La neo senatrice M5S Blundo si fa notare e a Radio 2 risponde incerta sul numero dei deputati

Avete presenti i concorsi pubblici?

Per entrare in una qualsiasi istituzione pubblica si devono sostenere prove, scritte e/o orali, sull'istituzione e le sue caratteristiche.

Bè nella rivoluzione attesa in questo Paese si dovrebbe incominciare a pretendere lo stesso.

Dal Movimento 5 stelle oltre che novità ci si attende preparazione, come ha spietagato anche un'attivista aquilana, Samanta Di Persio che commentando il risultato elettorale ha detto "I cittadini si aspettano il massimo, gli eletti non possono fare errori".

E su questa scia, citando il direttore de La Stampa Mario Calabresi, che intervenuto a Rai 3 nella trasmissione Ballarò, ha spiegato che "ora il Parlamento ha più giovani, donne e persone mai viste ma si dovrebbe incominciare a chiedere competenza" alla berlina finisce un'insegnate.

La neo eletta senatrice del Movimento 5 stelle che intervistata ad "Un giorno da pecora" dice e non dice cose di cui poi qualcuno le chiede, o chiederà, conto.

Enza Blundo su Rai 2 fa infuriare i gay, annaspando sul suo parere e quello dell'intero Movimento, circa il matrimonio gay. Si dice "favorevole" alle unioni senza citare la parola "omosessuali" mai,  ma dice che "siamo" intendendo si immagina l'intero Movimento "alle adozioni" per i gay, che lei continuna a non nominare.

Ma evidentemente i gay non hanno lasciato correre se il giorno dopo la Blundo chiarisce la sua idea con una lettera che inizia così

"Cari amici di Arcigay, sono terribilmente dispiaciuta per quanto emerso ieri dall’intervista rilasciata ai microfoni di “Un giorno da pecora”: è una chiara strumentalizzazione perpetrata nei miei confronti da chi mal sopporta il “mio” risultato che mi piace pensare sia più che altro il “nostro”."

E' poi Repubblica a notare un altro intressante volo pindarico dell'Enza abruzzese, sempre durante l'unica apparizione pubblica nazionale post elezioni. La neosenatrice tentenna sul numero esatto di senatori e deputati. "Lei sa quanti sono attualmente i senatori?'', chiede Giorgio Lauro. "Trecento". ''E alla Camera?''. "Cinque o seicento".