Mafie sulla ricostruzione. La Procura aquilana alza la guardia

02 Novembre 2010   15:11  

Si infittisce la rete di collaborazioni fra la Procura distrettuale antimafia dell'Aquila e quelle di Bologna, Napoli e Reggio Calabria.

A quest'ultima nei prossimi giorni il procuratore Alfredo Rossini potrebbe chiedere le carte relative all'indagine che ha portato all'arresto di 33 persone e a sgominare la cosca Borghetto-Caridi-Zindato che attraverso l'imprenditore aquilano Stefano Biasini pare stesse tentando di mettere le mani sugli appalti della ricostruzione post terremoto.

Resta alta la guardia sul fronte delle infiltrazioni malavitose da parte della Procura del capoluogo che da tempo indaga sulle mosse dei vari gruppi criminali. Ne è dimostrazione il fatto che già tempo addietro alla procura distrettuale antimafia di Bologna è stato chiesto l'invio di documentazioni per controlli patrimoniali su alcune società con sede a Reggio Emilia e operanti a L'Aquila sospettate di avere rapporti con la 'ndrangheta. Analoga collaborazione è stata intavolata con la Procura partenopea in relazione ad aziende che si presume siano legate alla camorra.

Il piatto dei fondi destinati alla ricostruzione è ricco e non può non far gola ai gruppi criminali, siano essi più o meno capillari e organizzati.

Ricorda il Gip nell'ordinanza di custodia cautelare per i 33 appartenenti al clan Borghetto-Caridi-Zindato: Santo Giovanni Caridi (finito in cella sabato e ritenuto una sorta di socio occulto del costruttore aquilano Stefano Biasini) nel 1997 è stato denunciato per associazione mafiosa, nel 1999 è stato destinatario di provvedimento di sequestro dei beni e nel 2000 è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale”.
Risulta difficile credere, insomma, che il “gancio” dei calabresi a L'Aquila, Stefano Biasini, potesse non sapere con chi aveva a che fare.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore