Processo morte Morosini, ascoltata il Vice questore Di Giulio, in campo c'erano 3 defibrillatori

08 Febbraio 2016   13:26  

La testimonianza della dirigente della digos di Pescara e vice questore aggiunto, Leila Di Giulio, ha caratterizzato l'udienza davanti al Tribunale monocratico, presieduto dal giudice Laura D'Arcangelo, sulla morte del giocatore Piermario Morosini, avvenuta il 14 aprile 2012 allo stadio "Adriatico - Cornacchia" a seguito di un malore avuto durante l'incontro di calcio Pescara - Livorno.

Nella vicenda sono imputati il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini, il medico del Pescara Ernesto Sabatini, e il medico del 118 in servizio quel giorno allo stadio, Vito Molfese.

I tre sono accusati di omicidio colposo. Il Livorno era stato citato in giudizio come responsabile civile insieme al Pescara e alla Asl di Pescara, ma e' stato estromesso dal processo nel corso della precedente udienza in quanto la societa' toscana non aveva avuto modo di partecipare all'incidente probatorio.

Nel mirino dell'accusa il mancato uso del defibrillatore. Il vice questore in aula ha ricostruito l'accaduto sulla base dei filmati acquisiti.

"Morosini - ha detto Di Giulio - si accascia a terra dopo 29 minuti e 42 secondi di gioco.

Dopo venti secondi sono entrati in campo il medico del Livorno Porcellini e quello del Pescara Sabatini e subito dopo anche un operatore della Croce Rossa con la barella, che poi e' tornato subito verso la sua postazione per prendere la valigetta gialla contenente il defibrillatore".

"In campo - ha aggiunto - c'erano due defibrillatori gestiti da Croce Rossa e Misericordia. Un altro defibrillatore era a bordo dell'ambulanza sopraggiunta in seguito".

La dirigente della digos ha detto che, dopo circa un minuto dalla caduta di Morosini, Porcellini "ha iniziato le manovre sul corpo del giocatore ed effettuato un massaggio cardiaco. Mentre dopo due minuti e 40 secondi e' arrivata in campo l'ambulanza".

Il vice questore, rispondendo alle domande del pm, ha aggiunto: "l'ingresso del mezzo di soccorso, con a bordo il medico del 118 Molfese, e' stato ritardato dalla presenza di una vettura della polizia municipale, che ostruiva l'accesso.

Nel frattempo alcuni calciatori hanno portato in campo una barella sulla quale era stato adagiato Morosini. E una volta che e' arrivata l'ambulanza in campo si sono persi altri tre minuti, in quanto i giocatori avevano prelevato la barella da un altro mezzo e la stessa non si agganciava all'interno dell'ambulanza sopraggiunta in campo".

Da parte sua il difensore di Molfese, l'avvocato Alberto Lorenzi, ha chiesto alla testimone delucidazioni sulla convenzione stipulata tra Pescara calcio e 118 relativamente al servizio da svolgere.

" In quel momento - ha detto Di Giulio - non era formalmente attiva. Naturalmente, di fatto, i servizi c'erano".

Nel corso dell'udienza e' stata acquisita agli atti la telefonata di un operatore della Misericordia effettuata durante una trasmissione sportiva andata in onda sull'emittente televisiva regionale Rete8.

Nel corso della telefonata l'operatore ha fornito la sua versione dei fatti.

Oggi era prevista l'audizione anche di altri quatto testimoni indicati dall'accusa, rappresentata dal pm Gennaro Varone, ma, a causa della mancata notifica, saranno ascoltati nel corso della prossima udienza fissata per il prossimo 2 maggio, alle 9.

In totale sono stati indicati decine di testimoni. Il Tribunale, che punta a concludere la fase istruttoria entro l'estate, ha anche fissato il calendario delle udienze.

Dopo il 2 maggio si torna in aula il 18,19,20 e 22 luglio.


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