Le seconde case terremotate e i figli di nessuno

di Dario Tudini

15 Settembre 2010   13:01  

Riceviamo e pubblichiamo

''Figli di nessuno: una volta questa frase era usata per indicare i bambini abbandonati davanti un ospedale, un convento o davanti case di facoltosi.

Ora con questa frase devono essere indicati i proprietari delle seconde case nel cratere del terremoto, ma bisogna sempre fare delle considerazioni, perché i proprietari delle seconde case si dividono in due raggruppamenti e precisamente:

il primo, fatto da quelle persone che avendo già la prima casa nel comune di residenza hanno voluto investire, magari con un notevole profitto affittandola a studenti, acquistando una seconda casa;

il secondo fatto da quelle persone che pur nascendo nel comune e in molti casi nella casa di famiglia si son trovati nella necessità magari avendo anche studiato di non trovare lavoro nel proprio comune e per questo si sono dovuti trasferire nelle grandi città magari in affitto, magari acquistando con notevole sacrificio quella che adesso viene indicata come prima casa ma non è cosi.

Io voglio parlare e se posso difendere i diritti di quest'ultimi che sono per me fratelli, sono le persone che con grande spirito di sacrificio hanno lasciato la loro terra natale, la loro casa di famiglia per poter farsi una vita.

Ma non hanno mai scordato le loro radici, la loro casa che per loro è la prima ed è per questo che pur di mantenerla si sacrificano tutt'ora ed è per questo che loro sono considerati, quelli che mantengono in vita i piccoli centri, perché oltre a portare denaro guadagnato in altri posti, loro, al contrario dei residenti ufficiali, pagano le tasse e i consumi come per esempio:

- ICI: non ci sono sconti per la seconda casa;
- Acqua, essi pagano come i residenti una quota fissa annua solo per starci pochi mesi se non giorni;
- Smaltimento rifiuti come sopra;
- Gas, telefono, energia elettrica, ecc. hanno le quote più alte in quanto non residenti.

Vedendo questo schema non esaustivo viene normale farsi una domanda: perché l'ho fanno? Quando questo territorio non gli ha dato nulla, quando, chiedendo ai governanti, di avere lavoro gli rispondevano che non c'è ne era.

E io rispondo è la forza del cuore, il richiamo alle radici, il luogo della nascita dei ricordi che li spingono ancora a lottare, non vorrebbero chiedere nulla come hanno fatto sempre, ma ora non possono anche perché gli anni passano e hanno sperato fino all'ultimo di tornare, magari in pensione nel loro luogo di origine e finire lì dove era cominciato il loro cammino.

Oggi a questi fratelli stiamo dando la stessa risposta che abbiamo dato anni fa praticamente gli abbandoniamo di nuovo specialmente ora nel momento del disastro dovuto al terremoto gli giriamo le spalle di nuovo.

Perché non inserire molte di queste seconde case nella ricostruzione? Per me sono da considerare come se fossero le prime.

Perché cacciare via i nostri fratelli? Non sono quelli che ci sostengono.
Perché chiudere e abbandonare i nostri paesi?

Perche le amministrazioni locali pur sapendo il rischio a cui si va incontro non fanno nulla nei confronti del governo centrale?

Perché tutti questi nostri fratelli devono morire giorno per giorno nella certezza di essere non solo stati truffati ma anche abbandonati.

Per tutto questo io chiedo una risposta per questi figli di nessuno.

Dario Tudini

foto di Monja Ianni


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