La provincia dell'Aquila in recessione, la disoccupazione torna a crescere

29 Maggio 2012   17:30  

“L'economia della provincia dell'Aquila è sostanzialmente ferma, tra stagnazione e recessione. Le prospettive per il 2012 sono negative e delineano un quadro allarmante, con un aumento evidente della disoccupazione”. E' quanto emerge dal rapporto sull'economia della provincia dell'Aquila, elaborato dall'istituto Tagliacarne e presentato oggi, nell'ambito della “Decima giornata dell'economia”, promossa dalla Camera di commercio dell'Aquila.
Una verifica sulla capacità del sistema produttivo locale di superare la crisi economica e di adattarsi alle nuove condizioni imposte dalla competizione internazionale. 

“Dall'analisi approfondita, svolta dall'istituto Tagliacarne - ha sottolineato Lorenzo Santilli, presidente della Camera di commercio dell'Aquila - emerge un territorio in difficoltà, con un'economia sostanzialmente stagnante, che non evidenzia segnali di crescita e si avvia, nel 2012, ad una fase di recessione. Il reddito disponibile delle famiglie, in provincia, risulta nel 2010 pari a 4.523,86 milioni di euro con una crescita dell'1% rispetto al 2009.

La variazione tra il 2004 e il 2010 è stata del +13,5%, la più alta tra le province abruzzesi, superiore alla media regionale pari a +12,1%. Ma le famiglie aquilane ed abruzzesi - evidenzia Santilli - pur disponendo di un reddito superiore a quelle del Sud, sono ben lontane dal reddito dei nuclei familiari del Centro e del Nord. Un dato negativo è quello riferito al mercato del lavoro: nel corso del 2011 torna a peggiorare la situazione occupazionale per la provincia dell'Aquila, dopo un miglioramento registrato nel 2010.

Secondo i dati Istat il tasso di disoccupazione è stato, lo scorso anno, pari a 8,3% contro il 7% del 2010 e il 9,9% del 2009. L'Aquila è l'unica provincia abruzzese a segnare un incremento della disoccupazione rispetto al 2010, mentre Teramo passa da 8,6% a 8,2%, Pescara da 9,2% a 8,8% e Chieti da 10,1% a 8,7%. Le persone in cerca di occupazione salgono da 8.900 a 10.800, mentre a livello regionale si riducono da 47.700 a 47.200 unità”. 

Gli occupati, che risultano in totale 119.200, si concentrano prevalentemente nel settore terziario (70,4%). La percentuale di persone impiegate nell'agricoltura (3,2%) e nelle costruzioni (9,2%), si riduce rispetto all'anno precedente, in cui era pari a 3,4% e 10,8%. In aumento risulta la quota degli occupati nell'industria, che passa da 16,6% del 2010 a 17,2% del 2011. I lavoratori stranieri sono 9.300, con un peso del 7,9% sul totale degli occupati. In valore assoluto la presenza di immigrati nel mondo del lavoro in provincia dell'Aquila è inferiore a quella di Teramo (10.300 unità) e Chieti (10.300 unità) e superiore a Pescara (9.100 unità). Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione guadagni, nel 2011 è stata registrata una riduzione del 49 % delle ore complessive autorizzate per la CIG. Gli interventi ordinari sono cresciuti del 62,2%, mentre la cassa integrazione straordinaria è scesa del 74%.

“Nel 2011 il numero delle imprese di nuova costituzione è stato pari a 2.122 unità contro 1.864 cessazioni - ha dichiarato Francesco Prosperococco, direttore generale della Camera di commercio dell'Aquila - con un saldo di gran lunga inferiore a quello registrato nel 2010. Il tasso di crescita delle imprese complessivamente si è rivelato pari a +0,83%, poco superiore alla media della regione Abruzzo (+0,78%) e in linea con la media nazionale (+0,82%)”.

A destare preoccupazione sono le previsione per il 2012: “Nel I trimestre dell'anno è stato registrato un saldo negativo di 319 imprese, in provincia dell'Aquila. Siamo in una fase di netta recessione, in termini di occupazione e di Pil”.

Secondo la stima di Unioncamere, il 2012 si conferma l’anno “nero” per la crescita economica stando agli indicatori di reddito e occupazionali. Per la provincia dell’Aquila, si prevede un decremento medio del valore aggiunto, pari a -1,7 % contro un valore dello stesso indicatore per l’Abruzzo pari a -2% e per l’Italia -1,5%. Peggiora anche il tasso di disoccupazione, che passa dall'8,3% del 2010-2011 al 9,9% nel 2012 e a 10% nel 2013-2014.


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