il terremoto conta 23.000 studenti). Bisogna dare servizi e cittadinanza a chi viene a studiare altrimenti nessuno più sceglierà la città di Teramo per i propri studi universitari".

L’Udu Teramo ribadisce, inoltre, che dagli ultimi dati si evince un altro dato particolarmente allarmante: l’Ateneo teramano è ultimo anche nella graduatoria di immatricolazioni (solo 880 in quest’ultimo anno accademico): questo rappresenta in maniera chiara ed evidente la scarsa appetibilità dell’Unite.

Cosa fare? "Innanzitutto - dice l'Udu - le istituzioni locali e la governance dell’Ateneo Teramano devono da subito porsi il problema e quantomeno arginare la grande emoraggia in atto. Bisogna dare assoluta priorità ai servizi per gli studenti, garantire loro una vera cittadinanza studentesca e chiudere da subito le sedi distaccate che rappresentano il disastro vero e proprio del fallimento della gestione dell’Università stessa. Gli ultimi dati parlano chiaro: nella sede di Atri sono rimasti solo 72 studenti iscritti e in quella di Giulianova 147. E’ una pura follia continuare a tenere aperte tutte le sedi dell’ ateneo considerando i disservizi provocati nella città di Teramo e lo sperpero delle risorse che si devono mettere in campo per mantenere le sedi (solo il mantenimento delle convenzioni con mense/ristoranti nelle sedi distaccate ne può essere esempio).

Il nostro appello è quindi anche rivolto ai commercianti di questa città, ai proprietari che locano gli immobili agli studenti e a tutti coloro che sono interessati ad avere ancora un’Università, anche per la valenza sociale e culturale che essa porta.

La triste constatazione che dobbiamo purtroppo fare è: 'lo avevamo detto'. Da più di due anni lanciamo allarmi sull’Università di Teramo e sulla condizione degli studenti e più volte avevamo intuito che così sarebbe finita, male... ora ci sono i dati del Ministero a darci conferma: non si può più tergiversare.

Alla politica, al Rettore e alla governance dell’ateneo teramano - concludono i rappresentanti degli studenti - chiediamo di scoprire da subito le carte in tavola: vogliono realmente che Teramo abbia ancora un’ Università? Se lo vogliono devono da subito ascoltarci altrimenti potremmo iniziare a scrivere i titoli di coda per l’esistenza dell’ Università degli Studi di Teramo". 


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