Processo Grandi Rischi: le repliche dei pm Picuti e D'Avolio

E' iniziata l'ultima udienza del Processo alla Commissione Grandi Rischi, e oggi si arriva alla sentenza. Assenti tre degli imputati: Enzo Boschi, Franco Barbari, Gian Michele Calvi.

E' la pm Roberta D'Avolio a parlare per prima per alcune repliche.

“Un atteggiamento di silenzio da parte nostra potrebbe essere considerato un atto di superbia o di acquiescenza rispetto a quanto detto. Le dichiarazioni dei testimoni, parenti e amici delle vittime, secondo la difesa sono indirette, “de relato”. Seconda la definizione classica la testimonianza indiretta è di chi narra ciò che altri gli hanno narrato di aver veduto o sentito.

Pertanto le testimonianze qui rilasciate sono dirette: “hanno riferito ciò che hanno visto direttamente nei comportamenti dei loro cari”.

“Una testimonianza de relato esiste -continua la D'Avolio- quando le vittime raccontano ciò che hanno visto o sentito dalla tv, letto da giornali, ma è testimonianza de relato solo se la vittima ha appreso notizie mentre era da sola.

Solo in questo caso si potrebbe far rientrare la testimonianza come de relato. Ma questa testimonianza indiretta è ammissibile quando non sia possibile ascoltare il teste diretto. La testimonianza indiretta tuttavia non è inaffidabile, va “sterilizzata a livello cognitivo”.

Si pone in contraddizione con il principio del contraddittorio,ma quando le parti accettino di non ascoltare le fonti dirette, o quando i testimoni diretti sono deceduti, la testimonianza diretta è ammissibile.”

Prende poi la parola il Pm Fabio Picuti e parla in risposta, tra gli altri, all'avvocato Stefano:

“All'avvocato Stefano, oggetto di qualche attacco dalla stampa locale, attacchi immeritati. Rimprovera a me il sarcasmo e l'ironia nei confronti di Barberi, se questa è stata l'impressione mi scuso con Barberi (oggi assente).

Io dissi che non ci fu attività ricognitiva a L'Aquila, perché arrivati a L'Aquila non andarono da nessuna parte.

Non è sarcasmo, la parola “ricognizione” è retta dall'avverbio 'dove' e dal verbo 'Andare'. Non è rilevante – secondo Picuti - l'argomento quando si effettua una ricognizione, l'argomento è rilevante nelle riunioni.”

Poi il pm Picuti parla dell'argomento del rischio.

Picuti parla in merito all'arringa scritta dell'avvocato Dinacci, a pg 8 'come affermato del professor Gasparini, rischio e terremoto non possono essere separati.' Le medesime affermazioni affermate anche dagli altri difensori.” “Se è così -dice Picuti - neghiamo la nostra logica di pensiero. Posso dire che 'il rischio di temporale coincide con il temporale?'.

Il rischio è categoria logica distinta dall'evento. Il legislatore nella legge 225 1992 specifica che l'analisi del rischio dovrà essere verificata in relazione alla previsione e alla prevenzione. Ma sono gli imputati stessi a dirci cosa è il rischio.

Nel rapporto Barberi,nella parte generale, c'è scritto cosa è il rischio sismico:lì è scritto che R (rischio) è rapporto di tre fattori, pericolosità, vulnerabilità ed esposizione. La nostra requisitoria di 500 pg si basano sulle tesi scientifiche degli imputati.”

“Tutto il diritto penale moderno – continua Picuti- si fondano su un concetto nuovo 'l'analisi del rischio', ce lo dice la Cassazione sulla tragedia di Sarno, dove l'analisi del rischio (legge 225 1992) diventa centrale.

La parola chiave non è rischio, prevedibilità, la parola chiave è analisi.

All'analisi del rischio sismico si procede secondo quello che insegnano gli imputati, analizzando fattori pericolosità, vulnerabiltà, esposizione se analizzati con cura sarà corretta analisi del rischio. I difensori con le loro argomentazione propongono un mondo.”

“L'oggetto del processo - continua il Pm- è semplice e conoscibile, perciò questo processo è un paradigma dei processi moderni, di quella società moderna definita società del rischio. La strada è quella dell'analisi. Poi continua: “Qualcuno nel mondo ha portato avanti un processo come il nostro? Me lo sono chiesto. Ho cercato, e ho trovato che dopo l'attentato alle Torri Gemelle si sono dimessi il direttore e vice direttore della Cia, per la mancata analisi del rischio terrorismo.

Quindi il ragionamento sull'analisi del rischio l'ho inventato io in una notte di luna piena è comune in tutto il mondo? Poi l'analisi del rischio è stata fatta dalla Commissione bilaterale del Governo degli Stati Uniti dopo l'urgano Katrina. La Commissione realizzò un rapporto del difetto di analisi del rischio.

Michael Brown si dimise per difetto di analisi del rischio. Nel rapporto c'è scritto “monumentale negligenza – se avessi scoperto l'aggettivo l'avrei usato nel mio capo d'imputazione – se l'11 settembre fosse stato un difetto d'immaginazione, Katrina è stato fallimento di iniziativa, un fallimento di leadership.”

Il Pm Picuti risponde punto punto alle argomentazione degli avvocati e sottolinea “il Pm non crea illusioni e non fa architetture giuridiche, è il traduttore della denuncia.

Al pm si chiede se i fatti del reale hanno rilievo penale, e poi lo proponiamo al giudice con il contributo delle difese.

Giudice non entri in camera di consiglio con il falso presupposto che i Pm hanno creato un'illusione e l'hanno proposta alle vittime.

Guido Fioravanti venne da me e disse: 'Mio padre è morto per colpa dello Stato', mio padre non sarebbe stato in quella casa se non ci fosse stata la Commissione Grandi Rischi.

Non sono le persone offese che credono nel Pm, sono stato io Pubblico Ministero che ho creduto alla ricostruzione dei fatti, è stata la Pm D'Avolio, è stato il Procuratore Alfredo Rossini., L'auspicio è che come ci abbiamo creduto noi, nella camera di Consiglio voglia crederci anche lei.”