Lo sfollato speciale

01 Luglio 2009   13:37  

Fa un po' riflettere la copertina dell'Espresso, Fa ancor più riflettere il titolo da prima pagina urlato a piena ugula:

L'AQUILA TRADITA. DA UN LATO LO SPIEGAMENTO DI FORZE E L'EFFICIENZA PER IL G8, DALL'ALTRO LA DISPERAZIONE NELLE TENDOPOLI. TRA DISAGI, SPACCIO DI DROGHE E VIOLENZE. MENTRE LA TERRA NON SMETTE DI TREMARE

Da coprirsi le orecchie con le mani a conchetta, e toccarsi...ferro.

Nella decantazione semantica dalla locandina al testo dell'articolo di Riccardo Bocca, va detto invero, il titolo si sgonfia e l'articolo appare ben più articolato, restituendo un quadro della situazione aquilana, più o meno condivisibile, ma comunque legittima.

Bocca parla di ''disperazione che regna in certe tendopoli, ''qualcosa di impossibile da immaginare'' per chi viene da fuori, riferisce per quanto riguarda però la sola tendopoli di piazza d'Armi, di ''famiglie che vengono mischiate con i balordi'', di tende allagate o cotte dal sole, di uomini che camminano avviliti avanti e indietro sotto l'afa , di accoltellamenti, risse, retate, di imbarazzo della scelta per chi si deve procurare droghe leggere o pesanti.

Il titolo di prima pagina dell'Espresso, con un eccesso di zelo induttivista, generalizza tale desolante ma circoscritta situazione umana come status quo delle tendopoli.

E come ha insegnato il filosofo Karl Popper, in ogni generalizzazione c'è sempre il germe perlomeno dell'indelicatezza.

E infatti quella sensazionalistica copertina ha cominciato a circolare nelle tendopoli, provocando ilarità e scuotimenti di capo. Quasi nessuno aveva mai avuto l'impressione di vivere in una sorta di slum malavitoso dove la sera si fuma il crack oppure ci si spulcia a vicenda tra una coltellata e uno stupro. Certo la vita è dura, in tendopoli, ci sono momenti di sconforto e disperazione, vissuti normalmente con gran discrezione, e nessuno è riuscito ad auto-convincersi di essere in vacanza in un villaggio turistico della Sardegna.

Eppure la dignità, il decoro, l'aiuto reciproco tra gli sfollati, episodi di condivisione ed altruismo sono una realtà quotidiana più diffusa del quadro parziale raccontato dall'articolo dell'Espresso, che non a caso ha trovato entusiasta approvazione in particolare tra i per fortuna rari esponenti della sinistra radical shock che dipingono le tendopoli come una sorta di lager, una Guantanamo appenninica, ove gli agenti della Protezione civile, praticano scientemente la lobotomizzazione dei reclusi- sfollati, e sperimentano in vitro una trasformazione totalitaria del paese e dell'universo mondo.

Ma torniamo nella tendopoli Piazza d'Armi.

Tatiana, neuropsichiatra-sfollata che vive e opera nella tendopoli, ci spiega che effettivamente è inevitabile che si verifichino situazioni conflittuali in una comunità dove vivono ben 1200 persone, molte delle quali non si conoscevano, provenienti da luoghi e condizioni sociali eterogenee.

Nella tendopoli ci sono numerosi disabili fisici e psichiatrici, tossicodipendenti, e comunità di rumeni, peruviani e filippini. Ci sono come c'erano prima, nella città che non c'è più. La differenza è che ora vivono tutto il giorno in mezzo a tutti gli altri, perché insieme ai muri delle case sono crollate anche le invisibili pareti divisorie che evitavano la promiscuità tra classi, etnie, tra la feccia e le persone per bene.

Eppure, date queste premesse, gli episodi di violenza e intolleranza che si sono verificati a piazza d'Armi in tre mesi si contano sulle dita di una mano. Molti di meno, tutto sommato, di quelli che accadevano prima del 6 aprile, nelle notti di movida aquilana, dove l' alcol scorreva a fiumi, o nel chiuso delle quattro mura, dove le violenze, in particolare contro le donne, erano la normalità, come in tutta Italia. I litigi tra vicini di tenda sono infinitamente inferiori rispetto a quelli dei vicini di pianerottolo. In molti non partecipano più a quei raduni satanici che incitano alla sordida violenza chiamate riunioni di condominio. Sono crollati anche i potenziali tentativi di omicidio al semaforo, o per contendersi l'ultimo parcheggio disponibile.

Prezioso è stato in tal senso il lavoro svolto dai tanti assistenti sociali e animatori che nella tendopoli stanno operando. Ci riferiamo agli psicologi di Emergenza Abruzzo, agli assistenti sociali dell'Unitalsi, ai volontari della Comunità di Sant'Egidio, ai medici e pediatri della Asl, e di tante altre persone, che sono arrivati da tutto il mondo a dare una mano. ''Potrei raccontare- spiega Tatiana – storie di aquilani che prima del sei aprile erano razzisti, e che ora sono diventati amici di extracomunitari con cui talvolta condividono la tenda''.

Insomma gli eventi hanno obbligato molti cittadini a cambiare canale e sintonizzarsi sulla realtà. Che è sempre meglio , anche a L'Aquila, dell'arena del nulla di Maria De Filippi.

Per completezza di informazione, va infine detto che la tendopoli di Piazza d'Armi ha rappresentato per qualcuno una significativa elevazione della qualità della vita. E' il caso di un tossicodipendente, che chiameremo convenzionalmente Spadino, e che prima del sei aprile dormiva sulle panchine anche in inverno e campava di elemosina. Ora fa pasti regolari, sani e assicurati, è molto meno emarginato, e sta pure meditando di smettere di drogarsi.

Un titolone in prima pagina << SPADINO L'HA PRESA COME UNA BELLISSIMA VACANZA! >> , ci rendiamo però conto, non farebbe vendere molte copie ad un settimanale d'inchiesta.

Filippo Tronca


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