Patrimonio culturale e sviluppo economico: lettera aperta al governatore Gianni Chiodi

27 Giugno 2011   15:38  

Riceviamo e pubblichiamo da Giovanni Lattanzi:

'' Caro Presidente, all’indomani della sua riapertura, riflettevo su San Clemente a Casauria: monumento straordinario dimenticato da tutti fino a prima del sisma, ferito e poi restaurato, finito sotto i riflettori per un giorno, ma destinato a essere dimenticato di nuovo dal giorno successivo.

Noi lo ignoriamo, eppure all’estero si sono impegnati per restaurarlo; qui in Abruzzo quel monumento vive una vita solitaria, con pochi visitatori coraggiosi che lo vanno a cercare, se fosse all’estero – ad esempio in Francia – ne avrebbero fatto un luogo di richiamo turistico cambiando la vita al paese.

E questo vale per ogni singolo tesoro d’arte abruzzese. Io li conosco tutti e purtroppo non ne posso citare uno che sia davvero valorizzato come potrebbe. La triste verità è che noi abbiamo in casa un immenso tesoro d’arte, di storia, di monumenti, di paesaggi naturali, ma lo ignoriamo, sottovalutiamo, spesso sviliamo e volte feriamo.

Oggi più che mai sono convinto che la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico (ma anche di quel contesto naturale e paesaggistico che lo custodisce) dell’Abruzzo rappresenti una delle strade maestre sulle quali giocare il nostro futuro economico – a breve, medio e lungo termine. Di questo immenso patrimonio diffuso, che rende la nostra regione un vero museo all’aperto, noi stessi non siamo affatto coscienti.

La popolazione, gli amministratori, la politica non lo conoscono, non ne capiscono il valore, ma soprattutto ne ignorano le potenzialità, la spendibilità in termini di crescita economica per creare un flusso turistico. Lo si conosce solo a livello di micro territori, per la vicinanza affettiva sviluppata nei secoli con la propria chiesa, con il paese, con quello che si trova da sempre nel proprio campo visivo, ma non se ne ha una consapevolezza globale. Nessuno fino a oggi ha realmente pensato di elevarlo a risorsa, perché non lo riconosce come tale. È proprio un problema “culturale”.

Mi spiego: tutti sanno che una industria, una cava, un intervento edilizio, un centro commerciale creano economia, posti di lavoro, denaro, sviluppo, e tutti puntano su questo. Nessuno riesce invece a capire che anche una chiesa antica, un borgo ben curato, un paesaggio conservato, un dipinto, un castello possono diventare “industrie” e ricchezza. Serve una svolta culturale, un lavoro di “elevazione” della visione della popolazione e della politica per svelare a tutti il ruolo che il patrimonio storico-artistico può avere nell’economia del territorio.

Le Marche hanno deciso di puntarvi in maniera forte e decisa. Perché non potremo fare anche noi questa scelta? Si potrebbe iniziare da L’Aquila, dando un segnale forte che faccia crescere e radicare nella popolazione l’idea che il patrimonio storico, artistico, naturale è una risorsa eccellente, che va curata, conservata, promossa e che può diventare una vera miniera d’oro, inesauribile e rinnovabile. Iniziando subito da quel che è rimasto in piedi.

Da L’Aquila, ponendolo come obiettivo per la rinascita dopo la ricostruzione, al resto d’Abruzzo, svelandolo per quello che è: una risorsa ecologica e inesauribile, sfruttabile sin da subito. Fino a oggi questo non lo ha fatto nessuno. Può farlo solo una persona di grande spessore umano e di alta levatura morale e civile. Ecco perché penso a te e ti scrivo questo appunto.

Oltre a restare nella storia di questa regione come il “risanatore”, perché non potresti farlo anche in questo ruolo? Come il politico illuminato rinnovatore che finalmente ha aperto gli occhi all’Abruzzo, alla sua gente, ai suoi amministratori, rivelandogli quale ricchezza hanno in casa, quale potenziale hanno ignorato fino ad oggi; sdoganando finalmente la tutela e la valorizzazione del “Museo Abruzzo” come una delle risorse economiche primarie su cui puntare per i prossimi anni, iniziando proprio dal porlo come uno dei cardini per la rinascita delle terre aquilane.

Mesi addietro avevo sottoposto alla tua segreteria un progetto per creare un gruppo di lavoro che censisse e “strutturasse” il patrimonio storico, artistico, monumentale e ambientale abruzzese in maniera da creare (sarebbe la prima volta nella nostra storia e forse anche livello italiano) un vero e proprio piano strategico, ancorato a una visione globale e non campanilistica-territoriale, in grado di valorizzare al meglio questo tesoro. La spesa sarebbe irrisoria e basterebbero due anni di lavoro per creare uno strumento straordinario di consulenza e riferimento per le amministrazioni, ma soprattutto per lanciare un segnale di risveglio culturale alla gente.

Mi fu detto che avevi visionato il progetto e lo avevi trovato interessante. Ecco, quello sarebbe un segnale bello e forte. Non si tratta di fare interventi e destinare risorse, almeno in questa fase; basterebbe, e non sarebbe poco, iniziare a far circolare una idea: abbiamo una ricchezza inesauribile e inesplorata, e dobbiamo iniziare a sfruttarla. Ovviamente, so che nell’immediato il Governo regionale da te presieduto ha da affrontare una mole di impegni e problemi di portata “monumentale” (anche se di natura ben diversa da quelli dell’arte), però vorrei spendere la mia credibilità per sollecitare, ora più che mai, un tuo impegno in questo senso. Questo sarebbe veramente il momento giusto.

A presto e buon lavoro

Giovanni Lattanzi direttore responsabile di inAbruzzo.it


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