Se il prezzo del pane e' aumentato tanto negli ultimi mesi e' a causa delle maggiori spese che i panificatori devono sostenere per farina, energia e costi di produzione. E' quanto emerge da una ricerca condotta dall'Associazione Panificatori di Confesercenti Abruzzo in collaborazione con il centro studi dell'associazione, presentata stamani in conferenza stampa. Il prezzo del pane comune di grano tenero - dicono le tabelle della Confesercenti - e' passato da 2,10 euro al chilo del 2006 a 2,50 euro al chilo del 2008, ma nello stesso periodo il prezzo della farina di grano tenero 00 (al quintale) e' salito da 24 a 43,50 euro (passando per i 47 euro del 2007), e ora sta continuando a salire. Altri aumenti hanno riguardato energia e oneri contrattuali (piu' 15 per cento dal 2006 al 2008), latte, strutto e grassi (piu' 30 per cento) e trasporti (piu' 15 per cento). Rispetto a questi dati, fa notare la Confesercenti, 'il prezzo del pane non ha subito aumenti proporzionali a quelli della produzione'. Vincenzo Ruccolo, presidente regionale dell'Associazione Panificatori di Confesercenti, ha commentato la ricerca osservando che 'noi lavoriamo farina e non grano. I cartelli, se esistono, vanno cercati altrove. Noi abbiamo calmierato i prezzi per tutelare il consumatore, che e' sempre stato e resta la nostra unica ricchezza. Il panificatore italiano gestisce un'azienda familiare, lavora di notte e guadagna onestamente su quello che produce senza sussidi statali, agevolazioni fiscali o altri aiuti di Stato'. Difendendo i panificatori abruzzesi, il segretario regionale di Confesercenti, Enzo Giammarino, ha detto che 'la saggezza della categoria ha evitato aumenti vertiginosi dei prezzi, e questo perche' le piccole e medie imprese conoscono il valore del rapporto di fiducia con il consumatore'. Giammarino ha anche rilanciato l'idea del farmer market, per 'far risparmiare le famiglie e rivitalizzare i centri urbani', ed ha parlato della 'necessita' di un'alleanza fra la piccola e media distribuzione, i produttori e i consumatori per ridare fiato all'economia e mettere ordine nel mercato dell'alimentare, che si configura sempre di piu' come un grande monopolio in mani straniere'