Molinari: 'La tragedia di Haiti? La risposta è nella fede'

Il vescovo dice la sua sulla catastrofe

28 Gennaio 2010   11:30  

"Un filosofo cattolico francese contemporaneo ha scritto un bel libro: "Giobbe e l'eccesso nel male". Ripercorrendo la storia di questo giusto che soffre il nostro filosofo critica la strana visione morale dell'antico popolo di Dio, per il quale la sofferenza era una punizione alle colpe dell'uomo. Sia il libro di Giobbe e sia Gesu', nel Nuovo Testamento, ci dicono che non e' cosi'". Inizia cosi' una riflessione dell'arcivescovo dell'Aquila, mons. Giuseppe Molinari, sul teremoto di Haiti, pubblicata sul quindicinalde diocesano 'Vola'. "L'eccesso del male, la sofferenza dell'uomo di tutti i tempi non puo' essere spiegata solo con la nostra povera ragione. La sofferenza - dice il presule - e' un mistero grande, che solo Dio conosce. Noi Aquilani abbiamo sperimentato, nella nostra tragedia, tanta sofferenza nostra e degli altri. E ci sono venuti alla mente tanti interrogativi. In questi giorni la televisione ci mostra le scene insopportabili dell'immensa tragedia del popolo di Haiti. In quel popolo riviviamo la nostra sofferenza accresciuta in modo incredibile. E ci accorgiamo anche come, pur nel nostro dolore, abbiamo sperimentato tanta solidarieta'. E' triste vedere, ad Haiti, una feroce lotta tra poveri pur di avere un pezzo di pane o una bottiglia d'acqua. Questo da noi non c'e' stato. Lo Stato e un esercito di volontari ci hanno fatto sentire subito la loro vicinanza affettuosa ed hanno portato i loro soccorsi. Ad Haiti, addirittura, c'e' il pericolo che tanti nostri fratelli, sopravvissuti al terremoto e spesso salvati in modo miracoloso, ora rischiano di morire di fame. E mi viene da pensare: come e' possibile che in un mondo come il nostro, con tecnologie cosi' avanzate, con possibilita' incredibili di servirsi dei mezzi piu' veloci per accorciare le piu' grandi distanze, non si riesca a creare tanta solidarieta' per portare subito l'aiuto che in questo momento occorre? E poi? lo spettacolo impossibile dei bambini. E' proprio tanto difficile - si chiede l'arcivescovo - superare le barriere assurde della burocrazia per poter salvare tante piccole vite? Ma aldila' di queste domande, che ci coinvolgono tutti, perche' tutti possiamo far sentire il nostro aiuto, una domanda di fondo rimane. Con una tenacia ed una impertinenza enorme: perche' Signore? Perche' il terremoto dell'Aquila? Perche' il terremoto di Haiti? Perche' tanti innocenti che soffrono? Ma veramente e' questo il mondo uscito dalle tue mani? Il Signore non si arrabbia se gli facciamo queste domande (come Giobbe). Anzi? sono un segno che ancora crediamo in Lui. Altrimenti con chi ci stiamo sfogando e confrontando, in modo anche duro? Ma come abbiamo gia' detto la risposta non e' nella nostra ragione. E' solo nella nostra fede. Ed e' solo un inizio di risposta. Perche' solo incamminandosi nei sentieri della fede scopriamo, a poco a poco, che non sappiamo quasi nulla del mistero che ci circonda. Scopriamo, come ha scritto un poeta, che la nostra vita e' solo una sillaba di un discorso che durera' per tutta l'eternita'. Scopriamo, soprattutto, che per noi cristiani la risposta non e' in una filosofia astratta, ma in una Persona, che e' Gesu' di Nazareth. Il quale da Dio si e' fatto uomo. E diventato uomo ha preso su di se tutte le nostre debolezze, tutte le nostre colpe. Ed e' morto sulla croce, gridando: 'Dio mio, Dio mio, perche' mi hai abbandonato?'. In realta' non e' stato mai abbandonato. Da quella morte e' nata la nostra salvezza. E dopo quella morte e' risorto. E se crediamo che e' risorto - osseva Molinari - allora l'eccesso del male che abbiamo visto a L'Aquila e che stiamo vedendo ad Haiti non ci fa piu' paura". (AGI)


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