Pd verso il divorzio da Di Pietro

15 Dicembre 2008   21:54  

La sconfitta era messa nel conto così come il fatto che il Pd sarebbe stato punito dopo la vicenda Del Turco. Ma le percentuali, anche se non definitive, sui voti ottenuti dai democratici in Abruzzo, sotto l'asticella prevista, e sul successo, pur immaginato di Di Pietro, bruciano e aprono nel Pd un dibattito sul tipo di opposizione e sull'efficacia dell'alleanza con Di Pietro che sfocerà nel chiarimento di venerdì in direzione. Appuntamento che l'ex pm non aspetta per individuare le responsabilità della sconfitta nei partiti "che non sono né carne né pesce, che dicono 'ma anche' e che non si decidono vengono puniti". Walter Veltroni era il primo a non credere che la rimonta in Abruzzo fosse possibile e che, con un partito alle prese con la questione morale, gli abruzzesi avrebbero fatto sconti dopo il terremoto di luglio. Ed è il primo oggi, davanti alle cifre "impressionanti" dell'astensionismo, a non nascondere il "malessere" emerso verso il Pd: "Noi dobbiamo saper fare di più per la moralizzazione della vita pubblica. Io preferisco pagare un prezzo elettorale subito che compromettere la costruzione di un partito riformista necessario al Paese". Ma la questione morale non è il conto principale che i critici interni si preparano a presentare alla direzione di venerdì, tema sul quale anzi nei giorni scorsi Veltroni e D'Alema si sono compattati dopo settimane di silenzio. In discussione sarà in primo luogo il profilo del Pd e la validità della sua opposizione visto che, come evidenzia Nicola Latorre, "Di Pietro sta erodendo elettorato più a noi che ai nostri avversari". Un punto sul quale il leader del Pd difficilmente sarà disposto a fare mea culpa, convinto invece della necessità di accentuare la piattaforma innovatrice e riformista dei democratici. "Va bene il dibattito - avverte Veltroni in vista della conta di venerdì - ma certe volte la mia sensazione è quella della tela di Penelope. Non può accadere che i dirigenti del centrosinistra appaiano impegnati nelle 'Baruffe chiozzotte': serve un segnale di unità e coesione". L'altro tema, sul quale da tempo i dalemiani sono critici, è l'alleanza con Di Pietro. Intesa sulla quale oggi aprono una riflessione proprio dirigenti del partito come Giuseppe Fioroni e Paolo Fontanelli, impegnati a ridimensionare il successo dell'ex pm. "Il Pd in Abruzzo - è la lettura di Fioroni - è sopra il 20%, è il primo partito della coalizione. L'unico rammarico è che se ci fosse stato l'accordo con l'Udc avremmo vinto". Alleanza da sempre privilegiata da Marco Follini che dall'Abruzzo ricava due moniti, l'astensionismo e "il costo politico dell'alleanza con Di Pietro", sulla quale bisognerà riflettere "molto attentamente". D'altro canto, a scrutinio non ancora concluso, l'aria che tira tra il Pd e Di Pietro sembra tornata ai toni da prima della tregua da campagna elettorale. "Noi abbiamo rilanciato la questione morale e in Abruzzo abbiamo quintuplicato il nostro risultato", esulta il leader Idv, che accusa il Pd di "ambiguita" sulla moralità e di essere "né carne né pesce". Baldanza che dal Pd ridimensionano subito: "Costantini ha preso meno voti dei partiti che lo sostengono, avvantaggiando l'Idv ma non l'intera coalizione e anche questo sarà oggetto di riflessione sul futuro", assicurano il responsabile Enti Locali Paolo Fontanelli ed il portavoce Andrea Orlando

 


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