La Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne

''Respect women Respect the world''

10 Settembre 2009   17:38  

Si è conclusa il 10 settembre scorso la Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne organizzata a Roma dalla Presidenza italiana del G8. Promosso dal dipartimento per le Pari opportunità e dal ministero degli Affari Esteri, il dibattito ha avuto lo scopo di seguire e approfondire il tema già esplicitato dalla campagna governativa “Respect women Respect the world”, partita il 4 settembre scorso, nella quale si mostra una rosa bianca simbolo di femminilità e purezza annerirsi e degradarsi perché avvelenata dal male oscuro e spesso taciuto della violenza domestica, dei crimini di guerra, della discriminazione di genere, politica, sociale, culturale che ancora infesta le società di tutto il mondo, comprese le più evolute.

Aperto il 9 settembre da un intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cui sono seguiti i contributi dei ministri Carfagna e Frattini, il dibattito ha visto la partecipazione di Spagna, Regno Unito, Canada, Turchia e di numerosi Paesi africani, dove le barbarie inerenti la mutilazione dei genitali femminili e gli stupri di guerra appaiono dure a morire, radicate come sono nella cultura dominante delle popolazioni indigene. Tra le diverse personalità internazionali presenti all’incontro la nostra Rita Levi Montalcini e la coraggiosa Manda Zand Ervin, fondatrice nonché Presidente dell’Alleanza delle donne iraniane, femminili lucidi e forti in un mondo politico e scientifico ancora troppo al maschile, chiamato ad aprirsi ad una controparte che reclama il suo spazio legittimo, desiderosa di esprimersi per quello che è, e non più per il copione ad essa inflitto da un passato mondiale di frammentazione e rigida scissione dei ruoli umani.

LE FASI DEL DIBATTITO

Violenza familiare, stalking, analfabetismo femminile e mutilazione genitale sono stati i contenuti centrali della Conferenza, più volte orientata alla definizione della donna in qualità di risorsa mondiale generatrice di progresso, coesione sociale, accettazione della diversità. Oltre a definire nuovamente  “inaccettabile”  la violenza sulle donne e le bambine di tutto il mondo, il documento conclusivo del dibattito ha spiegato come ogni forma di discriminazione o sopruso costituisca un vero e proprio “crimine”, in quanto volto ad impedire il normale “godimento delle libertà fondamentali” dell’essere umano donna, compreso il diritto ad autodeterminarsi nelle scelte di vita che sistemi religiosi, guerre, padri, fratelli e partner violenti talvolta mortificano e annullano con terrificante facilità, legittimati da codici culturali che veramente non hanno più ragione d’essere. 

Altro punto fondamentale dell’incontro, la definizione della donna in qualità di “agente di pace”, nella consapevolezza che sviluppo e sicurezza mondiale possano essere garantite soltanto se basate su un’autentica parificazione dei diritti, comprensiva di un’attiva partecipazione femminile allo sviluppo delle società umane come alla gestione della governance locale, nazionale e mondiale. “Strumento essenziale di sviluppo” la donna rappresenta in quest’ottica “la via per la “promozione della democrazia”, “l’antidoto contro l’estremismo e l’instabilità sociale”, “strumento formidabile contro l’intolleranza, la discriminazione, la xenofobia”.

IL RUOLO DEI MEDIA

 Ricordata nelle conclusioni della Presidenza al termine della Conferenza, la capacità della donna di contribuire alla diffusione del multiculturalismo è stata definita come fondamentale per lo sviluppo di un’ integrazione religiosa che abbandoni pratiche e costumi lesivi della dignità femminile. In ultimo, ma non per ordine di importanza, il richiamo da parte degli addetti ai lavori ai mezzi di comunicazione e informazione affinchè svolgano il proprio ruolo di trasmissione della conoscenza abbandonando tutti quegli stereotipi sociali di fatto degradanti per l’universo femminile, promuovendo immagini della femminilità connesse al progresso della comunità e della parificazione tra generi nel mondo del lavoro, e denunciando all’opinione pubblica tutti gli episodi di discriminazione e violenza domestica contro le donne, ancora troppo numerosi per essere tralasciati in favore di notizie maggiormente spettacolari o semplicemente più frivole.

LA DONNA COME PERSONA

La parificazione tuttavia non si ottiene attraverso l’elogio della femminilità, ma tramite il riconoscimento in essa della radice comune a tutti gli esseri umani: la volontà di vivere ed esprimersi secondo la propria natura di persona, soggetto, individuo, prima ancora che di donna, femmina, madre, figlia, fidanzata, consorte e via dicendo. Se è vero che il genere femminile, geneticamente predisposto al contenimento dell’altro come parte di sé, può rappresentare un “formidabile strumento” di progresso sociale e integrazione tra culture, è pur vero che proprio un’eccessiva idealizzazione della donna (nel suo ruolo materno di contenimento e mediazione dei conflitti) ha finito col ridurla in schiavitù,  dando vita a quel carico immenso di aspettative, doveri, copioni artificiali narranti una purezza e un’integrità non esistenti in natura, che l’hanno stritolata, discriminata, umiliata e uccisa ad ogni tentativo di non corrispondere più al modello culturale impostole, bensì alla propria voce interiore: l’innata e inestinguibile voglia di  conoscersi attraverso le infinite strade dell’esistenza, senza per questo sentire di aver tradito la componente maschile dell’umanità.



Il documento integrale approvato dalla Presidenza italiana

Da non perdere per contenuto informativo: lo spot  antiviolenza promosso dal Ministero delle Pari Opportunità

 




Giovanna Di Carlo


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