Numero chiuso UnivAQ, la Inverardi accelera l'iter, ma perde lucidità e sbaglia

15 Maggio 2014   13:19  

La recente decisione del Senato Accademico dell'Università dell'Aquila di introdurre il numero programmato, a partire dall'anno accademico 2014-2015, nei corsi di Biotecnologie, Scienze Biologiche e Scienze Psicologiche Applicate, per precisa volontà della Rettrice Prof.ssa Paola Inverardi, è da ritenere, oltre che irricevibile per lo scorretto iter procedurale adottato, decisamente inopportuna dal punto di vista strategico in una logica di competitività e sviluppo del nostro ateneo nel contesto regionale e nazionale.

L' "ostinata tenacia", infatti, che la Rettrice ha mostrato nel volere a tutti i costi raggiungere l'approvazione in Senato dell'introduzione del numero chiuso non trova alcuna giustificazione né per la scansione del percorso deliberativo adottato, né tantomeno per il raggiungi mento di effettivi vantaggi per la nostra università, soprattutto tenendo conto della delicata fase che saremo chiamati ad affrontare a seguito della scadenza dell'accordo di programma prevista nel dicembre del 2014, che comporta la reintroduzione del pagamento delle tasse. Una decisione così importante avrebbe dovuto essere più adeguatamente discussa e valutata e più ampiamente condivisa, sia nel nostro ateneo sia coinvolgendo le realtà territoriali che sono intimamente legate con il rilancio e lo sviluppo della città Aquila, città che si può sostanzialmente identificare socialmente ed economicamente con il suo ateneo.

Nessun dato inerente la situazione e la programmazione didattica nella nostra università giustifica la scelta di limitare il numero di immatricolazioni a livello locale. I numeri semmai ci suggeriscono ben altre strategie da adottare se consideriamo che ben il 100% degli altri Corsi di Laurea triennale attivi presentano tutti una numerosità di iscritti al di sotto del potenziale formativo indicato dai Dipartimenti, in alcuni casi in modo inaccettabile (range: da -20% a -83%).

La situazione nei Corsi di Laurea Magistrale è addirittura più grave, con la presenza di negatività che superano abbondantemente il 90% (Es: 4-7 studenti iscritti a fronte di un potenziale formativo pari a n. 80). In questa realtà, quindi, la scelta di introdurre il numero chiuso a livello locale per i corsi di laurea più attrattivi del nostro ateneo ci sembra folle.

Concludo rilevando che, oltre al"discutibile" iter adottato nel percorso decisionale, con evidenti irregolarità statutarie la cui interpretazione dovrà essere oggetto di valutazione negli ambiti opportuni, non condividiamo la proposta di risolvere il problema relativo all'elevato numero di immatricolazioni con l'introduzione del numero programmato.

SE ABBIAMO UNA CASA PICCOLA ED UNA FAMIGLIA NUMEROSA LE SOLUZIONI SONO SOSTANZIALMENTE DUE: ALLARGARE LA CASA O RESTRINGERE LA FAMIGLIA.

NOI ABBIAMO FORTEMENTE SOSTENUTO LA PRIMA!

Prof. Maurizio Biondi, rappresentante del Dipartimento MESVA in Senato Accademico

 

La Legge 264/1999. in merito alla eventuale adozione del numero chiuso, lo parametra a specifiche esigenze formative (laboratori ad alta specializzazione, di sistemi informatici e tecnologici o comunque di posti-studio personalizzati; obbligo di tirocinio come parte integrante del percorso formativo, da svolgere presso strutture diverse dali' ateneo)

I tre Corsi di Studio per i quali il Senato Accademico, a maggioranza e con il l'arere contrario di TUTTI gli altri Organi competenti. non ricadono nelle condizioni definite dalla L. 264/1999 sopra riportate.

La Nota del Ministro Mussi del 16 marzo 2007 tesa a chiarire le differenze fra potenziale formativo e numero chiuso, recita:

• ... i criteri di accesso all'università. e dunque anche la prevIsIone del numerus clausus. non possono legittimamente risalire ad altre fonti. diversa da quella legislativa ....

• Ogni limitazione del numero degli accessi al di fuori delle fattispecie indicate dalla legge costituisce pertanto un'ingiustificata limitazione del diritto allo studio garantito dall'art. 34 della Costituzione, in più casi censurata d"i gilldici amministrativi.

• Né può valere il richiamo ai criteri dettati dal D.M. 27 gennaio 2005. n. 15, così come modificato dal D.M. 23 marzo 2006, n. 203, finalizzati esclusivamente all'attivazione di un corso e al suo inserimento nella Banca dati dell'offerta fonnativa, previa verifica del possesso dei requisiti minimi previsti. perché la presenza o l'assenza degli stessi non giustifica la programmazione degli accessi disposta dagli Atenei.

• In particolare, il previsto indicatore della "numerosità" è preordinato a garantire allo studente la congruenza tra la formazione impartita ed il raxxiunximento degli obiettivi formativi previsti nell'ordinamento didattico, ma non può giustificare la programmazione del relativo accesso.

• Si ritiene pertanto che nell'ipotesi di una numerosità superiore a quella indicata dai predetti provvedimenti ministeriali, l'Università valuti la più razionale utilizzazione delle risorse a disposizione, anche attraverso la duplicazione o triplicazione del corso. Sempre in tali ipotesi, si ravvisa l'opportunità che l'Ateneo attivi, eventualmente un procedimento mirato a razioflulizzare l'offerta formativa ridl/cendo il numero dei corsi attivati.

• Le anomalie dell'iter procedurale seguito ed il ruolo sancito dalla Legge Gelmini (240/2010) del Consiglio di Amministrazione Parere favorevole vincolante del CdA seduta del 9 maggio u.s. (CONTRARIO)

Non raggiungimento del numero legale nella seduta del 13 maggio (non si poteva ri-deliberare su quanto già bocciato dal CdA solo 4 giorni prima) Parere del Nucleo di Valutazione (non è stato richiesto) Parere del Consiglio Studentesco (non è stato richiesto ma ugualmente formulato: CONTRARIO)

In una nota ufficiale alla Rettrice dell'n dicembre 2013 (prot. 6240), la Prof.ssa Cifone, relativamente alla programmazione didattica, per conto del Consiglio di Dipartimento, scriveva: Il Consiglio, in generale, ritiene indispensabile che l'Ateneo detti linee politiche e strategiche ben definite in termini di corsi ad altissima attrattività su cui si intende investire. I corsi a più alta attrattività devono essere considerati come punti di forza e non come punti di criticità negativa per l'Ateneo. In questa prospettiva, il Consiglio auspica, nel rispetto del diritto allo studio e alla luce dell'importanza che la popolazione studentesca ha per il nostro territorio, che gli Organi deputati a fare le scelte strategiche tengano in debita considerazione la proposta di mantenere l'offerta formativa per l'a.a. 2014/2015 attuale, nel rispetto del raggiungimento "graduale" dei requisiti di docenza quantitativi e qualitativi previsti dal DM 47/2013.

Ciò consentirebbe di avere il tempo di fare eventuali interventi co"ettivi a partire dall'a.a. 2015/2016, laddove i parametri richiesti dal MiUR non subiscano modificazioni.

Direttrice del MESV A: Prof.ssa MG CIFONE

 

In conferenza stampa erano presenti fra gli altri:

Direttrice del MESV A: Prof.ssa MG CIFONE

• Membri del Senato Accademico:

• Prof.ssa FERNANDA AMICARELLI (Coordinatrice Sezione di Scienze Biologiche e Biotecnologiche)

• Prof. MAURIZIO BIONDI (Coordinatore Sezione di Scienze Ambientali)

• Prof.ssa ANNA MARIA D'ALESSANDRO (Rappresentante dei Ricercatori e Referente Qualità)

• Prof. CARMINE MARINI (Professore di Area Clinica)

• Presidente del Consiglio di Area Didattica di Biotecnologie: Prof.ssa CARLA TATONE

• Presidente del Consiglio di Area Didattica di Scienze Biologiche: Prof.ssa GIORDANA MARCOZZI

• Presidente del Consiglio di Area Didattica di PsicologiaProfSIMONETTA D'AMICO


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