La Grecia vuole accelerare i negoziati per arrivare all'accordo sulla lista di riforme da presentare all'Eurogruppo, in modo da sbloccare l'ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi da parte dei creditori. La richiesta è stata formulata dal primo ministro greco, Alexis Tsipras, alla cancelliera tedesca Angela Merkel nel corso dell'incontro bilaterale a margine del vertice Ue a Bruxelles. Un incontro breve, il primo dopo la visita di Tsipras a Berlino il 23 marzo scorso, ma che, secondo una fonte del governo greco, si è tenuto "in un'atmosfera positiva e costruttiva".
Il confronto a due è caduto alla vigilia della riunione di Riga dei ministri dell'Economia dell'Eurogruppo, il cui presidente, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, ha affermato di "continuare a credere che riusciremo" a raggiungere un accordo sulle riforme che Atene deve varare.
Anche se nessuno attende una svolta decisiva dall'incontro di Riga, è evidente che Atene ha sempre più fretta perché lo spettro di un default incombe anche se, spiega Manos Giakoumis, capo analista economico del sito greco MacroPolis, "nessuna delle parti ha alcun interesse o intenzione di non raggiungere un accordo", perché il fallimento di un Paese dell'area euro è un'incognita che "rischierebbe di sfuggire di mano".
La strada resta comunque "difficile", sottolinea Giakoumis, anche se il decreto d'urgenza del governo greco di pochi giorni fa (che obbliga tutte le entità statali, inclusi i fondi pensione, a spostare i contanti detenuti in un conto della Banca di Grecia) dovrebbe aver permesso di trasferire fino a 2,5 miliardi di euro, "sufficienti per ripagare le scadenze di maggio".
Anche Janis Emmanouilidis, direttore delle analisi del think tank Epc, lo European Policy Centre spiega di "non aspettarsi un risultato a Riga e neanche entro la fine del mese. Potrebbe esserci un'intesa alla riunione dell'11 maggio, ma anche quella sarebbe temporanea”. In realtà, aggiunge, la lista delle riforme “sarà legata alle trattative su un nuovo programma di sostegno finanziario, il terzo, per la fine di quest'anno e per il prossimo”.
L'economista sottolinea però i problemi per Tsipras legati all'atteggiamento dell'ala più dura di Syriza. "Tsipras finora ha cercato di evitare lo scontro con le frange più a sinistra del partito. Ma quello scontro arriverà, ci stiamo avvicinando, l'ansia nel Paese aumenta e il sostegno al partito di governo sta calando, mentre aumenta il consenso di chi vuole rimanere nell'euro". Insomma, osserva, "il momento della verità si sta avvicinando".
Da Bruxelles Cinzia Alcidi, che guida l'unità di ricerca sulla politica economica del Ceps, il Centre for European Policy Studies, lancia comunque un messaggio di pacato ottimismo, sottolineando che dal punto di vista macroeconomico la situazione della Grecia è "cambiata moltissimo rispetto al 2010 o al 2012". "Se si guardano i fondamentali dell'economia greca, non si vede una crescita impressionante", ma gli squilibri, a cominciare dal deficit, sono stati "sanati e le condizioni sono cambiate drasticamente. Ci sono quindi i presupposti per far ripartire il Paese".
Peraltro, in caso di default greco, sul lungo termine l'attenzione degli investitori si sposterebbe sull'area euro e sulla sua capacità di tenuta, con l'effetto di far volare il rendimento dei titoli di Stato dei Paesi periferici. A risentirne sarebbe infine anche l'Fmi, che dovebbe rinunciare ai prestiti erogati. Ci sono quindi tutte le ragioni, conclude Alcidi, per convincere Atene e Bruxelles che un default "non ha veramente senso".