Pil regionale in recessione: peggio del previsto

27 Marzo 2012   20:42  

Altro che fine della crisi: nel 2011, il Prodotto interno lordo abruzzese ha subito una flessione dello 0,2% rispetto all’anno precedente, mentre la media nazionale è cresciuta nello stesso periodo dello 0,3%: una condizione che segnale come il vento della recessione soffi più forte sull’Abruzzo che sul resto del Paese. A rilevarlo è il Centro studi regionale della Cna, secondo cui l’andamento pur positivo dell’export, che sale al terzo posto tra le regioni italiane per incremento, non ha salvato l’economia abruzzese, che deve fare i conti con la debolezza strutturale di tutti gli altri comparti dell’economia. «Una fotografia dello stato di salute del nostro sistema produttivo – ammonisce il presidente regionale della Cna, Italo Lupo – che dovrebbe indurre politica e istituzioni ad assumere atteggiamenti più prudenti, mentre al contrario fioccano valutazioni ottimistiche non sempre giustificate. L’andamento negativo del Pil abruzzese nel 2011, dunque, certifica in modo inequivocabile lo stato di recessione della nostra economia, e chiude nel peggiore dei modi l’andamento di un decennio (2000-2011), in cui a fronte di una crescita media nazionale del 3% del Prodotto interno lordo, l’Abruzzo ha fatto segnare una caduta dell’1,9%. Insomma, in questo arco di tempo lo spread tra la nostra regione e l’Italia è stato addirittura di 4,9 punti, con un confronto negativo perfino con la media del Mezzogiorno (1,9 punti)». A detta del responsabile della struttura di ricerca della Cna, Aldo Ronci, la verità è che le gambe del nostro sistema produttivo sono ancora troppo gracili, e a dimostrarlo c’è proprio l’andamento delle esportazioni: a tirare è il solo settore dell’automotive, mentre il resto arranca a fatica. A fronte di un incremento complessivo dell’export made in Abruzzo, nel 2011, di 929 milioni di euro rispetto all’anno precedente – spiega – la crescita del settore dei trasporti è stata di 566 milioni (22,9% contro una media nazionale del 5,5%). Mentre è stata di 323 milioni per gli altri prodotti, con una crescita del 9,4% contro il 12,1% nazionale. Insomma, prosegue, l’automotive vola, con un incremento quadruplo del valore italiano, ma occorre ricordare che le multinazionali localizzate in Val di Sangro rappresentano meno del 7% del valore aggiunto abruzzese. Al contrario, tutti gli altri prodotti mettono assieme una performance inferiore del 22% rispetto alla media nazionale. E questo perchè il grosso dell’economia abruzzese, costituito da imprese manifatturiere e agricole di ridotte dimensioni, ha un tasso di crescita dell’export troppo basso, e non riesce a innescare lo sviluppo della nostra regione.


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