La metamorfosi della Cgil: dove sta andando?

30 Maggio 2012   12:08  

Il trattato di Maastricht ha segnato un punto di svolta nelle politiche economiche e sociali europee. Con questo trattato sono state costituzionalizzate le politiche monetariste con tutte le sue implicazioni: riduzione delle spese sociali, tagli nei costi del lavoro, competizione, aumento della produttività, sfruttamento della mano d'opera, ecc. mascherando tutto questo con parole ridondanti "liberalizzazioni" ""privatizzazioni" "esternalizzazioni" nel nome della "modernità".

La crisi finanziaria scoppiata prima negli Stati Uniti con i mutui subprime e poi in Europa con l'aggressione delle società finanziarie ai debiti "sovrani" dei paesi europei ha messo a nudo la debolezza e la fragilità della concezione della moneta unica senza Stato, e senza popolo. Questa crisi ha mostrato le "contraddizioni tra desiderio di crescita economica, stabilità sociale e rigidità monetarista".

Il Titanic Euro rischia di affondare e con esso trascinare i popoli verso il baratro. Già assistiamo ai primi avvertimenti: nazionalismi, populismi mediatici, razzismi nei corpi sociali devastati facendo seriamente temere il ritorno dei peggiori incubi del passato. L’attuale classe politica è talmente protesa ad obbedire ai diktat dei mercati finanziari e a ricercare un consenso da parte di un potere de-territorializzato in apparenza astratto e neutro piuttosto che riconquistare una legittimazione democratica diventata ormai urgente.

Il "ferreo dispositivo giuridico finanziario" impostoci dalle politiche europee (ovvero tedesche) sta impoverendo e umiliando anche la società italiana. Grecia e Francia tentano di uscire da questa tenaglia aggressiva, ognuna seguendo la propria strada.

L'Italia? Vive una delle sue peggiori stagioni politico sindacali. La politica è morta. Le rivendicazioni sindacali con la sua autonomia e indipendenza (non indifferenza) dal quadro politico sono sul viale del tramonto. Crisi politica, crisi sociale e sindacale si sovrappongono.

Queste contraddizioni esplodono dentro la Cgil dopo il giudizio della segreteria sulla controriforma del mercato del lavoro. Un giudizio che non è stato discusso nemmeno dalla stessa segreteria . Un parere complice, l'avrebbe definito l'ex ministro Sacconi. Una controriforma che cancella di fatto quello che i lavoratori avevano conquistato nel dopoguerra grazie a sacrifici, scioperi, morti e galera per molti. C'è un rovesciamento completo di quegli anni gloriosi.

Si vuole imporre un modo autoritario di fare "liberamente" sindacato: chiudere con l'anomalia della FIOM e neutralizzare le voci contrarie alle politiche del rigore. Politiche che hanno palesemente fallito e che sono la causa principale di questa crisi. Abbiamo (solo noi?) il sacrosanto timore che la Cgil non sia più l'organizzazione che abbiamo conosciuto e che ormai si stia avviando inesorabilmente verso il sindacato concertativo tanto caro al nostro compaesano Raffaele Bonanni.

Sindacato e partiti, che un tempo si chiamavano di sinistra, rischiano di essere travolti da questa crisi opprimente. Abbiamo la convinzione che la CGIL debba tornare ad essere un sindacato indipendente e conflittuale rompendo con la feroce politica del governo Monti. Diversamente per noi non c’è più spazio per restare in questo Sindacato.

Alfonso De Amicis e Tina Massimini
(Direttivo Confederale della CGIL)


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