Il recente rapporto della Fondazione Gimbe rivela una drammatica realtà sanitaria in Abruzzo, evidenziando che più di 120mila cittadini sono costretti a rinunciare alle cure mediche a causa di difficoltà economiche.
Il consigliere regionale ed ex assessore alla Sanità, Silvio Paolucci (PD), ha espresso preoccupazione per i dati allarmanti emersi dall’analisi, che ha preso in considerazione le informazioni Istat del 2023 riguardanti il sistema sanitario nazionale. Secondo il rapporto, l’Abruzzo ha il 9,2% di famiglie che non possono permettersi di accedere alle cure, ben al di sopra della media nazionale del 7,6%. Questo pone la regione tra le più problematiche in Italia, posizionandola al quarto posto dopo Sardegna, Lazio e Marche. In termini assoluti, 120.704 persone rimangono escluse da prestazioni sanitarie fondamentali, un dato che fotografa una situazione grave.
Il rapporto di Gimbe non si limita a fornire queste informazioni; mette in evidenza anche il tracollo dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), posizionando l'Abruzzo in fondo alla classifica nazionale. Paolucci sottolinea che «il trionfalismo del presidente Marsilio riguardo all’apertura di nuovi ospedali di comunità, privi però di servizi adeguati, è stato punito dai dati». La regione registra un punteggio negativo di -30,86 nei Lea, mantenendo l’Abruzzo tra le sei aree rosse italiane per tre parametri cruciali: prevenzione, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. I punteggi specifici, rispettivamente 49,31, 62,18 e 73,10, portano a un totale di 184,59, classificando l'Abruzzo come "regione inadempiente".
Inoltre, Gimbe analizza anche il fenomeno della mobilità passiva, ovvero la tendenza dei pazienti a cercare cure al di fuori della regione. I dati mostrano un saldo negativo, con l'Abruzzo al sestultimo posto a livello nazionale, caricando oltre 100 milioni di euro di spese sanitarie aggiuntive. La situazione solleva interrogativi sul futuro della sanità regionale.
«L'autonomia differenziata si configura come la ciliegina su una torta già indigesta per l’Abruzzo», afferma Paolucci. Questa situazione potrebbe intensificare le difficoltà per le regioni già in crisi, come dimostrano i segnali preoccupanti del sistema sanitario nazionale, compromesso da politiche inadeguate e difficoltà regionali. «Abbiamo proposto, a livello nazionale, una legge per il “Riordino della disciplina in materia sanitaria” che avrebbe garantito un adeguamento della spesa sanitaria», continua l'ex assessore. L’idea centrale era di stabilire un finanziamento per il servizio sanitario nazionale non inferiore al 7,5% del Pil dell’anno precedente. «Se ci avessero dato ascolto, oggi non saremmo a un misero 6,2% con il rischio di ulteriori riduzioni».
In conclusione, il rapporto della Fondazione Gimbe mette in luce una sanità sempre più in difficoltà in Abruzzo, dove le persone in difficoltà economica non hanno accesso alle cure necessarie. «Stiamo lanciando allarmi da mesi», afferma Paolucci, richiamando l'attenzione sulla crescente povertà delle famiglie e sulla fragilità del sistema regionale. L'introduzione dell'autonomia differenziata, insieme ai crescenti disavanzi delle Asl (quasi 200 milioni di euro), aggravano una situazione già critica, sottolineando il fallimento di un sistema che dovrebbe garantire il diritto alla salute.