"Negligenza, imprudenza e imperizia": le carte del Pm che accusano i componenti della Grandi rischi

27 Maggio 2011   10:09  

L’obiettivo, evidentemente mancato, era quello di “fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane”. Questo era il motivo per il quale la Commissione Grandi rischi, l’organo di consulenza tecnico-scientifica del Dipartimento della Protezione civile, decise di riunirsi il 31 marzo 2009 a L’Aquila, il cui territorio era interessato da uno sciame sismico iniziato nel giugno dell’anno precedente. E nella corposa memoria del pm Fabio Picuti, lunga oltre duecento pagine, entra anche una tabella che occupa una dozzina di cartelle dove sono elencate le centinaia di scosse che si susseguirono dal primo giugno 2008 al sei aprile 2009.

Quello che però dissero, alla fine di quella famigerata riunione, ogni aquilano lo ha ben impresso nella propria mente.

Fra i consigli dispensati alla popolazione in apprensione si ricorda senz’altro quello di Bernardo De Bernardinis, allora vice capo della Protezione civile: andate pure a bere un buon Montepulciano doc.

La colpa di sette dei componenti della Commissione, finiti sotto processo, è “consistita in negligenza imprudenza, imperizia” scrive il pm Fabio Picuti nella memoria della quale pubblicheremo ampi stralci.

Gli imputati avrebbero violato le norme “in materia di disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni; effettuando, in occasione della detta riunione, una valutazione dei rischi connessi all’attività sismica in corso sul territorio aquilano dal dicembre 2008 approssimativa, generica ed inefficace in relazione alle attività e ai doveri di previsione e prevenzione; fornendo, in occasione della detta riunione, sia con dichiarazioni agli organi di informazione sia con redazione di un verbale, al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, all’Assessore Regione Abruzzo alla Protezione Civile, al Sindaco dell’Aquila, alla cittadinanza aquilana, informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame, in tal modo vanificando le finalità di tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri grandi eventi che determinino situazioni di grave rischio” scrive il pubblico ministero, che fa abbondante ricorso proprio alle registrazioni audiovisive trasmesse dalle emittenti tv e inserendo nella memoria le trascrizioni delle interviste di Abruzzo24ore.tv.

Gli esperti della Grandi rischi, che a sentire le arringhe dei propri difensori in sede di udienza preliminare sembrava si fossero tutti trovati in quella sede per caso, affermarono che sui terremoti “non è possibile fare previsioni”, “è estremamente difficile fare previsioni temporali sull’evoluzione dei fenomeni sismici”, “la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore” – dichiarazioni riportate nella memoria del pm, che però le ritiene contraddette da altre del tipo “qualunque previsione non ha fondamento scientifico”, “i forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile il rischio a breve di una forte scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta”, “non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento”, “le registrazioni delle scosse sono caratterizzate da forti picchi di accelerazione, ma con spostamenti spettrali molto contenuti di pochi millimetri e perciò difficilmente in grado di produrre danni alle strutture, c’è quindi da attendersi danni alle strutture più sensibili alle accelerazioni quali quelle a comportamento fragile”.

Prima ancora che di disinformazione, mancato allarme o rassicurazioni fatali, si potrebbe dunque parlare semplicemente di disorientamento.

E scrive ancora Picuti: qualificarono “lo sciame sismico che interessa L’Aquila da circa tre mesi come un normale fenomeno geologico”. Dichiararono che lo sciame “si colloca diciamo in una fenomenologia senz’altro normale dal punto di vista dei fenomeni sismici che ci si aspetta in questo diciamo in questa tipologia di territori che poi, è centrata attorno all’Abruzzo però, ha colpito un po’ il Lazio, un po’ le Marche, oscillata diciamo nella zona del centro Italia”.

E poi, la chicca, sulla quale qualcuno ha sorriso, altri hanno tirato un sospiro di sollievo e altri ancora, purtroppo, hanno poi pianto: “c’è uno scarico di energia continuo, non c’è un pericolo”.

Per l’accusa, insomma, i sette ora sotto processo vennero “meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro qualità e alla loro funzione e tesi alla previsione e alla prevenzione e ai doveri di informazione chiara, corretta, completa”.

(MS)


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore