Omicidio di Bomba, assolta Maria Di Carlo madre della vittima

21 Gennaio 2009   19:33  

Ore 20, 30   Assolta per non avere commesso il fatto Maria Di Carlo, 73 anni, la donna comparsa dinanzi al Gup di Lanciano per rispondere dell'omicidio della figlia, Maria Antonietta Mastrangelo, la quarantottenne uccisa in casa, nel centro storico di Bomba (Chieti), l'11 febbraio 2005. Confermata così la richiesta avanzata in mattinata dal pm Mirvana Di Serio. Quest'ultima già nel 2007 aveva chiesto l'archiviazione del caso, per insufficienza di prove, allora respinto da un altro gip. Soddisfatto della sentenza il difensore dell'anziana. Mastrangelo fu aggredita in casa e colpita alla testa ma l'arma non è stata mai trovata. L'autopsia rivelò che la morte avvenne dopo una lunga agonia.

Ore 15,30   Assoluzione per insufficienza di prova è la richiesta fatta dal pm Mirvana Di Serio sull'accusa di omicidio volontario, aggravato da futili motivi e dai legami familiari, nei confronti di Maria Di Carlo, 73 anni, madre della vittima Maria Antonietta Mastrangelo, la quarantottenne uccisa in casa, nel centro storico di Bomba, l'11 febbraio 2005. La Mastrangelo era deceduta nella propria abitazione a seguito di percosse con corpi contundenti e lasciata agonizzante sul pavimento. Oggi si è tenuto il rito abbreviato al Tribunale di Lanciano dinanzi al gup Francesca Del Villano Aceto, su richiesta del difensore della Di Carlo, l'avvocato Massimo Biscardi. La sentenza è attesa in tarda sera. Il procedimento è approdato al gup dopo un supplemento d'indagine. La Di Carlo si é sempre dichiarata estranea ai fatti. Fin dall'inizio il procedimento è stato indiziario e fitto di misteri, senza la scoperta neppure del movente. Nel 2007 il pm Di Serio chiese l'archiviazione per la Di Carlo, ma si opposero i familiari della vittima, ottenendo dal gip Massimo Canosa un supplemento d'indagine, successivamente chiusa con l'attuale richiesta di rinvio a giudizio per la madre della vittima. Gli indizi contro la donna sarebbero nati da presunti tentativi di depistaggio delle indagini con pressioni su testi e congiunti per crearsi un'alibi e uniformare le testimonianze, secondo cui il pomeriggio della tragedia l'indagata era a casa sua, alla finestra.


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