Orsi aggressivi e ambientalisti da sofà: polemica tra Arpo e Parco

18 Novembre 2011   19:18  

Continua l'accesa dialettica a distanza tra l'Arpo, Associazione Regionale Allevatori Ovicaprini, da una parte, Pnalm, wwf e assessorato reginale dall'altra,  sulle politiche di tutela dell'orso (e dei pastori). La polemica è stata innescata da una aggressione da parte di un plantigrado nei contronti di un pastore di Chiarano, accadimento negato dai secondi, ribadita nella sua gravità dall'Arpo.

A seguire le note in rapida successione temporale dell'assessore regionale Febbo e del presidente dell'Arpo Nunzio Marcelli

FEBBO: ''NON CI RISULTA NESSUNA AGGRRESSIONE''

«A memoria d’uomo non si conosce nessuna aggressione di un orso marsicano all’uomo, tantomeno ai pastori che da millenni convivono con il plantigrado sulle nostre montagne».  Questo il commento di Dario Febbo, Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise alla notizia diffusa ieri di una presunta aggressione ad un pastore, da parte di un orso marsicano, in uno stazzo sull’Altopiano delle Cinquemiglia. 

«Come al solito, afferma il Direttore, un evento legato all’orso viene strumentalizzato al punto di ingigantire, un fatto questa volta accaduto in un contesto naturale, perché l’orso era a casa sua, sulle montagne, e renderlo tragico urlando a gran voce al grosso pericolo corso dal pastore. Pericolo che in realtà non c’è stato». Anche l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità del Cfs di Castel di Sangro, ha smentito ogni presunta aggressione di orso  a qualsivoglia pastore: «Prendiamo atto della smentita dello stesso allevatore e del pastore  riprende il Direttore, non riusciamo invece a comprendere le dichiarazioni di qualche allevatore. Il Parco è in contatto diretto con gli allevatori, i pastori e le loro associazioni: l’ultimo incontro c’è stato lo scorso 10 novembre a Pescasseroli, appena una settimana fa. Davvero incomprensibile conclude Febbo, certe dichiarazioni che suscitano unicamente  allarme ingiustificato e sembrano essere dettate da finalità contrarie alla salvaguardia del  Parco e dell’animale simbolo del Parco stesso». 

MARCELLI: ''PERCHÉ UNA REAZIONE COSÌ SCOMPOSTA DAVANTI AI FATTI ACCADUTI?''

Un orso, in montagna, reagisce nei confronti di un pastore. Attrezzato con petardi, davanti allo scoppio dei quali l’animale normalmente fugge, l’orso invece decide di rivolgersi contro il pastore, costretto a fuggire, difeso dai cani mastini abruzzesi, e rifugiarsi nello stazzo. Questi sono i FATTI accaduti qualche giorno fa sulla montagna di Chiarano, e a raccontarli è chi li ha vissuti.

Ma davanti a questi fatti, invece di informarsi meglio su quanto accaduto, sono fioccate le smentite ed i comunicati stampa. Prima la Forestale, poi il WWF e infine anche il Parco Nazionale hanno “smentito” che quanto raccontato dal pastore, che in montagna c’era, con il suo gregge, fosse vero. Si è arrivati a parlare di “procurato allarme”, a chiedere indagini delle autorità competenti e provvedimenti “a norma di legge”.

Un pastore cerca di difendere il suo gregge, e viene messo sotto accusa. All’allevatore responsabile di quel gregge, di cui tutti hanno il numero di cellulare visto che sulla montagna di Chiarano ci va da decenni con le sue pecore, non è stata fatta nemmeno una telefonata: ma si è subito scritto ai giornali che avrebbe “smentito”. Non è stato smentito nulla, per il semplice motivo che questo è quanto è accaduto, e chi da sempre convive in montagna con i selvatici conosce bene questo tipo di reazioni, reazioni che l’orso ha avuto anche altre volte in passato, come a Scanno dove un pastore provò ad allontanare il plantigrado che si alzò in piedi e lo affrontò, salvandosi sempre grazie ai cani. E’ grave che persone che lavorano solo sull’orso non abbiano questa consapevolezza, ma bisogna distinguere tra ambientalisti di campo e ambientalisti da sofà o meglio da poltrona. Se qualcuno ha la coda di paglia prima o poi si brucia.

Si lanciano bordate ad alzo zero, accusando di mentire, di avere secondi fini, di tirar fuori queste “storie” proprio adesso: ma l’orso non da’ appuntamento, non aspetta le scadenze programmate dai progetti depositati a Bruxelles.

Forse vanno cercati i motivi di una reazione così scomposta. Da tempo l’Associazione Regionale Allevatori Ovicaprini (ARPO) ha richiesto un incontro con il Parco, il Prefetto, la Forestale e le altre istituzioni interessate alla tutela del territorio, per proporre alcune misure di salvaguardia che consentissero una migliore convivenza tra la presenza umana e quella dei grandi carnivori.

Si era manifestata, all’inizio, una certa disponibilità. Poi tutto è rientrato, e le proposte dei pastori transumanti restano chiuse in qualche cassetto, mentre si susseguono le conferenze per illustrare le iniziative prese.

Perché ignorare in questo modo chi sulla montagna vive e lavora? Perché davanti al racconto di un pastore, si scatena un simile pandemonio di tutte le istituzioni, quando le notizie dell’orso che ormai purtroppo ha perso molti dei suoi comportamenti selvatici, tanto da presentarsi a spasso per i paesi e sui pianerottoli delle case, si sono susseguite in tutti questi mesi?

Ma ora a parlare è un pastore, non fa più sembrare l’orso un simpatico animaletto da compagnia che si fa fotografare con i turisti, si torna a parlare dell’orso come predatore, come selvatico, che può avere comportamenti aggressivi: e questo, evidentemente, non va bene, tanto da scatenare la reazione di ben tre diversi enti, tutti concordi nell’accusare di menzogne, stravolgimenti, procurati allarme.

Facciamo un passo indietro e torniamo alla concretezza delle cose alla quale da sempre sono abituati i nostri pastori, vissuti a contatto con la montagna e le sue asperità: ogni cosa va valutata e sfruttata nel modo migliore, le scarse risorse vanno sempre utilizzate al meglio e con parsimonia.

Torniamo al punto centrale: quali sono le strategie migliori per proteggere questo territorio, che non è fatto solo di orsi ma di un sistema complesso in cui la presenza di attività umane tradizionali ha un ruolo FONDAMENTALE, perché senza di esse si svuotano i borghi, si abbandonano i campi, si desertano le montagne, si riduce la biodiversità. Solo uno sforzo comune, che non volti le spalle a chi da sempre sta su queste montagne, accusandolo addirittura di mentire, può portare a qualche risultato.

Non dobbiamo salvare solo il presente, qualche finanziamento o garantire la continuità di apparati: dobbiamo garantire un FUTURO a tutta questa terra, lavorata dalle mani instancabili dell’uomo, garantire che i nostri figli, oltre a sapere che nei boschi vivono ancora il lupo e l’orso, possano trovare qui di che vivere, e continuare a mantenere questo territorio così come ce l’hanno consegnato. Altrimenti, al di là di ogni polemica, avremo fallito: tutti.''


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