Mario Batali, imperatore della cucina in usa

14 Dicembre 2007   22:13  
di Lino Manocchia - Sorridente e atticciato, più che un grande cuoco lo direste un atlteta di lotta libera. Cervice granitica, fronte spaziosa, priva di capelli, e una barbetta rossiccia che fa da cornice al suo eterno sorrriso. Ha raggiunto 47 anni. Nato a Yakima, nello stato di Washington, estrema frontiera degli Usa nel West, trascorre la sua interessante vita tra il Village di New York e North Port (Michigan), insieme alla consorte Susi con la quale ha festeggiato 13 anni di matrimonio, e i due figli Leo e Benno. Una vita calma, dunque, lontana dal tran-tran della vita moderna? Illusione. Nelle vene di Mario Batali, italiano di stirpe, americano d’anagrafe, scorre sangue abruzzese. Lo chiamano “l’imperatore dell’arte culinaria italiana”. La sua corona anzichè di preziosi, è tempestata di ristoranti, sparsi ovunque e il “Babbo” di New York, resta il suo trono. Era giovincello ambizioso allorché si portò a Londra dove svolse il praticandato con un cuoco di grido (Pierre White) per poi tornare nella Patria degli avi. I nonni provenivano da Chieti e Mario si ritrovò nel villaggio di Borgo Capanne (200 persone) frazione del Comune di Granaglione (Emilia) dove si forgiò e dopo tre anni fece ritorno a New York dove lo attendeva un futuro carico di soddisfazioni, oro e allori. Mario avrà mai pensato che un giorno diventava proprietario di una dozzina di ristoranti? Il “Man of the year”, “Best chef" nel 2005, ”Iron chef of America”, avrebbe avuto a che fare con la tv e programmi seguitissimi come “Molto Mario”, avrebbe scritto una diecina di libri, ultimo quello allestito per le migliaia di tifosi della serie automobilistica Nascar, in gran parte del sud degli Usa, ai quali ha insegnato anche come si preparano alcuni piatti piccanti di quelle regioni. “E’ tutto un bel sogno a occhi aperti, ecco cosa è stata la mia vita - confessa - fatta di una successione di avvenimenti uno piu’ forte dell’altro". Mario è impegnato con i suoi famosi locali sparsi in Italia, Las Vegas, Los Angeles e New York, ma non dimentica di aver iniziato a lavorare, mentre studiava, lavando i piatti nel ristorante “Studd yer face” del New Jersey, per invertire ben presto il ruolo in pizzaiolo. Ora si appresta a inaugurare al “Venetian hotel” di Las Vegas anche una gustosa pizzeria, cui farà seguito quella di Los Angeles che porteranno il nome di “Pizzeria e osteria Mozza”. Le interviste tolgono il buonumore al maestro dei cuochi “per quella invadenza sbrigativa, quell’atmosfera da esame”. Comunque, a una nostra domanda: ”A quando il Nobel per la gastronomia?", risponde col sorriso a mezz’asta: ”Non credo di essere io il candidato". L’assegnazione verrà quando si risolverà la fame nel mondo". Il suo primo trionfo arrivò nel 1998 quando con Joe Bastianich (figlio della regina della culinaria Lidia Bastianich, salutava l’arrivo di ”Babbo” il locale famoso, che oggi si avvale della cooperazione di circa 200 addetti ai lavori. Quasi non bastassero questi posti dorati, la tv insegue tuttora Mario che ha accettato di esibirsi in un nuovo “show” sulla nota rete Pbs, con la famosa attrice Gwyneth Paltrow, presentando la cucina spagnola e un’altro, nel 2008, concentrato sulla cucina italiana. “Perché se ho ottenuto un po’ di prestigio (anche modesto, ndr) lo devo all´ineguagliabile cucina italiana - dice - Mi donano coraggio e un certo orgoglio quelle lettere dei clienti, dopo una cena in uno dei miei posti. Come quella che dice: ´Mario la tua vita è fatta per creare pietanze che sanno di favola”. Oppure: "Mario tu sei un poeta della cucina, le tue pietanze sono poetiche, semplici, deliziosamente italiane´". Fortemente attaccato ai sentimenti familiari “l’imperatore” non dimentica le sue origini e ogni volta che torna in Italia (e lo fa molto spesso) non può tralasciare di visitare i luoghi dei suoi antenati, gli amici che gli raccontano episodi di famiglia e con essi brinda al futuro. Mario è un bravo “ragazzo”. La mamma gli ha raccontato delle usanze abruzzesi, le barzellette, i cori e certe pietanze che il grande “chef” ha “ripetuto” nei menu. Nel corso dei suoi show televisivi ha più volte insegnato agli incantati americani certe sfumature indicando loro i tortelloni, la soppressata, i calamari fritti di cui i clienti vanno pazzi e tante “ricette” da molti imitate ma mai eguagliate. Evitando la consueta intervista che abbiamo concentrato nel discorso introduttivo, abbiamo chiesto a Mario, essendo un esperto, di dirci - senza tirare in ballo la reclam - cosa e quali posti dell’Abruzzo visita spesso e ricorda con piacere. “Mi piace la regale e raffinata città di Sulmona per i suoi confetti e per certe coperte di lana confezionate dai locali - rivela - A L´Aquila esistono molte trattorie, come Elodia e la "Salette Aquilane”, le mie favorite. pura espressione della cucina locale. Mezzora di macchina e troviamo “L’Angolo d’Abruzzo” in Carsoli dove si mangia anche bene. Pescara - prosegue - quella moderna elegante città portuale, vanto dell’Abruzzo, è ricca di squisita cucina locale, che io preferisco specialmente per i suoi due menu come la “Cantina del Jozz” e “La Lumaca. Ambedue offrono pietanze abruzzesi degni di enciclopedia”. A Chieti, la città di mia nonna, presenta al centro storico il “Venturini”, dove, se sei fortunato, puoi trovare anche pezzi di coratella allo spiedo. Dieci minuti più tardi ti trovi a Guardiagrele con la classica trattoria “Villa Maiella” che accompagna il tutto con verdure locali e un prezzo veramente di favore. “Insomma - conclude Mario - ogni volta che vado in Italia (e in Abruzzo) si riaccendono in me quelle fiaccole di italianità che ti rendono orgoglioso. Anche perché se oggi mi chiamano… come mi chiamano? ("Imperatore della cucina", suggerisco, ndr), lo devo ai miei avi che mi hanno messo al mondo, al destino, che mi è stato amico e alla mia operosità e iniziativa made in Italy. “Domani tornerò a casa per festeggiare con i miei la nascita del Bambin Gesù e per consumare, tutti assieme, i “biscotti della nonna”, tradizione tipicamente natalizia". Più chiaro di così Mario Batali non poteva esserlo.

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