Lo storico Raffaele Colapietra risponde ai

16 Ottobre 2007   12:03  
"In una repubblica democratica che in tanto esiste in quanto ha respinto, combattuto ed eliminato il fascismo asservito ad Hitler (il 2 giugno delle pompose parate militari non ci sarebbe senza il 25 aprile dei quarantamila morti partigiani e delle innumerevoli vittime delle stragi) qualunque riferimento politico e civile al fascismo, a cominciare dalla famigerata targa ad Adelchi Serena, andrebbe ipso facto eliminato. Ma i tristissimi tempi che corrono, oggi che nasce un partito che non tende ad eliminare Berlusconi, come pretendevano i milioni di italiani che l’hanno votato, bensì a modificare ed a correggere Berlusconi, a realizzare il suo programma meglio di quanto egli non abbia saputo fare, ad intercettare i suoi delusi ed i suoi scontenti, e non a mobilitare i suoi avversari, oggi che la subalternità è la parola d’ordine vincente, per alternarsi con l’ avversario oggi a me domani a te non per essere alternativi ad esso o io o tu, i tristissimi tempi che corrono, dicevo, impongono qualche puntino sulle i. Ho parlato di politica e di vita civile, non di cultura e di storia: queste ultime esigono di studiare il fascismo e di comprenderlo come qualsiasi altro periodo storico, come a Milano si studiano gli Austriaci, a Roma Pio IX ed a Napoli i Borboni: ma la politica e la vita civile ci impongono di eliminarli, cosi come Milano non ha intitolato nessuna via a Francesco Giuseppe nè Napoli a Ferdinando II. Alla politica abbiamo fatto cenno: ma la vita civile sembra suggerirci, ed anzi strepita con gli imbrattatori della carta stampata e con gli isterismi televisivi, che si ha ben altro a che pensare che non alle targhe delle strade. È vero, il capo dello Stato, è andato clandestinamente a rendere omaggio al luogo natale di Gramsci, dei fratelli Rosselli in giugno e di Salvemini in settembre non si è ricordato nessuno, di Turati in novembre con tanto parlare di libertà, di laicismo, di riformismo, non si ricorderà nessuno. La repubblica democratica è figlia di nessuno: e questo fa molto comodo ai fascisti. Togliere la targa di Serena significa che la repubblica democratica è figlia dei nemici di Serena, senza i quali i fascisti di oggi non sarebbero che i lustrascarpe dei gauleiter nazisti. Serena era un individuo di terz’ordine di grande intelligenza, come tutti gli aquilani, e di grandissima ignoranza, come quasi tutti gli aquilani, messo a fare il mozzo di stalla di quel pachiderma che era il P.N.F. degli ultimi anni del regime. Sarei curiosissimo di sapere che cosa potrebbero presentare di lui i bravi camerati che si sono proposti di promuovere convegni e pubblicazioni su Serena. Serena è stato non solo il migliore ma l’unico capo dell’amministrazione municipale aquilana che abbia avuto una visione urbanistica della città (non del territorio, abbandonato al degrado): questo l’ho detto io più di una volta, e non c’è bisogno che lo ripetano i camerati. Serena ha avuto poi altissime e gravissime responsabilità di potere e di governo negli anni peggiori del regime, dalle leggi razziali alla guerra e dall’asservimento alla Germania, responsabilità che, nel migliore dei casi, dovrebbero farlo dimenticare per sempre. A suo tempo, per mettere con bel garbo il tutto a tacere, proposi il nome di Paolo Vietti Violi non soltanto per la piscina ma per tutto il grandioso complesso polisportivo, purtroppo non condotto a termine, di cui egli fu il geniale progettista fin dal 1928. Che ne dite, camerati bamboccioni? Tutto sommato, vi conviene, perché nel 1928 Serena era podestà dell’Aquila e fu lui a dare l’incarico a Vietti Violi. Raffaele Colapietra

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