La rabbia dei dipendenti Transcom contro il manager Boggio

''Le sue sono lacrime di coccodrillo''

17 Novembre 2009   19:16  

Riceviamo e pubblichiamo dai dipendenti dell call center Transcom di L'Aquila, ad un passo dal licenziamento.

'' Il titolo dell’articolo di Boggio apparso su Il Centro di lunedì 16 novembre, riguardo la triste vicenda Transcom, dice “Costretti ad andare via”.
Ebbene, non è proprio così! La sede aquilana, ribadiamo per chi non l’avesse ancora capito, non solo non se ne va via, ma ha raggiunto tutti gli obiettivi che il pianto greco del direttore generale Roberto Boggio non è riuscito a nascondere nel corso della sua lettera.

Ri-sottolineiamo che a L’Aquila è in atto un licenziamento collettivo di 276 lavoratori, che l’azienda ne “tratterrà” soltanto 69, che la strategia aziendale ha incentrato tutti i suoi sforzi ed interessi unicamente sul profitto, agitando come unici paraventi la crisi di mercato e l’inagibilità dei locali.

Quali e come sono in realtà i bilanci Transcom? Di quale inagibilità parla, se sono bastati pochi giorni di intervento da parte del proprietario dello stabile perché diventasse di nuovo agibile? E perché allora rimane? E dopo tutto ciò sembra, sempre dalle parole di Boggio, che Transcom si aspettasse addirittura solidarietà. E’ paradossale.
Se fosse vero ciò che il direttore dice perché chiede scusa alla città? Di cosa?

E poi dovrebbe spiegare secondo quale legge arcana un uccello possa tornare a volare quando gli sono state tagliate le ali. Quindi, anche questo “augurio” è palesemente contraddittorio.

E ancora, dovrebbe chiarire in cosa consista “assumersi le proprie responsabilità”, sempre come lui afferma, se non accetta neanche le giustissime e inevitabili critiche per non aver saputo o voluto coniugare, come altri fanno, gli interessi dell’azienda con la solidarietà verso i propri dipendenti che, lavorando a pieno ritmo e con indiscussa professionalità per più di nove anni, hanno costruito la sede aquilana, mandandola avanti benissimo e, ribadiamo, producendo un enorme fatturato.

Gli auguri vanno fatti alla “terremotata” Transcom! Eh sì, perché non basta la commessa milionaria che gli è stata elargita e la liquidazione quasi totale dei dipendenti. Non bastano i sicuri vantaggi della zona franca urbana e, magari, l’uso ricorrente a contratti atipici!

Poi è davvero inaccettabile, a livello razionale, lo sfogo di Boggio il quale, mentre auspica a parole (e soltanto a parole, che sono a costo zero) la rinascita dell’Aquila, afferma: “la soluzione E-Care l’abbiamo subita e certamente avremmo voluto un altro epilogo”. La qual cosa vuol semplicemente dire che la sorte di 276 persone è un fatto che non lo riguarda. E ce ne siamo accorti tutti!

I fatti parlano da soli, così come le sue affermazioni che, per quanto si dia da fare, evidenziano la sostanza vera di una realtà sotto gli occhi di tutti: quella di un’azienda che, in una catastrofe che ha attratto su di sé lo sguardo (e non solo) del mondo, ha pensato di aiutare e sostenere i suoi dipendenti, veramente terremotati, con un colpo finale. Il licenziamento.

E’ troppo parlare di cinismo? Le parole, a tali situazioni, si incollano da sole.


Un gruppo, sempre più numeroso, di dipendenti Transcom L’Aquila

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