Parafarmacie in Abruzzo: la concorrenza che conviene

29 Ottobre 2008   17:12  

Le parafarmacie hanno due anni di vita. Sono state introdotte con il decreto Bersani che ha parzialmente liberalizzato il mercato della vendita al dettaglio dei medicinali. Consentendo l' apertura di oltre 2.500 punti vendita in Italia , e oltre 50 in Abruzzo. In una parafarmacia  è possibile acquistare i cosiddetti "farmaci da banco", ovvero tutti quei prodotti che non hanno bisogno della prescrizione medica. La concorrenza   introdotta in un mercato finora chiuso ha avuto effetti benefici per i consumatori : il prezzo dei farmaci da banco è infatti sceso fino al 20%, ed anche le farmacie tradizionali si sono dovute adeguare abbassando a loro volta i prezzi. 
Le parafarmacie hanno poi  creato migliaia di posti di lavoro dando un opportunità professionale ai tanti farmacisti laureati di fatto esclusi dal mercato. Sono nate anche i piccoli centri e quartieri dove non esistevano farmacie, con grandi vantaggi specie per gli anziani.

Un progetto di legge allo studio del governo, minaccia però le parafarmacie. Essa vuole infatti estendere a tutti gli esercizi commerciali la possibilità di vendere confezioni campione dei farmaci da banco, senza bisogno di personale specializzato, e questo sarebbe un brutto colpo per una realtà in crescita e che ha consentito anche in Abruzzo la nascita di esperienze pilota estremamente interessanti, come ad esempio punti vendita  nati a L'Aquila dall'incontro tra due categorie, gli ottici e farmacisti, che in seguito al decreto Bersani erano entrati in concorrenza. E' la parafarmacia Kairos, dove a buon prezzo e senza lunghe file, si possono acquistare farmaci da banco, ci si può sottoporre a controlli medici, ma anche misurare la vista e acquistare lenti ed occhiali.

FT

Dal quotidiano La Repubblica del 16 settembre

PARAFARMACIE, A RISCHIO SCONTI E OCCUPAZIONE

Non hanno neanche due anni di vita e già rischiano di scomparire. Sono le parafarmacie, esercizi sempre più familiari per gli italiani, creati grazie al decreto Bersani, che ha parzialmente liberalizzato il mercato della vendita al dettaglio dei medicinali. Il decreto ha, infatti, permesso l' apertura di oltre 2.500 punti vendita in cui è possibile acquistare i cosiddetti "farmaci da banco", ovvero tutti quei prodotti che non hanno bisogno della prescrizione medica. Un' opportunità colta al volo da quasi 5.000 farmacisti italiani che, non disponendo dei 2-3 milioni di euro che ci vogliono, in media, per acquistare una farmacia, hanno così potuto aprire un' attività in proprio, con effetti tangibili per gli italiani. Le parafarmacie, infatti, hanno praticato sconti che vanno dall' 11,4% al 20,9% (dati Altroconsumo), spingendo così anche le farmacie tradizionali ad abbassare i prezzi di quasi il 4%.
Questo scenario potrebbe, però, cambiare presto e in maniera drammatica. In Parlamento, infatti, è in discussione un ddl a firma dei parlamentari della maggioranza Maurizio Gasparri e Antonio Tomassini, provvedimento che - a detta dello stesso Bersani - «cancellerà le parafarmacie, mettendo a rischio quasi 5.000 posti di lavoro e la possibilità di far risparmiare gli italiani». La legge, infatti, aprirebbe a tutti gli esercizi commerciali la possibilità di vendere confezioni starter dei farmaci da banco, al cui interno sarebbero presenti dalle due alle quattro compresse del prodotto. Un progetto che toglierebbe dunque l' obbligo della presenza del farmacista, mettendo come unica condizione per la vendita dei farmaci da banco l' esistenza di un reparto dedicato. Per il Presidente dell' Associazione Nazionale Parafarmacie Italiane (Anpi), Pietro Marino, una simile decisione «metterebbe a repentaglio la salute dei cittadini, visti i rischi associati agli abusi di farmaci». La Federfarma, per bocca della sua presidentessa, Annarosa Racca, è più possibilista: «Qualsiasi soluzione che abbia al centro la salute del cittadino è benvenuta. La legge va esaminata con cautela, ma potrebbe trattarsi di un' opportunità in più». Per Federfarma, il vero nodo è tutelare le farmacie dei paesini più piccoli, le cosiddette "farmacie rurali", che potrebbero soffrire la concorrenza dovuta alla Gasparri-Tomassini. La cauta apertura di Federfarma è, però, criticata dall' Anpi che sottolinea come l' apertura alla concorrenza dovrebbe riguardare l' intero mercato dei farmaci e non solo quei prodotti che sono venduti nelle parafarmacie. Una possibilità che era presente all' interno di due disegni di legge distinti presentati dai parlamentari dell' opposizione Lannutti e Zamparutti e che prevedevano, sostanzialmente, la trasformazione delle parafarmacie in farmacie non convenzionate col sistema sanitario nazionale. Queste iniziative sono, però, ferme in Parlamento, mentre sul ddl di Gasparri e Tomassini, presentato solo l' 1 luglio 2008, sembra esserci stata un' accelerazione della maggioranza. Sul futuro delle farmacie e delle parafarmacie decideranno i tavoli convocati già da ieri dal Ministero del Lavoro che, da questa legislatura, si occupa anche di Sanità. Un tavolo a cui, per ora, non sono stati invitati i parafarmacisti che, invece, chiedono a gran voce di essere ascoltati. I rischi, infatti, sono soprattutto per le piccole parafarmacie di vicinato che costituiscono oltre l' 80% delle parafarmacie d' Italia.
«Le Coop reggeranno - continua Pietro Marino - mentre noi, che abbiamo investito fino a 200.000 euro per aprire questi esercizi, rischiamo di restare tagliati fuori sia dal mercato dei farmaci da banco, sia da quello dei farmaci con prescrizione». Liberalizzazioni sì, insomma, ma non a due velocità. 2.500 Le parafarmacie Sono 2.559 con un' occupazione stimata di circa 4.400 addetti 17.000 le farmacie Le farmacie italiane sono poco più di 17.000, in media una ogni 3.300 abitanti 

FERDINANDO GIUGLIANO 

 


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